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lavori di stagno, o d’argento se sieno assai ricche. Usano anche pettine ricamate, o adorne di vetro infilato, e di conchiglie: ma non conoscono gl’imbusti, nè alle pettine mettono ferri od ossa di Balena. Una larga cintola tessuta di lana colorita, o marchettata di stagno sul cuojo attraversa quella veste e gonnella, che lungo gli orli è talvolta anch’essa fregiata di conchiglie, cui dal color modro, o turchino, che vi predomina, chiamano Modrina. La sopravvesta di rascia come la gonnella arriva loro sino alla metà della gamba, è listata lungo gli orli di scarlatto, e chiamasi Sadak. In tempo di state depongono la Modrina, e portano il Sadak solo senza maniche, sopra d’una gonnella, o camiciotto bianco. Le calzette d’una fanciulla sono sempre rosse; le sue scarpe simili a quelle degli uomini chiamansi Opanke; ànno la suola di cuojo crudo di bue, la parte superiore di cordicelle annodate, che son fatte di cuojo di montone; queste chiamano Opùte; e girandole attorno le si stringono al disopra de’ malleoli ad uso di coturno antico. Per quanto ricche sieno le loro famiglie, non si permette alle fanciulle di portare altra spezie di scarpe. Quando vanno a marito, possono deporre le Opanke, e prendere le Papuzze alla Turca. Le treccie delle fanciulle stanno nascose sotto la berretta; le Spose se le lasciano cadere sul petto, e talvolta le annodano sotto la gola; v’attaccano poi sempre, e v’intrecciano medaglie, vetri, o monete forate all’usanza Tartara, e Americana. Una giovane, che si fosse guadagnato concetto di poco buon costume, arrischierebbe di vedersi strappare pubblicamente nella Chiesa la berretta rossa dal Curato, e d’aver poi i capelli recisi da qualche suo parente in segno d’infamia. Quindi è, che se alcuna di esse à commesso qualche fallo amoroso depone da per se stessa le insegne verginali, e cerca di cangiar paese.