Versi editi ed inediti di Giuseppe Giusti/Istruzioni a un Emissario
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Alli Spettri del 4 Settembre 1847 | Consiglio a un Consigliere | ► |
ISTRUZIONI A UN EMISSARIO.
Anderete in Italia: ecco qui pronte
Le lettere di cambio e il passaporto.
Viaggerete chiamandovi Conte,
E come andato per vostro diporto.
Là, fate il pazzo, fate il Rodomonte,
L’ozioso, il giocatore, il cascamorto;
E godete e scialate allegramente,
Chè son cose che fermano la gente.
Quando vedrete (e accaderà di certo)
Calare i filunguelli al paretaio,
Fate razza; parlate a cuore aperto;
Mostratevi con tutti ardito e gaio,
Dite che il Norde è un carcere, un deserto,
Un vero domicilio del Gennaio,
Paragonato al giardino del mondo,
Bello, ubertoso, libero e giocondo.
Questa parola libero, buttata
Là nel discorso come per ripieno,
Guardate qua e là nella brigata
Se vi dà ansa dì pigliar terreno.
Se casca, e voi battete in ritirata,
Seguitando a parlar del più e del meno;
Se, viceversa, v’è chi la raccatta,
Andate franco, chè la strada è fatta.
Franco ma destro. A primo non è bene
Buttarsi a nuoto come fa taluno,
Che quando ha dato il tuffo e’ non si tiene,
E tanto annaspa che lo scopre ognuno.
Prender la lepre col carro conviene,
Girar largo, non essere importuno,
Tastare e lavorar di reticenza,
Con quel giudizio che pare imprudenza.
Far la vittima no, non vi consiglio,
Perchè il ripiego è noto alla giornata;
Da sedici anni in qua, codesto appiglio
Tanta gente in quei luoghi ha bindolata,
Che si conosce di lontano un miglio
La piaga vera e la falsificata.
Anzi vantate, e fatevene bello,
Che nessuno v’ha mai torto un capello.
Fatto che vi sarete un bravo letto
Nell’animo di molti, e decantato
Vi sentirete per un uomo schietto,
E dei fatti di qua bene informato,
Dite corna di me, ve lo permetto,
Dite che dormo, che sono invecchiato;
Inventatene pur, se ve ne manca,
Chè, come dico, vi do carta bianca.
Del ministro di là dite lo stesso
Ne’ Caffè, ne’ Teatri, in ogni crocchio;
Anzi, a questo proposito, v’ho messo
Sul passaporto un certo scarabocchio,
Ghe vuol dire, inter nos, ordine espresso
Di lasciar fare e di chiudere un occhio.
Andiamo: ora che siete in alto mare,
Ecco la strada che vi resta a fare.
Fatevi centro della parte calda
Che campa di sussurri e di gazzette,
E sia roba in giacchetta o roba in falda,
Delira sempre e mai capisce un ette.
Agevolmente a questa si riscalda
Con nulla il capo, e quando uno la mette
Nel caso di raspare in tempi torbi,
Arruffa tutto, e fa cose da orbi.
Compiangete il paese; screditate
Quell’andamento, quel moto uniforme;
Deridete le zucche moderate,
Come gente che ciondola e che dorme;
Censurate il Governo; predicate
Che la pace, le leggi, le riforme,
Son bagattelle per chetar gli sciocchi,
E per dar della polvere negli occhi.
Soprattutto attizzate i malcontenti
Sul ministrume della nuova scuola,
Che sopprime i vocaboli stridenti,
E vuol la cosa senza la parola.
Quello è un boccone che m’allega i denti,
E che mi pianta un osso per la gola,
Mentre per me sarebbe appetitosa,
Colla parola intorbidar la cosa.
Spargete delle idee repubblicane;
Dite che i ricchi e tutti i ben provvisti
Fan tutt’uno del popolo e del cane,
E son tutti briganti e sanfedisti:
Che la questione significa pane,
Che chi l’intende sono i comunisti,
E che il nemico della legge agraria
Condanna i quattro quinti a campar d’aria.
Quando vedrete a tiro la burrasca,
E che il vento voltandosi alla peggio,
La repubblica santa della tasca
Cominci a brontolare e a far mareggio,
Dategli fune, e fatemi che nasca
Una sommossa, un tumulto, un saccheggio;
Tanto che i re di là, messi alle strette,
Chieggano qua congressi o baionette.
Se v’occorre di spendere, spendete,
Chè i quattrini non guastano: vi sono
Birri in riposo, spie se ne volete,
Sfaccendati, spiantati..... è tutto buono.
Se vi dà di chiapparmeli alla rete,
Di far tantino traballare un trono,
Spendetemi tesori, e son contento,
Chè gli avrò messi al secento per cento.
Ohè, nel dubbio che qualcun vi scopra,
Avvisatene me: tutto ad un tratto
Vi scoppia addosso un fulmine di sopra,
E doventate martire nell’atto:
Ecco il ministro a fare un sottosopra,
Ecco il Governo che vi dà lo sfratto:
E così la frittata si rivolta,
E siete buono per un’altra volta.
Per non dar luogo all’uffizio postale
Di sospettar tra noi quest’armeggìo,
Corrispondete qua col Tal di Tale
E siate certo pur che l’avrò io.
Egli, come sapete, è Liberale,
E ribella il paese a conto mio.
Ci siamo intesi: lavorate, e poi,
Se c’incastra un guerra, buon per voi.