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istruzioni a un emissario. 285


Quando vedrete a tiro la burrasca,
     E che il vento voltandosi alla peggio,
     La repubblica santa della tasca
     Cominci a brontolare e a far mareggio,
     Dategli fune, e fatemi che nasca
     Una sommossa, un tumulto, un saccheggio;
     Tanto che i re di là, messi alle strette,
     Chieggano qua congressi o baionette.

Se v’occorre di spendere, spendete,
     Chè i quattrini non guastano: vi sono
     Birri in riposo, spie se ne volete,
     Sfaccendati, spiantati..... è tutto buono.
     Se vi dà di chiapparmeli alla rete,
     Di far tantino traballare un trono,
     Spendetemi tesori, e son contento,
     Chè gli avrò messi al secento per cento.

Ohè, nel dubbio che qualcun vi scopra,
     Avvisatene me: tutto ad un tratto
     Vi scoppia addosso un fulmine di sopra,
     E doventate martire nell’atto:
     Ecco il ministro a fare un sottosopra,
     Ecco il Governo che vi dà lo sfratto:
     E così la frittata si rivolta,
     E siete buono per un’altra volta.

Per non dar luogo all’uffizio postale
     Di sospettar tra noi quest’armeggìo,
     Corrispondete qua col Tal di Tale
     E siate certo pur che l’avrò io.
     Egli, come sapete, è Liberale,
     E ribella il paese a conto mio.
     Ci siamo intesi: lavorate, e poi,
     Se c’incastra un guerra, buon per voi.