Varenna e Monte di Varenna/Secolo XVII

Secolo XVII — Giurisdizione e cariche pubbliche

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Secolo XVII — Giurisdizione e cariche pubbliche
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SECOLO XVII


GIURISDIZIONE E CARICHE PUBBLICHE


I feudatari che si succedettero in questo secolo appartenenti sempre alla famiglia Sfondrati, furono il conte Ercole che morì nel 1637, il conte Valeriano che morì nel 1645, il conte Ercole che morì nel 1684 e il conte Giuseppe.

Le terre del monte di Varenna dipendendo dalla Valsassina avevano un altro feudatario: il conte Giulio Monti, che ne venne investito il 7 Maggio 1647.

Abbiamo già visto che i sindaci del comune erano eletti dagli abitanti, e che restavano in carica un anno; nell’anno 1617, il 30 Aprile, convocati gli abitanti per la solita elezione annuale in presenza del pretore vennero eletti non solamente i sindaci per l’anno in corso ma anche quelli per gli anni 1618 e 1619.

Un altro particolare interessante in fatto di elezioni troviamo nel vicino comune di Esino dove l’esercizio del voto viene esteso anche alle donne. Ecco il documento relativo a questo caso di affermazione femminista:

«1633, Febbraio 18. In Esino superiore. Avendo noi sottoscritte per inteso come ieri doppo terminata la vicinanza tenutasi avanti il nostro signor Podestà e doppo questo partito da alcuni siano state ricercate alcune donne di questa communità a dare il loro voto per l’elezione del signor anziano di questa pieve a favore del signor dottore Paolo Mornico, quando che è cosa pubblica e mai praticata che le donne entrino in vicinanza a dare voti nè altro, e però noi sottoscritte come vicine quanto sia di bisogno eleggiamo e confermiamo l’elezione ieri fatta dalla comunità avanti detto signor Podestà nella persona del signor dottore Giovanni Angelo Festorazzi, e diamo ordine al sindico, già deputato, a portare anche il nostro voto a chi si deve, come così noi sottoscritte con li consensi come da basso, cioè noi:

Cattarina Bertarina q. Pietro vidua del q. Bartolomeo Carganico, Antonia Pensa moglie di Giuseppe absente, Domenica Maglia q. Carlo, Antonia Dall’Era q. Antonio, Cattarina dell’Era q. Carlo, Catterina [p. 166 modifica]Bertarina q. Carlo, Domenica Bertarina q. Giovanni, Elisabetta Bertarina q. Orazio, Domenica Bertarina figlia di Carlo Francesco absente la quale dice esserli stata ieri ricercata da Giuseppe Maglia in nome del signor dottor Mornico, ma averli detto che non si dava tale ordine il che confirmava la voce data par il signor dottor Festorazzi, Domenica Maglia q. Carlo vidua del q. Paolo Pensa, Domenica Pensa q. Simone, Elisabetta Pensa q. Giacomo, Giovanna Pensa q. Taddeo, Antonia Benzona q. Bartolomeo anche a nome di Francesca, Malgarita e Giovanna sue sorelle. Cattarina Maglia q. Carlo.

«Io Ambrogio Pensa sottoscrivo in nome e di comisione delle sudette donne tutte presenti quali affermano come sopra e ciò per non sapere loro scrivere, e anche a nome di Teresa Talina mia madrigna pure presente.

Io Ambrogio Dell’Era q. Antonio dò il consenso alla suddetta mia parente presente. Io Domenico Pensa dò il mio consenso come agnato delle suddette donne Pensa quì presenti.

Io Nicola Maglia a nome di Domenica Carcanica moglie di Giov. Bertarino, ora absente, quale mi ha lasciato ordine di accudire ai suoi interessi e che già prima di partire aveva sottoscritto come da lista si può vedere, la quale conferma e ciò per non sapere lei scrivere»1.

A dirimere antiche contese territoriali esistenti tra il comune di Varenna e quelli di Mandello e Bellano venne chiamato come arbitro il feudatario conte Ercole Sfondrati, il quale, tenuta la riunione delle parti, nella sala della sua villa la Capoana, in Varenna, rimise il 3 Giugno 1511 la sentenza arbitrale, che sarà pubblicata coi documenti nella seconda parte di quest’opera.

Nel secolo XVII si riparla delle relazioni di Varenna con l’isola Comacina. Poichè certi Marcolo e Giorgio de Lucino di Como avevano manifestato l’intenzione di acquistare l’isola Comacina, il comune di Varenna, ritenendo di avere sin dagli antichi tempi acquisito il diritto di proprietà dell’isola, volle opporsi a questa compra, ed inoltrò le seguenti suppliche al Vicario Generale dell’impero:

«I vostri fedeli servi, gli uomini ed il comune della vostra terra di Varenna umilmente supplicano l’eccelsa Signoria Vostra perchè avendo fin dal mese di Luglio p. p. la Magnificenza Vostra emanato un nuovo decreto pubblicato nella predetta terra di Varenna in data 18 Agosto p. p. il quale faceva seguito ad altro vostro decreto sulle restituzioni da farsi a coloro i quali avevano dichiarato in iscritto di essere stato loro tolto o trattenuto alcunchè indebitamente in nome della Camera vostra, o dei suoi aventi causa e non poterono addurre loro prove per mancanza di uditori, dando loro facoltà, nel termine in detto decreto stabilito di addurre le loro prove sulle cose richieste come sopra e secondo quanto [p. 167 modifica]il detto vostro nuovo decreto ampiamente contiene, i supplicanti pur avendo altra volta dichiarato in iscritto di essere stati indebitamente privati di un certo dosso o isoletta esistente nel lago di Como, isoletta di cui i supplicanti ebbero per lunghissimo tempo il possesso e che dovettero abbandonare nel mese di Agosto p. p. per l’infezione pestilenziale in essa terra sviluppatasi, i supplicanti non potettero nel termine prescritto dal predetto vostro nuovo decreto, presentemente da scadere o scaduto, comparire a dar le prove dei loro diritti, anche perchè stettero assenti per la raccolta delle messi e delle uve, alcuni testimoni che essi supplicanti dovevano produrre appartenenti a diverse ed estranee terre come Valtellina, Chiavenna ed altre parti del vostro episcopato di Como ed altrove, nè possono ora in nessun modo dimostrare i loro diritti per il termine scaduto rimanendo così privi dei loro beni. Essi supplicanti tuttavia credono che ciò non sia nell’intenzione Vostra benigna e chiedono per grazia speciale di poter avere la facoltà di prolungare il termine fino al nuovo mese prossimo futuro o fino a quando piacerà alla vostra Magnificenza.»


Risposta del Vicario Generale


Illustre Principe e Magnifico ed Eccellentissimo Signore.

Alla lettera di V. S. data in Pavia il 26 Ottobre p. p., con annessa supplica nella quale tra l’altro, V. S. mi ordina che presa conoscenza del contenuto dell’acclusa supplica degli uomini e del comune di Varenna m’informi delle cose in essa contenute e riferisca a voce o per iscritto tutte le informazioni avute al riguardo, collo stesso rispetto rispondo che avute tutte le informazioni che mi fu possibile avere, il comune e gli uomini di Varenna non presentarono le prove dei loro diritti nel termine stabilito dal decreto di V. S. sulle restituzioni da farsi, nè nel termine prolungato, e se da V. S. fosse ancora rimandato tutti quelli che si trovano nello stesso caso o quasi richiederebbero la stessa cosa. A mio parere pertanto non deve concedersi il Dosso o Isoletta esistente nel lago di Como, di cui si fa parola nell’annessa supplica. Nel 1169 gli abitanti di detto Dosso o Isoletta ribelli all’Imperatore si allontanarono da essa per la distruzione fattane allora dall’Imperatore stesso e si ridussero nel luogo in cui è edificata Varenna. I supplicanti asseriscono di essere andati al detto Dosso o Isoletta nei tempi passati insieme coi notai e pretendono di avervi diritto, ma del dosso o isoletta ha potuto e può avere fatto e fare donazione o concessione chi ha voluto e questa è una questione parziale poichè una parte è vitata e un’altra è di sterpi.»

Vostro fedele
Piazolo de Pattico


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Gli uomini di Varenna credettero di poter far valere i loro antichi diritti sul dosso o isola del lago di Como, che essi dicevano aver sempre avute in possesso, ma l’arciprete Giovanni Battista Vaccani della Pieve Un’antica strada di Varenna (Fotogr. Adamoli)d’Isola in unione ai fratelli e sorelle potè dimostrare con validi argomenti essere l’isola in suo possesso da oltre duecento anni, e di averla acquistata nell’anno 1384 dai fratelli Giorgio e Marcolo de Lucini, che l’avevano avuta in dono da Galeazzo Visconti conte di Virtù. I Varennesi dovettero perciò rinnunziare alle loro pretese, e il 10 settembre 1655 in [p. 169 modifica]esecuzione degli ordini dati dal Senato, con sentenza pretoria, i fratelli Vaccani rientrarono in possesso dell’isola.

In una adunata degli abitanti di Lierna, in data 16 febbraio 1601, fu deliberato di mandare una supplica al magistrato ordinario dello stato di Milano perchè il paese continui a far parte della giurisdizione di Varenna come per il passato2. Malgrado queste proteste noi possediamo un atto del 5 maggio 1611, in cui il Duca di Monte Marciano, feudatario della Riviera, arbitro della contesa fra Mandello e Varenna, per il possesso di Lierna, dichiara dovere essere Lierna membro di Mandello. Ed in un allegato all’atto di transazione del 21 novembre 1624 leggiamo questa intestazione: «Nota dei beni stabili e nomi dei possessori di detti beni abitanti nel borgo di Varenna e da loro posseduti nel territorio di Lierna membro di Mandello, pei quali beni stabili detti abitanti di Varenna hanno da pagare i carichi tutti a Varenna». E segue una lunga lista di nomi di famiglie varennesi posseditrici in Lierna fra le quali noteremo i Tenca, i Serponti, i Campioni, i Sala, i Panizza, gli Scotti, gli eredi di Paolo Balbiano, i Forno, i Mazza, i Calvasina, i Brenta e i Venini senza contare i beni della chiesa parrocchiale di San Giorgio, della chiesa di san Giovanni Battista, della cappella di S. Maria Elisabetta, della cappella di San Rocco di detto borgo di Varenna3.

Da un codicetto della fine del secolo XVI, con aggiunte posteriori del secolo XVII,4 si ha notizie di controversie tra i pretori della Valsassina e i paesi limitrofi come Varenna, Bellano ecc. In esso è riportato che gli abitanti di Varenna Bellano ed altri posti soggetti ai minori magistrati di quello della Valsassina e aventi interessi coi Valsassinesi per ordine dei loro pretori aspettavano i Valsassinesi fuori dei confini della valle e sequestrarono loro i muli e le mercanzie. Il senato ordinò al podestà di Valsassina che proibisse ai pretori dei detti minori magistrati di procedere per via di sequestro contro i Valsassinesi e che trattasse l’affare in via di diritto presso di lui.

Il nostro codice prosegue poi con un reclamo del 1605, del podestà di Valsassina, in cui si lagna presso il senato, perchè due Valsassinesi Orazio e Primo Carganico di Esino sua giurisdizione, si trovano arbitrariamente nelle carceri di Asso, per avere avvelenato Giorgio Venino e la sua famiglia, del luogo di Fiume Latte giurisdizione del Duca di monte Marciano e ai quali si va facendo il processo da parte di Giovanni Pietro Scanagatta fiscale del Duca che non è nemmeno dottore. Il pretore [p. 170 modifica]aggiunge di aver scritto al Duca perchè faccia consegnare i prigionieri al proprio tribunale.

Ma non se ne fece nulla. Segue una lunga trattazione sulla questione di giurisdizione, e risulta che gl’imputati abitano da 8 anni in territorio di Gorla dipendente da Mandello e in quei tempo del delitto abitavano in una loro cascina a Pino territorio di Varenna.

La sentenza data dall’avvocato fiscale è favorevole al pretore di Valsassina.

Il codice tradisce la preoccupazione dei Valsassinesi di dover perdere i loro diritti di giurisdizione, e cita un privilegio in data 18 dicembre 1607 di Filippo III re di Spagna che accoglie i desideri dei Valsassinesi e li dichiara liberi da ogni infeudazione5.

Note

  1. A C. M. Località foresi - Esino.
  2. Archivio Notarile Milano. Notaio Iacopo Antonio Serponti f. q. Giorgio.
  3. Questa nota è allegata all’atto di transazione 21 novembre 1624 del notaio Airoldi di Milano.
  4. A. S. M. Acque p. a. cartella 1305 Valle Sassina.
  5. Furono eletti procuratori della valle a questo privilegio fra gli altri Bartolomeo di Altobello de Ongania di Regolo.