Udite, o Venerabili Fratelli (Artico)/Seconda parte
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Ogni parola di questo sovrano Proclama è un tesoro. Sviluppatelo, o Venerabili Fratelli ai vostri parrocchiani con opportuni riflessi; il che non potria farsi da Noi nelle angustie del tempo e nella brevità di una lettera. — E Voi, o Cittadini e Diocesani dilettissimi scolpitevi nell’animo le consolanti parole del nostro amatissimo Re, ed allargate il cuore alle più liete speranze.
La santa impresa, di cui è Duce Carlo Alberto, è iniziata dal Sommo Pio, che è la viva imagine in terra del Dio degli eserciti e delle vittorie. È dunque benedetta dal cielo stesso, e non può che riportar trionfo: Si Deus pro nobis quis contra nos? E sì che Dio è con noi e colla santa causa nostra. Perciò il nostro piissimo e magnanimo Re nell’altro suo glorioso e memorando Proclama del 23 scorso marzo ai Popoli della Lombardia e della Venezia si esprimeva così: Seconderemo i vostri giusti desiderj fidando nell’ajuto di quel Dio ch’è visibilmente con noi; di quel Dio che ha dato all’Italia PIO IX; di quel Dio che con sì maravigliosi impulsi pose l’Italia in grado di fare da se. Ah sì che saranno pienamente esauditi voti così magnanimi e santi! Gli eventi straordinarj che ne’ passati dì s’incalzarono l’un sopra l’altro, che nelle vicende di poche settimane compendiano le più strepitose epoche di molti secoli, che lasciano attonita e stupefatta l’Europa tutta, sono eventi tali che non possono avere per causa prima motrice, che il solo Dio, l’arbitro supremo di tutti i Regni. Fu Pio IX il primo che pronunziò dal Vaticano per la redenzione d’Italia la sua potente parola, quella parola che s’impadronì d’ogni mente, d’ogni cuore, d’ogni braccio; quella parola che non trova barriere o confini di Regno che l’arrestino perchè pronunziata in nome di quel Dio per cui solo regnano i Regi; quella parola infine che non può essere che trionfale, perchè accompagnata da quella Benedizione Apostolica che passa i monti ed i mari, che seda i tumulti e le stragi, che rende invincibili le armi, che può dispensare vittorie anche senza spargimento di sangue. Questa è la vittoria degna di Pio e di Carlo Alberto! quella vittoria per cui noi tutti dobbiamo alzare incessanti preghiere. Sì preghiamo, e speriamo, o dilettissimi. Il Vessillo di Carlo Alberto benedetto da Pio IX basterà che si mostri e trionferà colla Croce che porta sul suo scudo, sopra cui si potrà scrivere meglio che dell’antico Eroe Venne, Vide, Vinse. Infatti le notizie che ci giunsero finora sono tutte per noi consolanti. A misura che il sacro formidabile Vessillo Sabaudo si avanza, il pericolo della guerra si allontana. Le Città e le fortezze accolgono fra i viva ed il tripudio della gioja riconoscente l’adorato nostro Sovrano, e le valorose sue truppe. — Si confortino adunque quelle famiglie tutte che hanno i loro figli, o li mandano sul campo delle vittorie. Accolti essi dappertutto con entusiasmo, e soccorsi dovunque in ogni guisa migliore hanno l’onore di accamparsi sotto i sacri vessilli di un Re che ha Dio per difesa, e pel quale combatte Dio stesso. — Quando il Trono e la Patria han bisogno, ciascuno dev’essere soldato, ed offrirsi a loro difesa o col braccio, o col senno, o colle preghiere, o colle offerte, ciascuno secondo il poter suo, e la sua condizione. — Noi stessi, o fratelli, alzeremmo, occorrendo, le are portatili sul campo degli Eserciti, e coll’esempio dei Giuda Macabei, dei Matatia, e di altri Guerrieri Eroi della Chiesa alla voce del Sovrano voleremmo pronti ai padiglioni Reali. — Consolatevi impertanto, o genitori, o sposi, o parenti dei Prodi che sono al fianco di un Re che diede primo l’esempio scendendo in campo co’ Reali suoi Figli, ed aprendo il primo la carriera del trionfo. — Sgombrate dall’animo ogni timore. Al primo comparire della Croce Sabauda spariscono i pericoli; perciò vi torneranno ben presto al seno i vostri figli, e vi racconteranno le meraviglie che operò il Signore pel nostro Re, che in Lui tutta pose la sua fiducia.
Durante l’assenza loro e i Padri benemeriti di questa Patria, e quelli degli altri paesi sono già tutti intenti insieme col Venerabile Clero per sovvenire alle famiglie che più ne hanno bisogno. Sia dunque piena e universale la vostra fiducia ed esultanza! — Il B. Umberto III, che usciva un dì dal chiostro di Altacomba per debellare gl’invasori di questi Stati, ed accoppiava alla santità la prodezza militare, accompagna già il degno suo successore Carlo Alberto, e sguaina con esso quella spada vincitrice che gli lasciò in retaggio. Il nostro gloriosissimo guerriero S. Secondo Patrono di questa Città e Diocesi, a cui furono dedicate le Bandiere de’ suoi concittadini e quelle de’ circostanti paesi, rinnova a favore di Carlo Alberto i prodigj di tutela e trionfo, di cui questa sua prediletta patria conserva monumenti così gloriosi. — Maria SS. infine che è terribile come accampamento bene agguerrito, che è la torre e la fortezza da cui pendono mille scudi e tutte le armi de’ forti che è la sovrana protettrice del Regno Sabaudo, copre già col suo manto trionfale il Re co’ suoi eserciti, e nel Santuario della Consolata gli tien preparato (come speriamo) il posto per un nuovo trofeo. — Così le Milizie civiche e comunali, a cui S. M. si degna commettere con piena fiducia la guardia della sua Reale Famiglia e la custodia dell’ordine pubblico, si faranno incontro colle loro bandiere alla Bandiera Sovrana che tornerà a noi cogli allori delle riportate vittorie! Questo nostro Piemonte, che come scrisse l’immortale autore del Primato d’Italia, posto alle falde delle alpi è come la guardia della penisola, destinato a velettare da suoi monti ed a schiacciare tra le sue forze ogni estranio aggressore, canterà avverate le Speranze d’Italia dell’Eccellentissimo Presidente del Consiglio dei Ministri di Stato? Questa valorosa Città infine, questa patria di eroi, che quasi presaga del glorioso avvenire preludeva la prima fra tutte co’ suoi viva, colle sue fiaccole, co’ suoi stendardi ai prossimi trionfi di Carlo Alberto, rinnoverà fra l’effusione del gaudio i suoi viva ripetendo: Viva Pio IX! Viva Carlo Alberto! Viva l’Italia!
Colla ferma fiducia che questi Nostri presagj si avverino presto, e che al Pasquale Alleluia si possano sposare gli Osanna della vittoria e gl’inni di ringraziamento all’Altissimo, Noi vi raccomandiamo di nuovo le già prescritte preghiere per Sua Santità, pel Re, per l’Esercito, per tutto lo Stato, e vi compartiamo con particolare espansione di cuore la pastorale benedizione.
- Asti dal Palazzo Vescovile il 1° aprile 1848.
Li MM. RR. SS. Parochi leggeranno questa Nostra Lettera al loro popolo al più presto possibile e in occasione di maggior concorso.
Si spedirà in seguito altra Circolare relativa allo Statuto fondamentale, ed alle Elezioni dei Deputati della Nazione al Parlamento.