Trento e suoi contorni. Guida del viaggiatore/Aspetto e scompartimento della città
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Panorama del bacino di Trento | Chiese della città di Trento | ► |
ASPETTO E SCOMPARTIMENTO
DELLA CITTA'
Questa città situata quasi nel centro del Tirolo meridionale giace sulla riva sinistra dell’Adige, il quale prima della rettificazione curvandosi dolcemente in arco lambiva il fianco occidentale e compartiva alla città un aspetto pittoresco e ridente. I freschi manufatti della via ferrata che sorgono nell’alveo vecchio forse inviteranno col tempo i cittadini ad allargare verso occidente la città aggiungendo alla Stazione qualche caseggiato; ma la vivacità che donava l’onda azzurra e scorrevole del fiume alla prospettiva non sarà mai compensata da quei terrapieni che somigliano a bastioni.
Trento capitale del Tirolo meridionale giace alla latitudine di 46°, 6', 26"; alla longitudine di 28°, 43’, 30"; è situata all’altezza di 184 metri, la sua temperatura ordinaria nella state è dai 24° ai 28°, quella dell’inverno dai 2° ai 5° sotto il gelo. La neve negli inverni regolari suole liquefarsi nel febbraio, e nei più rigidi nel marzo. La popolazione di Trento si calcola di oltre 14,000 persone.
La fondazione di questa città sale ad un’epoca assai rimota; alcuni scrittori la fissano all'anno 587 avanti Cristo, ossia all’anno 167 dalla fondazione di Roma.
Meno quel fianco sinistro della città che era bagnato dall’Adige, la circondano le antiche mura di 22 piedi di media altezza, e sono costruite a cassone, cioè colle pareti esterne di pietra, e riempite nel vano interno di ciottoli. Sono ornate di merli e difese da feritoie e da torri, e sulle mura si può girare lungo il circuito a mezzo d’un andito interno. Si pretende che sieno opera degli Etruschi, rifatte poi dai Romani, e poscia dal re Teodorico. Abbracciano la periferia d’un miglio italiano, e sembra da certi vestigi e documenti, che una volta scorressero da oriente fino al Duomo, e accostandosi a S. Maria Maggiore riuscissero alla Portella, o Porta Bresciana situata di quà della tor Vanga. Certo è che i fabbricati occidentali in contrada della Prepositura, e il convento delle monache di S. Margherita, formavano un sobborgo, e che Borgo Nuovo chiamasi tuttora la parte della città che giace a Porta Veronese. Del resto il Mariani ci ammonisce, che nei tempi in cui si scriveva (1671 ) si rinvennero di quando in quando residui di robuste mura, e i nostri cronisti ci informano che presso la prisca parrocchia di S. Maria Maddalena, là dov’è l’abitazione ristaurata del conte Consolati, e in tutta l’isola formata dalle case vicine, si scoprirono reliquie d’una fabbrica antica e solidissima, le quali danno indizii della presenza d’un anfiteatro. Il Pinamonti riferisce, che quando si gettarono le fondamenta del nuovo palazzo del conte Leopoldo Thunn si rinvennero molti avanzi di antichità, come sarebbero frammenti di colonne, acquedotti, utensili e monete, delle quali anticaglie fu per tutta sua vita solerte raccoglitore il benemerito conte Benedetto Giovanelli. A persuaderci che molti fra i primitivi fabbricati di Trento siano in parte o anche del tutto sepolti, basta osservare il basamento del Duomo, poco fa messo allo scoperto, e le porte degli antichi edificii sorgono a mezzo dal suolo, il quale innalzamento dell’area non dobbiamo ascriverlo soltanto all’opera del tempo, ma ben anche alle periodiche innondazioni dell’Adige, e ai ciottoli scondotti dal Fersina che in addietro lambiva di presso la città. Non è dunque affatto vana l’espressione del cronista Mariani, che la città di Trento è sovrapposta ad un altra, cosa propria di tutte le storiche città italiane.
A mezzogiorno la città si allunga col borgo di S. Croce verso il torrente Fersina, ad oriente discende la nuda scogliera delle Laste abbellita ai fianchi, al sommo e nei dintorni di piacevoli vigneti e casini; a settentrione, circoscritto tra le pareti della vicina rupe e il vecchio alveo del fiume, v’è il borgo di S. Martino, e da questo borgo fino a porta Aquileja sorge la maestosa mole del castello del Buon Consiglio, che murato sul vivo macigno sovrasta imperioso a tutta la città. Chi si appressa a Trento dal lato settentrionale forse sarà sorpreso da una sfavorevole impressione osservando il semicerchio esterno del borgo di S. Martino, che spoverito dell’onda animatrice dell’Adige mostra le squallide abitazioni dei disagiati borghesi; però vogliamo sperare che quella vista sparuta sarà di breve durata, in grazia dell’ingenita tendenza che muove i Trentini a rendere appariscente la patria. Si considera pure qual borgo adetto alla città, il villaggio al di là del fiume al piede del colle Dos Trento, di nome Piè di Castello.
Si entra nella città per cinque porte; nel cinto delle mura se ne aprono tre; la porta Aquileja ( volgarmente dell’Aquila ) sormontata da una torre quadrilatera, che mette sulla via Nuova alla volta di Pergine, e per la valle del Brenta a Bassano; la porta Nuova, così chiamata, perchè fu aperta in tempi posteriori, e conduce ai mulini della città e al convento dei Frati minori riformati; quella di S. Croce, ossia Veronese, battezzata più tardo Maria Teresa, da dove diparte lo stradone, che avanti la costruzione della ferrata era la via postale alla volta di Verona. La quarta porta chiamata di S. Lorenzo, ossia Bresciana, fiancheggiata dalla tor Vanga, guidava in addietro al vecchio ponte di legno sull' Adige, ora è il varco che porta al nuovo ponte di pietra a cavaliere dello stesso fiume, e per di là a Vezzano, al Garda e nelle Giudicarie. Non dobbiamo trasandare il nuovo veicolo che dalla piazzetta Romana conduce alla stazione. La quinta porta sta a settentrione nel breve tratto di mura che legano il castello alla torre Verde, situata prima del taglio d’Adige in riva al fiume. Questa porta prende il nome dal vicino borgo di S. Martino, che finisce in una seconda porta volta verso Germania, chiamata pure col nome dell’ altra.
Le vie sono spaziose, arieggiate e quasi tutte percorse da rivi raccolti in acquedotti di pietra. Però alle poche fontane e ai pozzi, in gran parte inariditi a motivo del taglio d’Adige, supplirà in breve una larga vena d’acqua potabile scondotta da una sorgente che scaturisce dalla montagna di Povo, sopra il santuario della Madonna della Grotta. Tutte le vie sono selciate di ciottoli porfirici tradotti dall’Adige che li riceve dall’Avisio, e perciò si mantengono sgombere di polvere e di fango, offrono comodo il passo sui laterali marciapiedi, si conservano sempre pulite, e nel verno a mano a mano che fiocca si trasporta altrove la neve.
Le abitazioni sono costrutte con molta solidità e proprietà; v’è ricchezza di pietre nei basamenti delle fabbriche, negli stipiti delle porte, nei davanzali delle finestre, nei poggiuoli, nelle loggie che attorniano i cortili interni; e da qualche tempo si va propagando la gara di ornare le botteghe che sempre più crescono di numero. Scomparvero gli sporti che deturpavano l’ornato pubblico, e sorgono tuttora illesi molti antichi edificii di stile lombardesco, che alternati ai recenti caseggati e alla severa e grandiosa maestà de’ templi, compartiscono alla città quella varia prospettiva che ricrea la vista senza adottare il pessimo costume di colorire a varie tinte le facciate, onde abbagliare l’occhio dei passeggieri colla veste del camaleonte. Rispettiamo piuttosto i pochi a freschi che decorano le anziane abitazioni dei nostri progenitori, che ricoverarono i Padri del Concilio, e non badiamo al liscio che ci propongono coloro i quali mancano di ricordi monumentali, di avite tradizioni, e di quelle storiche impronte che sono l’anima e il nobile orgoglio d’ogni civile e provetta società.
Prima di passare allo scompartimento delle vie si osserva che la maggior parte sono dirette da oriente a occidente, da settentrione a mezzogiorno. A tratteggiare in certo modo la pianta della città di Trento, onde evitare ogni confusione, menzioneremo soltanto le vie e le piazze principali. Chi sorte dalla stazione della via ferrata, e percorre il veicolo che traversa l’alveo vecchio dell’Adige si trova nella piazzetta Romana, e s’incontra in tre contrade, nella Larga di fronte, chiusa in fondo dalla prospettiva del Duomo, nella Lunga, che si sprofonda a sinistra e mette nella piazzetta del Cantone, e nella contrada del Seminario a destra che è continuazione della Lunga e conduce alla Portella, da dove a destra si passa alla porta di S. Lorenzo, e a sinistra si entra in via della Prepositura. Giunto in sul Cantone gli si apre un secondo trivio; la via di prospetto è contrada S. Marco che porta al Castello, quella a sinistra che si dilunga a settentrione e si strema nel borgo di S. Martino è contrada Tedesca, così malamente chiamata perchè conduce verso Germania; e la terza a destra volta a mezzogiorno è contrada di S. Pietro, che finisce nella piazza del vecchio Macello. In questa piazza gli si affaccia un terzo trivio; una via di fronte detta contrada delle Beccherie vecchie, e che guida in piazza delle Erbe; l'altra via a macina guarda oriente, e conduce dalla Posta vecchia a S. Maria Maddalena, e di là a porta Aquileia; la terza via a destra verso occidente, alquanto angusta e di nome contrada Oriola, porta in via di S. Benedetto, che é continua a quella del Teatro nuovo, da dove si sbocca in contrada Lunga. Se sortendo da contrada Oriola ci volgiamo a manca si entra in un riquadro di nome Piazzola, da dove proseguendo diritti verso mezzodì si va in Borgonuovo e a porta Maria Teresa o S. Croce. Nel percorrere questa via l’occhio si sente allettato a misurare la gran mole del Duomo, che sorge di fianco ed offre la facciata più estetica e meravigliosa di modo che nasce il desiderio di visitarlo d’intorno. Al che fare si scende la comoda scalea che alquanto si sfonda nel Mercato delle legne, e contornando la Basilica si riesce in Piazza vecchia, da dove verso occidente si entra nella contrada di S. Maria Maggiore, la quale, in congiunzione a quella delle Orfane, mette capo in via del Seminario.
Se ci portiamo in piazza delle Erbe, si passa da quella alla contigua piazza della Posta, che mette nella via di S. Vigilio diretta verso porta Nuova, e paralella alla contrada di S. Trinità alla quale è connessa a mezzo di due viottoli.
Gettato un colpo d’occhio sulla pianta della città di Trento si può scorgere che il corpo principale di questa consiste in una lunga contrada diretta da oriente a occidente, cioè da porta Aquileia fino alla Bresciana, dalla quale diramano le vie che nella direzione di mezzogiorno portano alla Cattedrale, e nelle piazze centrali.