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vanti Cristo, ossia all’anno 167 dalla fondazione di Roma.

Meno quel fianco sinistro della città che era bagnato dall’Adige, la circondano le antiche mura di 22 piedi di media altezza, e sono costruite a cassone, cioè colle pareti esterne di pietra, e riempite nel vano interno di ciottoli. Sono ornate di merli e difese da feritoie e da torri, e sulle mura si può girare lungo il circuito a mezzo d’un andito interno. Si pretende che sieno opera degli Etruschi, rifatte poi dai Romani, e poscia dal re Teodorico. Abbracciano la periferia d’un miglio italiano, e sembra da certi vestigi e documenti, che una volta scorressero da oriente fino al Duomo, e accostandosi a S. Maria Maggiore riuscissero alla Portella, o Porta Bresciana situata di quà della tor Vanga. Certo è che i fabbricati occidentali in contrada della Prepositura, e il convento delle monache di S. Margherita, formavano un sobborgo, e che Borgo Nuovo chiamasi tuttora la parte della città che giace a Porta Veronese. Del resto il Mariani ci ammonisce, che nei tempi in cui si scriveva (1671 ) si rinvennero di quando in quando residui di robuste mura, e i nostri cronisti ci informano che presso la prisca parrocchia di S. Maria Maddalena, là dov’è l’abitazione ristaurata del conte Consolati, e in tutta l’isola formata dalle case vicine, si scoprirono reliquie d’una fabbrica antica e solidissima, le quali danno indizii della presenza d’un anfiteatro. Il Pinamonti riferisce, che quando si gettarono le fondamenta del nuovo palazzo del conte Leopoldo Thunn si rinvennero molti avanzi di antichità, come sarebbero frammenti di colonne, acquedotti, utensili e monete, delle quali anticaglie fu per tutta sua vita solerte raccoglitore il benemerito conte Benedetto Giovanelli. A persuaderci che molti fra i primitivi fabbricati di Trento siano in parte o anche del tutto sepolti, basta osser-