Tre medaglie in onore di frate Giovanni da Vicenza

Bernardo Morsolin

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Tre medaglie in onore di frate Giovanni da Vicenza Intestazione 10 marzo 2024 100% Numismatica

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TRE MEDAGLIE


in onore


DI FRATE GIOVANNI DA VICENZA



Scrivendo di Camillo Mariani, io annoveravo tra le sette medaglie, modellate dalla sua mano, quella di frate Giovanni da Vicenza1, il famoso domenicano, che nelle pianure di Paquara, a poche miglia da Verona, affratellava con l’eloquenza della sua parola i guelfi e i ghibellini, non dirò di Lombardia, ma di tutta quasi l’Italia. Di quella medaglia io non avevo però sott’occhio nessun esemplare nè sapevo quale Collezione, o quale Museo ne fosse in possesso. Alla descrizione, ch’io ne porgevo, erami pôrto modo, come pure ho avvertito, dal fac-simile edito dal Mazzuchelli2 e dalla classica opera dell’Armand sugl’incisori italiani di medaglie ne’ secoli XV e XVI3. [p. 210 modifica]Ma l’Armand, che pure avea percorso l’Europa e tenuto conto delle medaglie da lui vedute, non fa cenno d’alcun esemplare, che gli cadesse sott’occhio. Ne parla, invece, sull’autorità del Mazzucchelli, discordando da lui in un accessorio di poco momento. Vi differisce cioè nel qualificare l’arnese, circondato di fiamme, scolpito nel rovescio, qualificandolo non un elmo, quale parve al Mazzucchelli, ma un globo. Dall’insieme apparisce che con la medaglia siasi voluto commemorare non tanto il nome del celebre frate, quanto il fatto più strepitoso della sua vita, vale a dire la pace di Paquara.

Ora devo dire che la medaglia, coniata in onore di frate Giovanni da Vicenza, illustrata dal Mazzucchelli e dall’Armand, non è la sola. Contemporaneamente al Mazzucchelli faceva parola di un’altra, posseduta dal conte Lodovico da Schio, il Calvi, un erudito raccoglitore di notizie copiose sugli scrittori vicentini. Ma la descrizione, ch’egli ne dà, non è così particolareggiata da togliere motivo a qualsiasi desiderio. Il Calvi non accenna nè alla dimensione, nè alla posa del busto nel diritto. Del diritto reca la sola leggenda: - F • IOANN • SCLEDVS • VICENT • ORD • PRAEDICAT. - Quanto al rovescio, riferisce che vi si rappresentava una Pace, seduta, avente fra le mani una torcia inversa, in atto di appiccar fuoco ad alcuni attrezzi militari, prossimi a due figure in piedi, la Discordia e la Guerra, con all’ingiro la leggenda - PACEM • MEAM • DO • VOBIS -.

La notizia, lasciata, come che si voglia, dal Calvi4, non è sfuggita al Magrini, che di frate Giovanni da Schio scriveva alcuni cenni, volge oltre [p. 211 modifica]un mezzo secolo5, non è sfuggita a Carlo Sutter, un bravo giovane alemanno, che ne dettava con intelletto d’amore e pubblicava nel 1891 un dotto lavoro6. Ma il Magrini, pur citando l’autorità del Calvi, non ne riferisce con tutta esattezza la descrizione: non fa parola cioè delle due figure in piedi, la Discordia e la Guerra, che vi sarebbero rappresentate nel rovescio. Dichiara, invece, fraintendendo, a quanto pare, l’espressione del Calvi, che la donna seduta che ha tra le mani la face arrovesciata, calca col piè la Discordia.

La notizia del Calvi lui ha messo, com’era naturale, nell’animo il desiderio delle indagini, le quali non approdarono però del tutto a buon porto. Ho cercato indarno cioè presso i discendenti di fra Giovanni l’esemplare della medaglia, che doveva possedere, oltre un secolo fa, il conte Lodovico da Schio. Ma non tutto è riuscito a vuoto. Al conte Almerigo da Schio io devo la conoscenza d’una terza medaglia, posseduta dal commendatore Antonio Toaldi, deputato al Parlamento d’Italia. È la medaglia, che io tengo sott’occhio e della quale m’è grato poter dare il fac-simile. Il diametro non è di quarant’otto millimetri, qual è quello della illustrata dal Mazzucchelli e dall’Armand7, ma di soli quarantaquattro. Il diritto reca il busto del celebre frate, volto ugualmente a destra, vestito dell’abito dell’Ordine, cui mento sbarbato e con la testa scoperta e rasa, quasi per intero, all’infuori di [p. 212 modifica]una piccola corona circolare di capelli assai corti. Se vi ha differonza, sta questa nella legenda. In luogo di: - IOANES • SCLEDVS • VICENTINVS • ORDINIS • PRAEDIC • - vi si legge: - F • JOAN • SCLEDVS • VICENT • ORDINIS • PRAEDICATORVM. -

Differente del tutto è, invece, il rovescio. In questo non si raffigura già il capo, o il globo, circondato di fiamme, ma una donna, seduta, in comoda veste, con berretto in testa, il viso volto a sinistra e tra le mani una face arrovesciata, in atto di reprimerne e spegnerne la fiamma. Che per quella figura di donna si rappresenti la pace, non è, mi pare, nemmeno a dubitare, quando si avverta che, da presso i piedi, le sporgono, a destra, un arnese rurale e delle spighe, simboli dell’agricoltura, bisognosa, sopratutto, della pace. La leggenda è pur desunta dal Vangelo di San Giovanni: ma al motto: PACEM • RELINQVO • VOBIS • scolpito nel rovescio della medaglia, già nota, s’è sostituito l’altro, che vi segue immediatamente: - PACEM • MEAM • DO • VOBIS • - È il testo, quale risulta dalle due leggende, d’onde, a testimonianza degli scrittori contemporanei, ebbe a prender le mosse il sermone, che dovea fruttare quasi prodigiosamente la pace di Paquara.

Che la medaglia, di cui dò il fac-simile, sia rimasta, sino ad ora, sconosciuta, non credo. Il Calvi dichiara d’aver avuto nelle mani, oltre la posseduta dal conte Lodovico da Schio, l’esemplare di un’altra, custodito nell’Archivio de’ Domenicani di Santa Corona in Vicenza. Nulla fa pensare ch’essa potesse essere la illustrata dal Mazzucchelli e dall’Armand. Lo deduco dalla testimonianza stessa del Calvi, che, citando in suffragio della sua testimonianza l’autorità di Michelangelo Zorzi, un altro erudito vicentino del tempo, il quale l’aveva pure veduta, si fa a dichiararla «poco diversa» da quella, che custodivasi presso [p. 213 modifica]il conte da Schio8. Il che non si potrebbe dir certamente della riprodotta dal Mazzucchelli: dove, a non parlar che del solo rovescio, la differenza è assai notevole e per il motto - PACEM • RELINQVO • VOBIS •; in luogo dell’altro: - PACEM • MEAM • DO • VOBIS - e per il globo od elmo, circondato di fiamme, in luogo della donna seduta con la face inversa. Ben vuolsi giudicare differenza di poco rilievo quella che corre tra il rovescio della medaglia, posseduta già dal conte Lodovico da Schio, e il rovescio della presente, recando entrambe la stessa leggenda e lo stesso concetto simbolico, meno sviluppato nell’una, dove non s’ha che l’unica donna seduta, più diffuso nell’altra, in cui alla figura seduta stanno dappresso le altre due, rappresentanti la Guerra e la Discordia.

La medaglia, illustrata dal Mazzucchelli e dall’Armand, non è adunque la sola, che siasi coniata in onore di frate Giovanni da Schio. Ad essa è forza aggiungere le due, ricordate dal Calvi, d’una delle quali vuolsi riputare, come ho detto, l’esemplare, ch’io tengo sott’occhio. Ma da questo fatto zampilla naturalmente un sospetto: mi sorge il dubbio cioè di non aver colto, forse, nel segno, quando attribuivo al Mariani la medaglia, illustrata dal Mazzucchelli e dall’Armand. Il mio giudizio fondavasi allora sulle parole del Gualdo, le quali non sono così esplicite e chiare da determinare siccome lavoro del Mariani, l’una piuttosto che l’altra medaglia9. Stando però a’ diritti sarebbe forza convenire che l’insieme e la posa del busto accusino il lavoro d’una identica mano. Diversi del tutto, così nella leggenda, come nelle figure simboliche, si presentano, invece, i rovesci. Ma questo non toglie che vi si assomigli [p. 214 modifica]il concetto e che tutte e tre le medaglie alludano per esso, com’anco per il senso delle leggende, alla nota pace di Paquara. Nè le parole del Gualdo, che annoverava tra le medaglie del suo Museo le coniate dal Mariani, escludono che il detto artefice ne facesse più d’una, «Le sue opere presso di me, sono in medaglie, v’è detto, pulitissime»; le quali rappresentano «Aulo Cecina capitano generale di Vitellio, Gallo poeta vicentino, Palemone oratore, Alforisio conte di Vicenza, Alberto Marano Vicario imperiale, Giovanni da Schio, oratore, Girolamo Gualdo Cavaliere e Protonotario Apostolico» 10. Tenuto conto di tutto questo e segnatamente dell’identità de’ busti, perchè non si potrebbe ritenere che non una, ma tutte e tre le medaglie uscissero dal punzone del Mariani?

Ho già avvertito altrove che intimo e mecenate del Mariani, di cui ebbe a piangere la morte con un sentito epitaffio, fu Paolo Gualdo, l’amico del Galilei e del Tassoni, che ne fa onorata menzione nella «Secchia Rapita.» Ed ora devo aggiungere che un erudito vicentino, morto a mezzo circa il secolo decimottavo, accennando alla medaglia, nel cui rovescio si rappresentavano le tre figure della Pace, della Discordia e della Guerra, riferiva l’opinione ch’essa si fosse coniata «per opera di Paolo ed Emilio fratelli Gualdi».11 E il Paolo è appunto lo zio di quel Girolamo Gualdo, che del Mariani dichiarava, non saprei ben dire, se la medaglia, o le medaglie del suo Museo in Vicenza.

Bernardo Morsolin.

Note

  1. Rivista Italiana di Numismatica, Anno IV, fasc. I-II, pag. 173, Milano, 1891.
  2. Musaeum Mazzachellianum. Tom. I. pag. 35, tav. VI. n. I. Venetiis, 1761.
  3. Armand, Les Médailleurs Italiens et quinzième et seizième siècles, Tom. II, pag 10, n. 16. Paris. 1883.
  4. Calvi, Biblioteca degli Scrittori Vicentini, Tom. I, pag. 35. Vicenza, 1772.
  5. Magrini, Notizie su fra Giovanni da Schio, pag. 51. nota 20. Padova, 1842.
  6. Sutter, Joann von Vicenza, und die italienische Friedensbewegung im Jahre 1233, p. l62, Freiburg i. B., 1891.
  7. Nello scritto su Camillo Mariani coniatore di medaglie è data la dimensione in centimetri. Leggasi invece millimetri. È lo sbaglio, che si ripete per la dimensione di qualche altra medaglia ivi descritta e che vuol esser corretto con la sostituzione di millimetri a centimetri.
  8. Calvi, Op. cit., pag. 27. Vicenza, 1772.
  9. Rivista Italiana di Numismatica. Anno III. pag. 112, Milano, 1891.
  10. Rivista Italiana di Numismatica, Anno III, loc. cit.
  11. Claudio da Santa Maria, Scrittori Vicentini, Msc. nella Biblioteca Comunale di Vicenza.