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una piccola corona circolare di capelli assai corti. Se vi ha differonza, sta questa nella legenda. In luogo di: - IOANES • SCLEDVS • VICENTINVS • ORDINIS • PRAEDIC • - vi si legge: - F • JOAN • SCLEDVS • VICENT • ORDINIS • PRAEDICATORVM. -

Differente del tutto è, invece, il rovescio. In questo non si raffigura già il capo, o il globo, circondato di fiamme, ma una donna, seduta, in comoda veste, con berretto in testa, il viso volto a sinistra e tra le mani una face arrovesciata, in atto di reprimerne e spegnerne la fiamma. Che per quella figura di donna si rappresenti la pace, non è, mi pare, nemmeno a dubitare, quando si avverta che, da presso i piedi, le sporgono, a destra, un arnese rurale e delle spighe, simboli dell’agricoltura, bisognosa, sopratutto, della pace. La leggenda è pur desunta dal Vangelo di San Giovanni: ma al motto: PACEM • RELINQVO • VOBIS • scolpito nel rovescio della medaglia, già nota, s’è sostituito l’altro, che vi segue immediatamente: - PACEM • MEAM • DO • VOBIS • - È il testo, quale risulta dalle due leggende, d’onde, a testimonianza degli scrittori contemporanei, ebbe a prender le mosse il sermone, che dovea fruttare quasi prodigiosamente la pace di Paquara.

Che la medaglia, di cui dò il fac-simile, sia rimasta, sino ad ora, sconosciuta, non credo. Il Calvi dichiara d’aver avuto nelle mani, oltre la posseduta dal conte Lodovico da Schio, l’esemplare di un’altra, custodito nell’Archivio de’ Domenicani di Santa Corona in Vicenza. Nulla fa pensare ch’essa potesse essere la illustrata dal Mazzucchelli e dall’Armand. Lo deduco dalla testimonianza stessa del Calvi, che, citando in suffragio della sua testimonianza l’autorità di Michelangelo Zorzi, un altro erudito vicentino del tempo, il quale l’aveva pure veduta, si fa a dichiararla «poco diversa» da quella, che custodivasi presso