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210 | bernardo morsolin |
Ma l’Armand, che pure avea percorso l’Europa e tenuto conto delle medaglie da lui vedute, non fa cenno d’alcun esemplare, che gli cadesse sott’occhio. Ne parla, invece, sull’autorità del Mazzucchelli, discordando da lui in un accessorio di poco momento. Vi differisce cioè nel qualificare l’arnese, circondato di fiamme, scolpito nel rovescio, qualificandolo non un elmo, quale parve al Mazzucchelli, ma un globo. Dall’insieme apparisce che con la medaglia siasi voluto commemorare non tanto il nome del celebre frate, quanto il fatto più strepitoso della sua vita, vale a dire la pace di Paquara.
Ora devo dire che la medaglia, coniata in onore di frate Giovanni da Vicenza, illustrata dal Mazzucchelli e dall’Armand, non è la sola. Contemporaneamente al Mazzucchelli faceva parola di un’altra, posseduta dal conte Lodovico da Schio, il Calvi, un erudito raccoglitore di notizie copiose sugli scrittori vicentini. Ma la descrizione, ch’egli ne dà, non è così particolareggiata da togliere motivo a qualsiasi desiderio. Il Calvi non accenna nè alla dimensione, nè alla posa del busto nel diritto. Del diritto reca la sola leggenda: - F • IOANN • SCLEDVS • VICENT • ORD • PRAEDICAT. - Quanto al rovescio, riferisce che vi si rappresentava una Pace, seduta, avente fra le mani una torcia inversa, in atto di appiccar fuoco ad alcuni attrezzi militari, prossimi a due figure in piedi, la Discordia e la Guerra, con all’ingiro la leggenda - PACEM • MEAM • DO • VOBIS -.
La notizia, lasciata, come che si voglia, dal Calvi1, non è sfuggita al Magrini, che di frate Giovanni da Schio scriveva alcuni cenni, volge oltre
- ↑ Calvi, Biblioteca degli Scrittori Vicentini, Tom. I, pag. 35. Vicenza, 1772.