Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro I/Capitolo 41

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Della gran forza della assuefattione, et della necessità di cominciar à buon’hora à resistere al male. Cap. XLI.

E adunque necessario, che volendo essere virtuosi facciamo violenza à noi medesimi, ma questa violenza è accompagnata da fatica, et da dolore, per la lutta, et repugnanza della parte sensuale, la quale pugna, come è detto, la maggior parte de gli huomini non vogliono sopportare. Et per questo importa sopra modo ad assuefarsi à voler il bene, et aborrire il male sino dalla più tenera età, pèrcioche la forza della consuetudine, è grandissima nell’una parte, et nell’altra, et da lei nasce l’operare non solo senza dolore ma con facilità, et diletto. Onde un gran savio del mondo lasciò scritta questa sentenza, Non è di poca importanza anzi è il capo, et la somma della cosa, l’essere altrui avvezzo in una, o in un’altra maniera. Et è questo cosi vero, che etiandio nelle cose contrarie et moleste della natura, la consuetudine ha potere di farle dilettevoli; hor quanto più potria farlo nelle cose che hanno conformità con la natura, come è la virtù? conciosia che nell’huomo restino anchora molti semi d’una certa inclinatione al bene, al giusto, et all’honesto, ma questi semi per loro stessi anchor piccoli, et nascosti, conviene andarli scoprendo, et nutrirli, accrescerli, et cultivarli, acciò non siano suffocati dalle contrarie inclinationi, non altrimenti che vediamo avvenire d’un campo grasso, il quale se non è cultivato, altro non produce che copia grande di herbe inculte, et di spine. La onde la scrittura santa in molti luoghi ci ammonisce à cominciar di buon’hora questa cultura spirituale, sbarbando [p. 24v modifica]le herbe nocive, che questa nostra carne germoglia di continuo, per se medesima; è scritta nel libro della Genesi questa sentenza proferita da Dio medesimo: I sensi et i pensieri del cuore humano sono proni et inclinati al male sino dalla giovanezza sua. Et Salomone ne i Proverbii mostrando la gran forza della consuetudine riferisce questo antico detto: Il giovanetto secondo la via sua, cioè secondo la maniera del vivere, alla quale si appigliarà ne i primi anni, quando invecchiarà non si partirà da quella. Et alcuno espositore in quel luogo ha detto, che la lettera, et testo Hebreo, ammonisce i padri ad instituire, et introdurre per buona via i figliuoli mentre sono giovanetti, et che di questo consiglio, rende la scrittura quella ragione perche diventando vecchi non si partiranno dal camino dove già sono assuefatti, et l’un senso, et l’altro è vero, onde il Savio nell’Ecclesiastico diceva cosi: Hai tu figliuoli? ammaestragli, et piegali dalla fanciullezza loro; con la qual voce di piegare, ci dà ad intendere avvenire ne gli huomini, cone ne gli arbuscelli teneri, che facilmente si piegano à quella parte, che altrui vuole, et con mediocre industria appoggiati ad alcun palo crescono diritti, et belli, la dove indurati et distorti più presto si rompono che si torcano. Molti altri luoghi si potriano adurre delle sacre scritture, ma per non esser più lunghi concludiamo due cose; la prima, che troppo s’inngannano coloro, i quali ammaestrano i loro figliuoli in ogni altro studio, che in quello del timor di Dio, et della vera bontà, come se questa fusse cosa di poco momento, ò facilmente per se medesima si appiccasse à gli animi de i giovani, quando già sono pervenuti alla perfetta discrettione, et cominciato à pratticare con molti, nella istessa guisa che si vede che la conversatione civile insegna una certa creanza, et un modo di saper trattare con gli altri, cose che hanno solo un’ombra, et non solidità della vera bontà; onde questi tali che cosi sentono, mostrano d’intendere poco in qual mondo noi habitiamo, con qual avversario ci convenga combattere, ch’è il demonio, nimico astutissimo, et avidissimo della nostra perditione; et finalmente non considerano di qual carne noi siamo circondati, inferma, et debole al bene, ma gagliarda, et prontissima al male. Et per questo seguita la seconda conclusione, che facendo bisogno di armarci di molte armi contra tanti nimici, è necessario esercitarsi da gli anni più teneri in questa battaglia spirituale, sin tanto che l’habito della virtù habbia fatto in noi alte radici, et resti talmente per la divina gratia et per la buona, et continuata educatione et per i frequenti atti virtuosi, debilitata, et mortificata, questa nostra sensualità, che già non ci sia più amarezza, et pena, ma suavità, et diletto nell’osservanza della legge di Dio. Et questo è quello, che ci insegna san [p. 25r modifica]Paolo quando scrivendo à gli Hebrei dice cosi: Ogni disciplina da principio, et nel presente non par di diletto, anzi di dispiacere, ma dapoi, à coloro che per lei sono stati esercitati, partorirà frutto di somma pace, et giustitia.