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LIBRO

le herbe nocive, che questa nostra carne germoglia di continuo, per se medesima; è scritta nel libro della Genesi questa sentenza proferita da Dio medesimo: I sensi et i pensieri del cuore humano sono proni et inclinati al male sino dalla giovanezza sua. Et Salomone ne i Proverbii mostrando la gran forza della consuetudine riferisce questo antico detto: Il giovanetto secondo la via sua, cioè secondo la maniera del vivere, alla quale si appigliarà ne i primi anni, quando invecchiarà non si partirà da quella. Et alcuno espositore in quel luogo ha detto, che la lettera, et testo Hebreo, ammonisce i padri ad instituire, et introdurre per buona via i figliuoli mentre sono giovanetti, et che di questo consiglio, rende la scrittura quella ragione perche diventando vecchi non si partiranno dal camino dove già sono assuefatti, et l’un senso, et l’altro è vero, onde il Savio nell’Ecclesiastico diceva cosi: Hai tu figliuoli? ammaestragli, et piegali dalla fanciullezza loro; con la qual voce di piegare, ci dà ad intendere avvenire ne gli huomini, cone ne gli arbuscelli teneri, che facilmente si piegano à quella parte, che altrui vuole, et con mediocre industria appoggiati ad alcun palo crescono diritti, et belli, la dove indurati et distorti più presto si rompono che si torcano. Molti altri luoghi si potriano adurre delle sacre scritture, ma per non esser più lunghi concludiamo due cose; la prima, che troppo s’inngannano coloro, i quali ammaestrano i loro figliuoli in ogni altro studio, che in quello del timor di Dio, et della vera bontà, come se questa fusse cosa di poco momento, ò facilmente per se medesima si appiccasse à gli animi de i giovani, quando già sono pervenuti alla perfetta discrettione, et cominciato à pratticare con molti, nella istessa guisa che si vede che la conversatione civile insegna una certa creanza, et un modo di saper trattare con gli altri, cose che hanno solo un’ombra, et non solidità della vera bontà; onde questi tali che cosi sentono, mostrano d’intendere poco in qual mondo noi habitiamo, con qual avversario ci convenga combattere, ch’è il demonio, nimico astutissimo, et avidissimo della nostra perditione; et finalmente non considerano di qual carne noi siamo circondati, inferma, et debole al bene, ma gagliarda, et prontissima al male. Et per questo seguita la seconda conclusione, che facendo bisogno di armarci di molte armi contra tanti nimici, è necessario esercitarsi da gli anni più teneri in questa battaglia spirituale, sin tanto che l’habito della virtù habbia fatto in noi alte radici, et resti talmente per la divina gratia et per la buona, et continuata educatione et per i frequenti atti virtuosi, debilitata, et mortificata, questa nostra sensualità, che già non ci sia più amarezza, et pena, ma suavità, et diletto nell’osservanza della legge di Dio. Et questo è quello, che ci insegna san