Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro I/Capitolo 40

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Che pochi son quelli che combattino legitimamente. Cap. XL.

Ma nondimeno pochi sono quelli, che invaghiti da dovero di quella nobile corona, che l’Apostolo Paolo ci mostra, voglino combattere legitimamente, et far un poco di violenza à se medesimo, anzi si lasciano trasportare dall’impeto dell’appetito, et di questa nostra concupiscenza carnale, come da un rapidissimo torrente, che finalmente conduce al mare della eterna condennatione. Et perche non s’attende à buon’ hora a metter freno a i sensi, che non corrano strabocchevolmente ne i loro obietti, et non si assuefanno gli huomini da principio al timor di Dio, et all’amor della virtù, et la buona educatione christiana è grandemente negletta, di qui è che i peccati, et le iniquità abondano in modo, che quasi è rinovato lo stato precedente al diluvio universale, di cui la scrittura dice, [p. 24r modifica]Omnis caro corruperat viam suam, ogni carne, cioè tutti gli huomini havevano corrotta, et contaminata la via loro. E adunque grande, come habbiamo detto, la pronità, et inclinatione nostra al peccato, et come che verissimo sia, che non potiamo superarla senza l’aiuto della divina gratia; è però ancho vero che noi debbiamo accettare, et cooperare con la divina gratia, la quale ci previene, et ci eccita, et ci è offerta dal benignissimo Iddio, come una armatura forte contra tutti i vitii; ma perche l’huomo è libero, et opera liberamente, può non accettare la gratia, et può per sua infingardaggine lasciarsi vincere dall’appetito disordinato, et dal gusto de i diletti presenti; onde è necessario, che l’huomo si facci una certa forza, et violenza, et come S. Paolo dice, castighi il corpo suo, et lo riduca in servitù della ragione, ricordandosi della sentenza del Salvatore, che dice, che il regno de i Cieli patisce forza, cioè si può, et deve prendere per forza, et i violenti son quelli che lo rapiscono.