Trattato di architettura civile e militare I/Trattato/Libro 1/Capo 10

Trattato - Libro 1 - Capo 10

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CAPO X.

I Legni.

Ultimamente è da considerare delle nature dei legni, dove prima è vedere qual tempo sia più accomodato, acciò siano durabibili, per tagliarli. Alcuni antichi (1) ebbero opinione che nel mese di novembre e di dicembre, a luna tendente verso la corruzione, sia convenientissimo, acciocchè non si putrefaccino, assegnando questa ragione che in quel tempo l’umore, corruzione dei legni, per l’autunno passato, e per il freddo allora presente, e per l’aspetto della luna, è quasi consumato. Ma io per la medesima ragione indico il tempo congruo a questo essere ottobre, più presto o più tardi, secondo che le piogge sono moltiplicate: perchè la corruzione non procede se non dall’umido mal digesto dal caldo, se non fosse alterazione di continente. Adunque in quel tempo che le piante hanno in sè meno calidità e umidità è conveniente tagliarle, dove essendo l’autunno stagione fredda e secca a comparazione delle altre, massime verso il fine, ne seguita apertamente lo intento. Secondo la sentenza di Palladio e Plinio (2), in prima debbano le piante essere tagliate insino alla midolla, cioè da una banda, e così per alquanto tempo diritte lasciate stare, dove per quella incisione ogni [p. 152 modifica]superflua umidità sarà evacuata; a questa via osservare lo prime regole assai mi piace. Ma Vitruvio dice il legname doversi tagliare in principio dell’autunno, prima che il vento nominato Favonio, ovvero ponente, cominci a regnare.

Ora discendendo alle particolari nature e diverse dei legni, prima è da dire di quelli che si mantengono in acqua; i quali sono questi: il salce, il larice, l’ontano, la quercia, l’olivo sopra a tutti, ma bisogna sieno posti in acqua o sotto terra verdi, perchè secchi non sostengono. Et è da sapere che se i detti legni prima che sotto terra o acqua sieno posti, saranno abbrustoliti, faranno maggiore resistenza. Questi altri sono che resistono sopra all’acqua al coperto, cioè il castagno, il faggio, il populo bianco e nero, l’abete, il tiglio: l’olmo e il frassino sono buoni per chiavi e catene di mura. Alcuno altre differenze di legno si trova utili a lavori, dei quali conseguentemente è da determinare. Il cedro è arbore altissima, odorifera e gentile, del quale se ne fa travi e lavori perpetui: di questo assai era nel tempio di Salomone e nel tempio di Diana (3): trovasi in Africa, in Candia e in Soria. Un’altra specie di larice si trova appresso alla riva del Po e nei lidi del mare Adriatico, che sostiene mirabilmente all’acqua e al fuoco, come per esperienza fu visto a tempo di Iulio Cesare. Il noce e il pero a fare intagli sono attissimi e ad altri figurati lavori. La palma messa per trave, ovvero per sostegno di alcun peso, verso il pondo a contrario degli altri si piega (4), secondo che scrive Vitruvio. Alcuni affermano l’abete nel tempo della congiunzione della luna scortecciato, posto nell’acqua non si corrompe. Per i militi di Alessandro Magno furono trovati in Thilo isola del mare rosso arbori de’ quali furono fatte navi (5), e di queste si vidde essere durate anni dugento in fondo di mare, e dall’acqua quasi al tutto illese: credesi per alcuno sia il legno Sethim del quale disse Dio a Moisè facesse l’Arca Fedra (6). Alcuni altri legni odoriferi sono atti a fare casse e [p. 153 modifica]altri piccoli lavori, cioè il cipresso, il pino e iunipero: vero è che spesse volte si fendono, ma questa proprietà hanno in sè che da tarli o altri vermi non sono vessati o maculati. Alcuni altri sono inutili ad ogni lavoro come la farnia (7), il cerro, il faggio, se non ad alcuni istrumenti bellici non pertinenti a quest’arte. È così posto fine al primo trattato, dove si doveva considerare delle parti comuni agli altri.

  1. Vitruvio lib. II. 9. Columella De re rustica XI. 2. 11.
  2. Palladio (Novemb. 15.) Plinio (XVI. 74.). Dalle parole che l’autore cita da Palladio, risulta essersi servito dell’antico suo volgarizzamento.
  3. Lib. I. Regum, V. VI. VII. Vitruvio II. 9.
  4. Plinio XVI. 81, non Vitruvio.
  5. Plinio XVI. 80. Alexandri Magni comites prodiderunt, in Tylo Rubri maris insula arbores esse etc.
  6. Arca Foederis (Exod. XXV).
  7. Quercus latifolia.