Trattato di archeologia (Gentile)/Arte romana/II/Secondo periodo/Architettura/VI
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VI. I monumenti degli Antonini e dopo gli Antonini.
Tanto fervore d’operosità presto s’allentò sotto gli Antonini, che per massima parte s’accontentarono di restorare gli edificî danneggiati da incendî o da altri disastri. Pure un bell’edifizio abbiamo del tempo d’Antonino Pio, successore di Adriano, ed è il tempio che, eretto in onore della moglie sua Faustina, il Senato poi dedicò al nome anche dell’imperatore, dicendolo d’Antonino e Faustina; di esso ancor oggi rimane parte del muro della cella e il pronao con belle colonne, che racchiudono la chiesa di S. Lorenzo in Miranda (ved. tavola 66)1. Il tempio era esastilo, d’ottimo stile corinzio, con ricca eleganza d’ornamenti; sull’architrave delle colonne è scolpito un frammento di fregio con bellissimi ornati di fiorami, di grifi, di candelabri, di vasi, che stettero come modello di stile classico e fondamento di continue variazioni nell’ornamentazione architettonica dei secoli seguenti.
Lucio Vero e Marco Aurelio alla memoria di Antonino eressero una colonna di granito rosso, trasportata dall’Egitto, della quale rimane, pregevole monumento per la storia della scoltura, la base. Resta ancora intera la colonna che il popolo e il Senato consacrarono a M. Aurelio, imitando quella di Trajano; forse sorgeva davanti ad un tempio consacrato all’imperatore. Anch’essa è tutta istoriata di rappresentazioni guerresche; ha nell’interno una scala che mette alla cima, sulla quale da Sisto V fu posta la statua di S. Paolo (ved. tav. 67)2.
Di un arco di M. Aurelio, pur esso eretto in memoria delle guerre contro i Marcomanni, rimanevano nell’anno 1600 ruine presso il Corso; alcuni suoi bassirilievi si conservano nel Museo del Campidoglio.
Dopo M. Aurelio e Commodo non cessarono le grandi e magnifiche costruzioni, anzi l’architettura romana, animata di una vera, propria e robusta vita, si prolungò assai più lontana che non altra delle arti sorelle; ma quanto al gusto e alla bellezza delle forme, incominciò la decadenza, sfoggiandosi tanto più in pompa e ricchezza quanto più perdevasi d’armonia e di semplicità. Grandi edifizî sorgevano in Roma, in Italia, nelle provincia d’Occidente, in quelle d’Asia e d’Africa, e in essi conservavasi sempre la grandiosa solidità romana; ma gli elementi architettonici venivano da nuove forme alterati, cessando d’esser parti integranti della costruzione per diventare semplici elementi ornamentali, e sovraccaricandosi di decorazione. La semplicità delle linee verticali ed orizzontali si volle variata con linee spezzate di cornicioni sporgenti e di nicchioni; la bella armonia delle proporzioni fu alterata per un continuo sforzo a conseguire effetti variati e nuovi ed una ricca apparenza. A questo fortemente contribuì il gusto orientale dei popoli asiatici assoggettati a Roma, quando una stirpe imperiale di origine siriaca ebbe il dominio dell’Impero, la stirpe discendente da Bassiano, sacerdote del Sole in Emesa, dai membri della quale vennero Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, madre di Caracalla e Geta, e Giulia Mesa, madre di Soemia e di Giulia Mammea, da cui nacquero poi Elagabalo e Alessandro Severo. Indi i culti orientali d’Iside, di Mitra e del Sole, che in Roma già s’erano insinuati, si fecero più diffusi e più splendidamente celebrati3; indi coi nuovi culti nuovi sentimenti, e novità di forme e strana pompa d’ornamenti nell’arte, e infine la decadenza di essa.
Tavole
La Colonna onoraria a Marco Aurelio (in Piazza Colonna a Roma).
Tavola 67. — Ved. Strack, Baudenkmäler des alten Rom, tav. 18; cfr. il nostro testo a pag. 282, nota 1.
Note
- ↑ Ved. Borsari, Topografia di Roma antica, cit., pag. 211. Una delle opere più importanti nei lavori d’escavo del Foro romano fu l’isolamento del tempio, dietro alla cui area si può ora liberamente passare fra il templum Sacrae Urbis e la Basilica di Costantino (Ved. l’Appendice sugli scavi del Foro romano).
- ↑ Intorno alla colonna di Marco Aurelio è uscito un lavoro esauriente per cura del Petersen e del Domazewski con le contribuzioni del Mommsen e del Calderini: Die Marcussäule auf Piazza Colonna in Rom, herausgegeben von E. Petersen und von Domaszewski, mit Beiträgen von Mommsen und G. Calderini, Monaco, Bruckmann, 1896. Cfr. R. Schröder, Germanische Rechtssymbolik anf der Marcussäule (Neue Heidelberger Jahrbücher, VIII, 2 pag. 248 e segg.).
- ↑ Ved. C. Reichel, De Isidis apud Romanos cultu. Berlino, Schade, 1849; L. Preller, Les dieux de l’ancienne Rome. trad. Dietz, II partie: Cultes égyptiens: Isis et Sérapis; G. Lafaye, Histoire du culte des divinités d’Alexandrie (Sérapis, Isis, Harpocrate et Anubis). Parigi, Thorin, 1884; A. Veyries, Les figures criophores dans l’art grec, l’art gréco-romain et l’art chrétien. Parigi, Thorin, 1884.