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Architettura. 283

lezza delle forme, incominciò la decadenza, sfoggiandosi tanto più in pompa e ricchezza quanto più perdevasi d’armonia e di semplicità. Grandi edifizî sorgevano in Roma, in Italia, nelle provincia d’Occidente, in quelle d’Asia e d’Africa, e in essi conservavasi sempre la grandiosa solidità romana; ma gli elementi architettonici venivano da nuove forme alterati, cessando d’esser parti integranti della costruzione per diventare semplici elementi ornamentali, e sovraccaricandosi di decorazione. La semplicità delle linee verticali ed orizzontali si volle variata con linee spezzate di cornicioni sporgenti e di nicchioni; la bella armonia delle proporzioni fu alterata per un continuo sforzo a conseguire effetti variati e nuovi ed una ricca apparenza. A questo fortemente contribuì il gusto orientale dei popoli asiatici assoggettati a Roma, quando una stirpe imperiale di origine siriaca ebbe il dominio dell’Impero, la stirpe discendente da Bassiano, sacerdote del Sole in Emesa, dai membri della quale vennero Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, madre di Caracalla e Geta, e Giulia Mesa, madre di Soemia e di Giulia Mammea, da cui nacquero poi Elagabalo e Alessandro Severo. Indi i culti orientali d’Iside, di Mitra e del Sole, che in Roma già s’erano insinuati, si fecero più diffusi e più splendidamente celebrati1; indi coi nuovi culti nuovi sentimenti, e novità di forme e strana pompa d’ornamenti nell’arte, e infine la decadenza di essa.

  1. Ved. C. Reichel, De Isidis apud Romanos cultu. Berlino, Schade, 1849; L. Preller, Les dieux de l’ancienne Rome. trad. Dietz, II partie: Cultes égyptiens: Isis et Sérapis; G. Lafaye, Histoire du culte des divinités d’Alexandrie (Sérapis, Isis, Harpocrate et Anubis). Parigi, Thorin, 1884; A. Veyries, Les figures criophores dans l’art grec, l’art gréco-romain et l’art chrétien. Parigi, Thorin, 1884.