Trattato completo di agricoltura/Volume II/Piante tintorie/6
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dello zafferano.
§ 842. Lo zafferano (crocus sativus) è una pianta originaria dell’Asia, e la cui coltivazione era anticamente in Italia assai più diffusa che oggidì. Questa pianta si coltiva pel color giallo che si ottiene dai pistilli del fiore, raccolti e fatti disseccare. Più che alla tintura, serve alla preparazione degli alimenti ed alla colorazione delle paste.
Lo zafferano quantunque originario de’ paesi caldi, ormai è coltivato quasi in tutta Europa, ove la temperatura jemale non scenda al disotto di -15°, e s’adatta a qualunque terreno purchè sia sciolto, ricco ed asciutto.
Concimato e ben lavorato il terreno si piantano i bulbi dello zafferano in giugno od in luglio, facendo dei solchi nel terreno colla zappa o coll’aratro alla distanza di 0m,40 circa fra l’una e l’altro, nei quali si adagiano i bulbi a 0m,10 di profondità ed a 0m,10 circa di distanza fra loro, ricoprendo poi con terra. Così un ettaro contiene da 50,000 a 100,000 bulbi, ossia da 20 a 40 ettolitri, del peso di 48 chilogrammi ciascuno. I bulbi hanno un valore di circa 10 franchi all’ettolitro.
I fiori cominciano a comparire dal settembre all’ottobre, secondo che il clima sia più o meno caldo. Nel primo anno sono pochi, e si raccolgono i pistilli ogni due giorni, in modo che l’operazione dura circa 15 giorni. Alcuni colgono tutto il fiore, ed a casa ne separano i pistilli, tagliandoli ove incominciano a prendere un color biancastro. Terminato questo raccolto si zappa leggermente il campo, falciando previamente il fusto residuo della pianta. Alla primavera seguente si rinnova una zappatura, la quale si ripete nel caso che il terreno s’ingombrasse d’erbe; procurando sempre di fare queste operazioni in tempo asciutto.
Il raccolto dei fiori nel secondo anno è più considerevole di quello del primo, e si fa nelle istesse epoche, cogliendo ogni giorno nei primi otto, ed ogni due giorni per altri otto giorni consecutivi.
Se non conviene continuare la medesima coltivazione per un terzo anno, si levano i bulbi dal terreno, si mondano, e si conservano in luogo asciutto per una nuova piantagione.
Il raccolto del fiore esige molte precauzioni, e non può essere fatto convenientemente se non da chi vi è interessato. Generalmente sono le donne ed i ragazzi che coll’unghia staccano il fiore rasente il terreno e lo ripongono in un cesto. Alla sera si depongono i fiori sopra un tavolo, intorno al quale si mettono le persone, le quali staccano parimenti con l’unghia i pistilli e li ripongono in una scodella. In seguito i pistilli vengono disseccati al sole od al fuoco; il secondo metodo è migliore dei primo, perchè lascia minor umidità.
Il prodotto medio di un ettaro, nel primo anno, è di circa 10 chilogrammi di zafferano secco, e nel secondo di 40 chilogrammi.
Questa pianta ha un grande nemico nei sorci di terra, i quali in poco tempo possono guastare moltissimi bulbi, ed in un rizoctono o fungo parassito color bleu che attacca il bulbo.
La coltivazione dello zafferano è attualmente limitata in alcune località, più per abitudine, che per un vero utile; e d’altronde non conviene che al coltivatore con numerosa famiglia, non potendosi coltivare coll'opera di giornalieri pagati.
§ 843. Vi sono altre piante che forniscono una materia colorante, quali sarebbero lo zafferanone (cartamus tinctorius) che dà un color scarlatto, l’oricella (rocella tinctoria) un color porpora carico, il somaco (rhus coriaria) che tinge in nero, ecc., ma di queste al giorno d’oggi l’Agricoltura se ne occupa ben poco, atteso il loro scarso prodotto.