Trattato completo di agricoltura/Volume II/Piante da frutto/5
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moltiplicazione dell’ulivo.
§ 871. Pochissime piante possono essere moltiplicate in così svariati modi quanto l’ulivo. Si possono aver piante dai semi, dalle talee semplici o ramificate, dagli occhi o protuberanze gemmifere che si trovano sulle radici, dette uovoli, dai polloni staccati dalla base del tronco o dalle radici superficiali, e dalle piante selvatiche innestate.
1.° La semina è il miglior mezzo per aver piante durevoli, sane e vigorose, siccome quelle che al tempo del trapiantamento sono le meglio fornite di radici. Il seme dell’ulivo abbandonato a sè non germinerebbe che dopo due anni di dimora nel terreno, epperciò una volta questo metodo era pochissimo usitato. Per abbreviare questo tempo di germinazione Gasquet immaginò di far macerare i nocciuoli per due o tre giorni in una lessiva molto alcalina, la quale togliendo l’untuosità del guscio, permettesse l’ingresso dell’umidità nell’interno del seme; in tal modo la germinazione succedeva nello stesso anno. Allo stesso intento Gasparin nel 1822 immaginò di sbarazzare il seme dal guscio, rompendo quest’ultimo, e facendo ammollire il mandorlo interno in una poltiglia di terra argillosa e sterco vaccino; intriso poi ricoperto il seme di questo composto si semina e nasce pure nello stesso anno. Pel semenzajo si prepara la terra in ajuole ben esposte, lavorata profondamente e concimata riccamente; vi si tracciano dei solchi distanti 0m,25 l’uno dall’altro, profondi 0m,05 ed in essi, verso la fine di febbrajo vi si gettano i semi distanti fra loro 0m,03. Mantenute queste ajuole ben fresche e monde dalle erbe, la germinazione ha luogo verso il mese di luglio, e per l’autunno le pianticelle hanno raggiunte un’altezza di 0m,16 circa. Qualora temasi il freddo dell’inverno si coprirà con sarmenti e foglie secche, o rami di piante a foglie sempre verdi. Nell’anno seguente si continua ad inaffiare e tener monde le ajuole dalle erbe, e nell’ottobre, o meglio forse nella primavera seguente del terzo anno, si possono trasportare le pianticelle nel vivajo, tenendole distanti 0m,80 in quinconce, preparando la terra destinata al vivajo lavorata profondamente e mista ad abbondante concime ben scomposto, irrigando od inaffando specialmente nel primo anno, e sarchiando frequentemente per mantenere netto e soffice il terreno.
2.° Le talee dell’ulivo possono essere formate da pezzi di rami lisci e vigorosi del diametro di circa 0m,02, lunghi 0m,25 (fig. 189) conficcati nel terreno che serve di primo vivajo alla profondità di 0m,20, ed a 0m,30 fra loro. Questi pezzi di rami vengono dapprima mondati dai ramicelli laterali. Nel primo anno si lasciano germogliare tutti i getti della talea, ma nella primavera del secondo o del terzo, si conserva soltanto il getto più vegnente e più vicino alla terra, tagliandone la parte superiore, e sostenendo il conservato con un paletto.
La talea talvolta è munita di tallone (fig. 190), e si fa staccando i giovani rami che nascono sui rigonfiamenti gemmiferi, detti comunemente uovoli, che sorgono dalle escrescenze del fondo o dal bordo delle ferite. Questi rami devono avere almeno la lunghezza di 0m,30 e si staccano conservando alla loro base un tallone formato da due o tre centimetri quadrati di scorza. Si piantano in vivajo e nei primi tre anni ci comportiamo come per le talee di rami lisci.
La talea ramificata (fig. 191) proviene da un ramo munito de’ suoi rametti, che si adagia orizzontalmente entro un solco praticato nel vivaio, profondo 0m,20 dalla parte ove il ramo è più grosso, e 0m,10 dalla parte più sottile, i rametti che si conservano da una sol parte, e che guardano fuori terra, vengono tagliati in modo che non si vedano che due occhi. Questi rami, cui si prestano le medesime cure delle altre talee, mandano radici inferiormente ad ogni ramo che sorge da terra, cioè dal nodo del ramo di contro, e che fu tagliato via: quando si riconoscano radicate quelle talee, si levano dal terreno e si tagliano in tanti pezzi quanti sono i ramicelli perpendicolari che siano inferiormente muniti di radici. Si possono far talee anche con pezzi di radice.
3.° Il metodo che anticamente si usava di preferenza era quello di formare il vivajo cogli uovoli o protuberanze gemmifere già indicate. Gli uovoli si staccano sotterra dalle grosse piante di ulivo; essi nascono sul grosso delle radici ed hanno la figura d’un grossissimo uovo. I migliori sono quelli che hanno pelle liscia, dilicata e biancastra; si staccano con un colpo netto di accetta dato alla loro base, qualora siano poco aderenti; altrimenti adopera una sega, poi si tenta di staccarli con uno scalpello appena che si possa. Gli uovoli devono essere cavati con diligenza onde non mandarli in pezzi, nè se ne deve cavare più di quattro o cinque per pianta, risparmiando quelli che si trovano sulle radici principali, e sovra tutto non guastando di troppo le radici per cavarneli. Gli uovoli che per avventura fossero stati scoperti di terra, sono da trascurarsi siccome di scorza troppo indurita; quelli che fossero più grossi del pugno d’una mano si possono dividere, segandoli pel lungo o pel traverso come torna meglio, dovendosi però aver cura che ciascuna porzione sia munita di quattro o cinque occhi, o prominenzette gemmifere.
Meglio poi che tormentare molte piante per avere gli uovoli, sarebbe il levare un intiero ceppo di ulivo, poichè da una sola pianta se ne possono cavare circa 100, i quali per la massima parte sono divisibili. Gli uovoli si conservano anche per un mese nella sabbia asciutta, difesi dall’aria e dal sole, usando diligenza affinchè non si spelino.
Preparato il terreno pel vivajo, quando la temperatura media sia di circa +10°, si fanno tante buche larghe 0m,35 e profonde 0m,30, distanti l’una dall’altra 0m,80 in quinconce. Il fondo della buca si ricopre con 0,10 di buon concime minuto e consumato, acciò più non fermenti; sopra vi si metta 0,10 di buona terra mista a concime polverulento, e singolarmente a ceneri. Ciò fatto, si prendono gli uovoli in mano, in modo che gli occhi sieno rivolti all’insù verso il palmo, s’immergono in un recipiente che contenga una poltiglia alquanto liquida di sterco vaccino, e poi si aspergono di terra ben fina ed asciutta tuffandoli in un cavagno che ve la contenga. Così preparato l'uovolo si adagia nel mezzo della buca, e lo si copre con terra grassa come la sottoposta. Al posto di ogni uovolo giova piantare un paletto il quale, serve a fissarne il posto, affine di poter ismuovere la terra e sarchiare senza guastarne i germogli.
Gli uovoli germogliano in 30 o 40 giorni circa, ed in questo frattempo abbisogna ogni dieci o dodici giorni smuovere leggiermente e diligentemente la terra della buca, con un pezzetto di legno fatto a spatola, acciò i germogli escano con maggior facilità. Se la stagione è asciutta conviene adacquare ogni otto giorni; epperò sarà bene fare i vivaj in vicinanza dell’acqua. Quando cominciano a spuntare i teneri germogli, bianchi e tenerissimi, abbisognerà osservare che fra i molti (da sei a dieci) che sorgono da un uovolo, alcuni sono ciechi in vetta, ed altri gettano a mazzetto; tutti questi sono da levarsi, strappandoli con un dito posto sotterra, onde non ismuovere il ceppetto. Si conserveranno quelli che si presentano appuntati e robusti, tanto più se provenienti dal centro dell’uovolo e di questi se ne lasceranno in seguito due soli, i meglio vegnenti, per essere allevati, fissandoli intanto al paletto che servì d’indicatore pel posto dell’uovolo; continuando poi a togliere ogni altro germoglio che sorgesse. Dopo il primo anno, dei due virgulti se ne conserva uno solo ed il migliore, cioè il più dritto e più vegeto.
4.° Un modo assai spedito per propagare l’ulivo è quello dei polloni levati al piede delle piante, i quali di solito hanno anche qualche poco di radici. Di questi polloni ne sorge un gran numero tra l’inserzione della radice ed il tronco, e sulle grosse radici che scorrono a fior di terra, o che sieno state ferite. Negli anni nei quali muojono gli ulivi, e che le radici si conservano, questi polloni sono abbondantissimi. Per averli migliori se ne lascia un minor numero, scegliendo i più vegeti e tagliando gli altri presso la radice. Quelli che furono conservati si ricoprono maggiormente di terra se sorgono troppo superficiali; in tal guisa si lasciano per due o tre anni, ossia fino a quando abbiano acquistato un diametro dì 0m,03; allora si staccano dalla pianta madre, conservando loro il massimo numero di radici, e si dispongono in vivajo a 0m,80 di distanza in quinconce, se si vogliono in seguito trapiantare.
È però da notarsi che le talee d’ogni sorta, come i polloni, e spesso anche gli uovoli danno piante di poca durata e che meno resistono al freddo; per quanto, almeno colla talea, si conservi senza bisogno d’innesto, la varietà con tutti i suoi speciali caratteri.
5.° Nelle località ove l’ulivo nasce allo stato selvaggio fra i boschi de’ monti, può trarsi buon partito da quelle pianticelle che non siano guaste e malconcie dal dente del bestiame; fra queste scelgonsi quelle di uno o due anni, ripiantandole in un vivajo a 0m,80 di distanza per ogni parte.
6.° L’innesto è necessario per le piante ottenute da semi, pei polloni messi fuori dal tronco al di sotto dell’innesto o sulla radice, e per le piante selvatiche testè accennate.
L’ulivo riceve quasi ogni sorta d'innesto. I più usitati sono quelli a scudo (fig. 192), ed a cannello o zuffolo (fig. 193) per le giovani piante di vivaj, quando le cacciate hanno due o tre anni, ossia circa 0,02 di diametro, e che conservano pelle liscia e vegetazione vigorosa; quando le piante sono più adulte è meglio usare l’innesto a corona (fig. 194).