Trattato completo di agricoltura/Volume II/Del Noce
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del noce.
§ 899. Il noce (juglans regia, fig. 236), l’albero fruttifero più maestoso de’ climi temperati, precede di poco il castagno nella zona di temperatura, fiorisce a +12°, e matura il frutto in settembre. Teme però assai le tarde brine, perchè muove assai presto mostrando quasi immediatamente il fiore, e così può talvolta andar fallito il raccolto de' frutti.
Il noce è una di quelle piante che danno svariatissimi prodotti. Infatti il seme può essere mangiato verde e secco; secco, dà un olio commestibile eccellente, ed adoperato nelle arti e specialmente nella pittura, perchè essiccativo. Il legno poi del suo tronco è apprezzatissimo per la confezione delle mobiglie, riuneudo alla durezza e forza, una bellissima macchia. Il noce insomma è una di quelle poche piante che se in 1000 metri quadrati di terreno se ne contano tre, queste non di rado superano il valore del fondo. Ed ecco perchè ormai non se ne riscontra che ben poche. L’amore del guadagno, scusato dalla molt’ombra che fa la pianta, e che impedisce quasi ogni coltivazione sotto di essa, fa sì che tutti i nuovi acquirenti di fondi atterrano le noci per compensarsi in parte delle spese, quando i venditori sin dapprima non abbiano fatta la stessa cosa dicendo che tanto e tanto il terreno vale lo stesso, e che atterrandole ricavano due volte il valore di quel pezzo di terra ove si trovavano. Almeno poi in seguito si pensasse a rimettere qualche novella pianta, ma non succede così: il noce non comincia a dar mediocre frutto che a 25 anni, e solo a 60 anni è nel vigore del suo prodotto. Chi dunque s’adatterebbe oggidì ad aspettar tanto tempo? Nessuno o ben pochi. Lo può fare il coltivatore possidente, e questi pure quando abbia l’occhio innanzi, e che non limiti alla durata della propria vita le migliorie che vuol fare al fondo. I proprietarj non coltivatori ben di rado farebbero tal cosa, perchè o non ne conoscono l’utile, o perchè il frutto sarebbe per la massima parte sottratto dal colono coltivatore: finalmente le imposte ogni dì crescenti fanno sì che il coltivatore ed il possidente pensano piuttosto ad avere generi che producano presto, che a guardare un lontano profitto, od a temere un esaurimento del suolo.
§ 900. Le varietà più coltivate del noce sono le seguenti:
Noce a frutto grosso. Il seme è assai più piccolo della cavità in cui è contenuto e si mangia soltanto verde, il legno è più molle di quello delle altre varietà, il guscio è adoperato dai chincaglieri per farne piccoli astucci, avendo un volume quasi triplo degli ordinari.
Noce con frutto a guscio tenero; frutto oblungo, ricco d’olio.
Noce con frutto a guscio duro; angoloso, ed il di cui seme difficilmente si estrae dalle interne sinuosità del guscio. Legno molto duro.
Noce con frutto a grappolo; noci dell’ordinaria grossezza, riunite in grappoli di 10 a 20 ciascuno; assai produttivo e che merita d’essere meglio conosciuto.
Noce tardivo, o di San Giovanni, perchè incomincia la vegetazione verso la fine di giugno. Frutto tondeggiante, guscio tenero, assai produttivo, ed apprezzato allo stato verde; matura in ottobre.
Tutte queste varietà possono essere riprodotte per semi.
§ 901. Il noce s’adatta a molte qualità di terreni; cresce nei terreni sassosi ed asciutti fra le roccie de’ monti, ed anche nei terreni umidi quando siano pendenti. Pure il miglior terreno sarebbe il calcare-argilloso-vegetale piuttosto profondo. L’olio ciononpertanto riesce migliore pei terreni piuttosto sassosi ed asciutti.
Siccome poi sotto il noce non può crescere alcun’altra pianta, sia per l’estensione della sua ombra, sia perchè l’acqua di pioggia che defluisce dalle foglie, caricandosi di tannino, poco favorisce la vegetazione, così il noce ordinariamente si pianta sull’orlatura a tramontana de’ campi, lungo le strade, ecc.
§ 902. Il noce si propaga per semi, e le varietà meglio si riproducono per innesto sopra piante da seme. Il seme è più atto a dar ottimo legname, e l’innesto a produr frutti abbondanti e migliori.
Per la semina si usano noci stratificate nel verno, e piantate in febbrajo in solchi profondi 0m,30 e distanti fra loro 0m,70 in forma di vivajo. Le noci si dispongono nel solco colla punta in basso a 0m,50 dall’una all’altra, coprendole di terra soltanto 0m,06 circa secondo la maggiore o minor tenacità del terreno. Sotto ciascuna noce si mette un piccolo rottame di stoviglia, o di tegola, acciò venga impedito al fittone di approfondarsi direttamente nel terreno, mentre in egual tempo più facilmente le radici ramificano al colletto: questa precauzione serve a conservar meglio le radici della pianta quando dal vivajo vien trasportata nel campo.
Nei primi tre anni si usano alle pianticelle del vivajo le precauzioni generali. Dopo il verno del terzo anno, e ad egual distanza fra pianta e pianta, si fa un taglio nel terreno approfondando perpendicolarmente una vanga, allo scopo di far ramificare maggiormente le radici più prossime al colletto, e con ciò avere pianticelle di più sicura riuscita. Nel quinto e sesto anno si continua a formarne il tronco; ed allora avendo esse raggiunta l’altezza di 3 a 4 metri, ed una circonferenza di circa 0m,15 si possono piantare nel campo.
Volendo far la semina al posto che deve anche in seguito occupare la pianta, si caverà in autunno una buca di un metro quadrato, in essa vi si porrà buona terra mista a calce, cenere e concime organico, ed alla profondità di 0m,06 vi si pianterà una o due noci colla punta in basso, coperta della propria corteccia verde, e senza sottoporgli cosa alcuna, poichè in questo caso il fittone non le nuoce, siccome non deve più oltre essere trasportata. Dopo il primo anno si leva quella che fosse meno vigorosa, nel caso che ambedue le noci avessero germogliato.
Il noce può innestarsi ad occhio, ma assai meglio riesce l’innesto a cannello, fatto al piede delle giovani piante di due anni, od anche in testa quando il tronco abbia una circonferenza di 0m,10. In quest’ultimo caso le piante possono trasportarsi anche l’anno seguente l’innesto. Le piante che sono già vecchie possono innestarsi sui giovani rami che casualmente si riscontrassero sul tronco od al principio delle diramazioni, oppure procurando lo sviluppo di questi rami col taglio di alcune di esse. Le ferite ampie si coprono con mastice o con argilla e sterco vaccino.
In ogni modo due o tre anni dopo l’impianto nel campo il noce non esige quasi più alcuna cura, poichè soffre assai il taglio, ed una volta formato l’albero ama disporsi da sè medesimo. Se però non ama il taglio, desidera d’essere mondato diligentemente ogni anno dai seccumi, dai rami guasti o rotti, ed anche da quelli che troppo fossero presso terra, avvertendo che questi non vanno già tagliati alla loro inserzione col tronco, ma che devesi col taglio levare appena quel tanto che permetta il passaggio al sottoposto terreno.
Quando il noce abbia raggiunto il secolo, comincia a deperire, cioè gli si disseccano i rami più lontani dal tronco, ed allora è meglio tagliare la pianta, altrimenti si guasterebbe anche il legno. Se però il tronco non è tale da poter esser apprezzato da opera, si potrà ringiovanire la pianta tagliando le principali diramazioni a 1m,00 o 1m,50 dalla testa del tronco, coprendo le ferite con mastice. Al dissotto dei tagli si sviluppano dei nuovi germogli, coi quali si riforma la pianta.
§ 903. Vi dissi che sino ai 25 anni circa il noce non dà un raccolto apprezzabile, e che soltanto ai 60 è nel massimo della sua produzione, ed una pianta sola può darne da 80 a 100 litri.
Le noci maturano dall’agosto alla fine di settembre, più o meno presto secondo la varietà, e si riconoscono mature quando il pericarpo comincia a screpolarsi e si stacca facilmente dal guscio sottoposto. Il raccolto si fa battendo in rami con lunghe pertiche: i frutti si raccolgono sul terreno, e si mondano dal pericarpo o scorza verde, battendole con verghe flessibili; indi si stendono in locali ventilati per farle asciugare, rimuovendole due volte al giorno per accelerare l’operazione. Dopo un mese possono considerarsi convenientemente essiccate o stagionate. Quando si vuol cavarne l’olio si rompono i gusci e si torchiano immediatamente, altrimenti soffrirebbero; quest’operazione però si fa nell’inverno perchè l’olio si forma lentamente in seguito alla stagionatura, poichè la noce, al momento che è distaccata dall’albero, non contiene che una specie di emulsione che poi si cangia in olio.
Un ettolitro di noci col guscio pesa chilogrammi 68 circa, e dà 30 chilogrammi di seme mondo, il quale coi metodi ordinari rende la metà del suo peso in olio. Fresco e recente è commestibile, ma col tempo assorbe ossigeno e diventa essiccativo, per il che serve poscia quasi esclusivamente alla pittura.
Le noci che dopo l’essiccamento voglionsi conservare per la tavola si raccolgono in recipienti ben chiusi e posti in luoghi freschi; in tal modo il seme si conserva per quasi un anno, e quando si desidera di rinverdirle, basta ammollirle per 5 o 6 giorni nell’acqua pura.