Trattato completo di agricoltura/Volume I/Coltivazione della vite/4

Qualità diverse di viti

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Coltivazione della vite - 3 Coltivazione della vite - 5
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qualità diverse di viti.

§ 491. Se io volessi enumerare tutte le varietà della vite, o mi riuscirebbe impossibile, o finiressimo a non intenderci, perchè i nomi variano da paese a paese. La vite, come succede di quelle piante da frutto dove l’arte vi esercita la sua influenza coll’innesto, presenta infinite varietà, gran parte delle quali talvolta scompaiono o si modificano col cambiamento di clima, del terreno o della coltivazione. Sarebbe dunque assai difficile il nominare quelle che più convengono per l’abbondanza del frutto e per la miglior qualità del vino che se ne ottiene.

Però sappiate che l’uva sarà sempre migliore quanto più sarà dolce e matura, e che la sua bontà si può misurare dalla maggiore o minore quantità di materia zuccherina che essa contiene, la quale sarà sempre in proporzione maggiore, [p. 481 modifica]quanto più il clima del paese sarà caldo; ma se noi per avere uva dolce traessimo le viti dalla bassa Italia o dalla Spagna, commetteressimo un grave errore, perchè, mancandoci il clima di quei paesi, avremmo un’uva forse peggiore della nostra. Così pure, siccome la formazione della materia zuccherina dell’uva non solo dipende dal clima caldo, ma, a pari condizioni, riesce maggiore in un terreno ricco di calce e di potassa, così dovremo ben osservare anche la qualità del terreno da cui si vogliono avere le barbatelle od i magliuoli.

Pertanto ritengo doversi aver cura che le viti provengano da climi, da esposizioni e da terreni che abbiano molta analogia con quelli che noi vogliamo disporre a vigna; epperciò sarebbe ottima cosa l’attenerci alle viti nostrali, ossia a quelle che meglio riescono in ciascun paese, e che forniscono uva più abbondante, più colorita e matura. Egli è perciò che raccomando a tutti di osservare ben bene la vigna prima della vendemmia, onde riconoscere e segnare le migliori qualità di viti; ed in ciò fare vi accorgerete che queste non sono già quelle che fanno belli e grossi tralci, come quelli che ordinariamente si comprano dai venditori, ma bensì quelle che li fanno meno lunghi, più sottili, ma più maturi in quanto al legno, che hanno poche foglie e piccole, le quali in agosto od in settembre assumono un color rosso o giallo, e che più presto cadono in autunno.

§ 492. Nè perciò vi dico di restar stazionari nella scelta della qualità delle uve, chè anzi mi pare che vi sia un mezzo di migliorare le viti nostrali, come facevano gli antichi italiani, senza ricorrere a viti forestiere.

Questo mezzo è l’innesto. Voi certo sapete che coll’innesto si possono raddolcire ed aumentare di volume molte frutta, come il pero, il pomo, il pesco, ecc.; sapete pure che innestando una pianta di pesco, per esempio, con un suo stesso ramo, il frutto che si avrà in seguito sarà più grosso e più dolce; sapete insomma che da noi i frutti dolci non si possono conservare che coll’innesto, ripetuto anche più volte sulla stessa pianta. Ebbene, facciasi lo stesso colla vite, non già innestando tutti i gambi d’una piantagione, ma innestando un certo numero di piante le quali servano, a fornirci i magliuoli coi loro tralci. Innestate ripetutamente le migliori qualità nostrali, osservate il frutto che ne ottenete, e se vi par migliore, fattene magliuoli; in questo modo, con una ventina di piante robuste destinate all’innesto, voi avrete in breve tempo [p. 482 modifica]magliuoli per estese piantagioni, e vi assicuro che vi loderete del risultato. Anche, dei tralci che ci provengono da climi più caldi invece di convertirli tutti in talee, conservatene qualche porzione per innestare e vedrete che, se non si riesce ad acclimatizzare la pianta, si ottiene almeno un frutto migliore.

§ 493. Io dunque fra tante varietà, non vi farò altra distinzione che quella di uva bianca, di uva rossiccia, e di uva nerastra o rossa; quella di uva primaticcia e tardiva; e d’uva ad acini rari e d’acini spessi o fitti.

Dirò poi che siccome l’uva bianca è quella che abbisogna di minor calore, così la si coltiverà nei paesi un po’ meno che temperati e nei terreni meno sciolti, argillosi; indi si useranno le rossastre; nei climi temperati le uve rosse primaticcie, ed in quelli caldi le rosse tardive. Avvertendo eziandio, ove il paese fosse soggetto a tardi prine, di coltivare quelle viti che più tardano a germogliare, sempre che questo ritardo non riesca di troppo a scapito della somma di calore necessaria alla maturanza del loro frutto. Inoltre, nei paesi umidi, piovosi e poco dominati dai venti dovrete dare la preferenza alle uve di acini rari, perchè asciughino più facilmente.

§ 494. Vi ha poi un’altra quistione, quella cioè se si debba coltivare una sola o più specie di viti. A questo proposito io rispondo che convien sempre coltivarne più varietà, perchè l’una supplisca ad una accidentale mancanza dell’altra, per effetto di contrattempi atmosferici, di prine o di pioggie nel momento della fioritura; e perchè l’unione di più varietà dà un vino migliore, l’una fornendo maggior quantità di materia zuccherina, l’altra di materia colorante, l’altra di principio volatile aromatico, ec. Tutt’al più, tanto nel vivajo, che nella piantagione in aperta campagna si dovrebbe aver cura di tenerle separate all’oggetto di istituire degli esperimenti sulla loro miscela in quanto alla fabbricazione del vino, e per coglierla a tempo opportuno, stante che non tutte maturano nello stesso tempo, e che talune, specialmente quelle di buccia tenera, lasciate di troppo sulla pianta, o marciscono o lasciano cadere gli acini.