Trattato completo di agricoltura/Volume I/Coltivazione del gelso
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COLTIVAZIONE DEL GELSO
§ 568. Una delle coltivazioni più produttive d’oggidì è senza dubbio quella del gelso, sebbene essa non sia vantaggiosa al buon andamento del fondo, come sarebbe quella del prato, e neppur necessaria alla società qual sarebbe quella de’ cereali.
Ciò non pertanto il gelso è di utile grandissimo al proprietario ed al colono, sia che si voglia considerarne soltanto il prodotto di foglia, sia che questo, per una manifattura affatto agricola, venga convertito al mantenimento dei bachi da seta, e per conseguenza in bozzoli o gallette. A questi vantaggi potrebbesi aggiungere quello della filatura dei bozzoli, la quale occupa molte braccia, e della lavoratura della seta, che in Italia, potrebbe in altre circostanze, esser motivo di estesi stabilimenti manifatturieri e commerciali.
Ma limitandoci a quanto riguarda più strettamente all’agricoltura, cioè alla pianta del gelso ed al suo prodotto di foglia, od a quello conseguente dei bachi da seta; dirò che il gelso nuoce assai meno della vite alla coltivazione del terreno, perchè fa minor ombra. Infatti questa pianta privata di foglie nel mese di giugno fa poco danno al frumento od altro cereale nel momento che abbisogna del massimo calor solare, e poco impedisce in seguito anche la maturazione del melgone. Il taglio o mondatura poi del gelso, che succede allo sfrondamento, nella pianura sopperisce in parte alla generale mancanza di legna da fuoco, dovuta alla quasi assoluta deficienza de’ boschi. Inoltre il tronco del gelso, quando sia sano, dà un legname buono anche da opera, e che resiste nell’acqua e nei muri.
Non ultimo finalmente fra i vantaggi della coltivazione del gelso, come causa di allevamento dei bachi da seta, fu quello arrecato alla classe de’ coltivatori, essendosi ampliate e rese più salubri le detestabili antiche abitazioni coloniche. I locali più ampj, ventilati e più chiari, indussero nel colono il bisogno della pulitezza, cui d’altronde trovavasi obbligato almeno nell’epoca dell’educazione dei bachi da seta; e per tal modo svanirono quasi affatto molte malattie dipendenti dai locali angusti, senza aria e senza luce.
Alcuno, vedendo che la coltivazione del gelso erasi diffusa al punto che diventava una vera gelsomania, temette che il di lui prodotto dovesse scemar di valore. Ma, come vedrete quando vi parlerò del clima e del terreno opportuno pel gelso, vi persuaderete che questo timore è vano, non potendosi con vantaggio coltivare questa pianta nè in regioni fredde, nè in terreni troppo ghiajosi o paludosi. Oltre ciò, il consumo della seta oggidì aumentò a dismisura, adoperandosi di tal filo a molteplici usi; epperò vedesi che, a regolari condizioni politico-commerciali, il prezzo de’ bozzoli andò piuttosto aumentando che diminuendo ogni anno.
§ 569. Il gelso era conosciuto anticamente in Italia sotto il nome di moro, moraro, morone, e morus celsa, donde forse il nome il gelso. Il moro dava un frutto grosso, di color sanguigno, che si mangiava. Soltanto verso la metà del VI secolo, nel qual tempo venne dalla China trasportato in Europa il baco da seta, e sino al 1500, il moro servì ad alimentare quest’insetto. L’attual gelso, a frutto piccolo e bianco, s’introdusse in Europa da non più di tre o quattro secoli, ed originario pure della China, venne forse per la Tartaria, trasportato nella Persia, nell’Asia minore, nella Grecia, in Sicilia ed in Italia. Certo è che in Lombardia il gelso bianco venne diffuso soltanto in questi ultimi 100 anni.