Traduzioni e riduzioni/Dall'Iliade/Nella casa dell'ucciso

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nella casa dell’ucciso

     Questo piangendo diceva. E la moglie non anche sapeva
d’Ettore, poi che nessun messaggero verace le aveva
annunziato che fuor delle porte restava il suo sposo.
Ella tesseva una tela nel fondo dell’alta sua casa,
doppia di porpora, e fiori v’univa di molti colori.
Ella chiamava per casa le ancelle, dai riccioli lunghi,
che al focolare ponessero il tripode grande, e ci fosse,
quando giungea di battaglia, per Ettore un tiepido bagno:
bimba! chè non lo sapeva che lui, ben lontano da bagni,
sotto le mani d’Achille domò l’occhi-fulgida Atena.
Ecco che udì dalla torre venir suono d’ululi e strilli:

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le tremolò la persona e le cadde per terra la spola;
ecco, e di nuovo parlava all’ancelle dai riccioli lunghi:
“Su: due mi seguano, ch’io vuo’ vedere qual fatto s’è dato.
Dell’onoranda mia suocera ho udita la voce, e qui dentro
balzami il cuore nel petto su fino alla bocca, e i ginocchi
rigidi sono: oh! che un guaio pei figli di Priamo è vicino!
Bene mi sia dall’orecchie lontano il mio detto, ma temo
forte non proprio l’audace mio Ettore, il divo Pelide,
solo tagliatolo fuor delle mura, lo insegua nel campo!
abbia già fatto cessare la sua dolorosa prodezza
ond’era pieno! poichè non restava giammai tra la folla,
anzi correa molto avanti, a nessuno cedendo in coraggio „.
     Questo dicendo, di casa via, simile a Mènade, usciva
e rimbalzavale il cuore, e venivano ancelle con essa.