Torino e suoi dintorni/Capitolo primo/I
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I. ― PIANTA DI TORINO ANTICA E MODERNA.
Torino, città capitale degli Stati Sardi, residenza ordinaria del Re e della sua Corte, giace nell’amena pianura del Piemonte, là dove il Po scendendo dal Monviso riceve le acque della Dora Riparia; ai gradi 45° 4’ 8" di latitudine boreale, e 5° 21’ 25" di longitudine orientale dell’Osservatorio di Parigi.
Situata quasi nel centro dello Stato, si trova pressochè egualmente distante dai diacci eterni delle somme Alpi, come dalle regioni degli olivi, dei mirti e degli aranci. Le s’innalza ai piedi, sulla riva destra del Po, quella lieta catena di colli, popolata di case, che corre sopra una linea quasi parallela alle Alpi, le quali, ad ostro, a ponente, a tramontana, le fanno pittoresca corona.
Il suolo leggermente inclinato, su cui si eleva, è un terreno alluviale, composto, come apparisce nello scavamento dei pozzi e lungo l’alveo del Po, di vari strati alternati fra loro di sabbia, di ghiaia, di ciottoli e di sottili falde di sostanza quasi argillosa.
S’alza sopra il livello del mare, in piazza Castello (presso il palazzo Madama) metri 230; sul ponte di Po metri 207; a porta Susa metri 240.
Torino, quand’era colonia romana, aveva forma quadrata appunto come un accampamento. Le sue mura circoscrivevano lo spazio che corre tra il palazzo di Madama e la metà dell’isolato de’ Gesuiti, le torri del Vicariato e la casa del conte di Sant’Albano nella via di S. Tommaso. Era città piccola, ma forte per mura e per torri, e più ancora per l’indole bellicosa de’ suoi popoli.
In epoca ignota si estese dal lato d’occidente per la lunghezza di due isolati fino alla linea della metà di piazza Susina o Paesana, comprendendo cioè la chiesa di S. Dalmazzo e il monastero di S. Chiara, coi terreni adiacenti. E ciò prima del secolo X, nel qual tempo il novello ingrandimento conteneva la chiesa di Sant’Andrea (ora della Consolata).
Sul finire del secolo IX, era il muro della città armato di densissime torri; e girava tutto all’intorno una comoda galleria, sopra la quale ergevansi forti opere di difesa. Niuna variazione si fece al perimetro delle mura fino al secolo XVII, come si può vedere nelle geografie del cinquecento, che tutte descrivono la città di forma quadrata. Entro la cerchia delle mura crebbero di numero le case e le chiese nei borghi.
Le fortificazioni, in questo mezzo, ampliarono e modificaronsi d’assai. Nicolò Tartaglia nota che i lati nord e sud delle mura correvano lo spazio di 360 passi; gli altri due lati un po’ meno. Era dunque Torino di forma quadrilunga, e di circa 1400 passi di giro.
Nel secolo XIII la città era divisa in quattro quartieri, che pigliavan nome dalle porte, e chiamavansi di porta Doranea (o del Palazzo), di porta Pusterla, di porta Nuova, di porta Marmorea.
Nel 1600, con editto del 28 novembre, Carlo Emanuele I partiva similmente la città in quattro quartieri, in ciascuno de’ quali destinava una piazza d’armi, dove potessero far capo ed ordinarsi le genti da guerra.
Pochi anni dopo il medesimo principe cominciava il secondo ingrandimento della città verso mezzodì, dalla qual parte il corso delle mura era alquanto più in dentro della linea che segna la strada di S. Teresa,
occupata allora dai bastioni. Due porte davano da quella parte ingresso a Torino, la Marmorea allo sbocco della via di S. Tommaso, e la Nuova poc’oltre S. Martiniano. Carlo Emanuele ampliò la città da quel lato, e costrusse a qualche distanza da essa dieci isole1, nello spazio compreso tra il mercato della legna e l’isolato della Madonna degli Angeli inclusivamente; e rinchiuse quell’ingrandimento con l’erezione di 5 bastioni, lasciando in piedi internamente il muro vecchio. Ai tempi della reggente Cristina si unì, distrutto il muro, la città antica alla nuova, mediante la piazza di S. Carlo.
Carlo Emanuele II, nel 1669 e negli anni seguenti, comprese il borgo di Po, che protendevasi dalla porta del Castello (anticamente Fibellona) sin presso al fiume; comprese il borgo di Po nel nuovo giro delle mura e delle fortificazioni, sicchè il Castello, ch’era prima estremo limite della città, ne diventò quasi il centro. La strada di Po non fu terminata se non dopo il 1718. Carlo Emanuele II aprì ancora la via della Zecca, e di mano in mano, sotto al suo regno e nella reggenza di Madama Reale, Maria Giovanna Battista, s’andarono fabbricando gl’isolati che sono a mezzodì della via di Po fino alla passeggiata dei Ripari, e così la bella piazza Carlina (1678). Sei nuovi bastioni e un mezzo bastione, colle loro opere esteriori, sorsero a difendere il vasto spazio aggiunto alla città.
Del quarto ingrandimento siamo debitori al re Vittorio Amedeo II, il quale accrebbe la città di 18 isolati verso ponente. La linea delle mura, correndo dal meriggio a settentrione, tagliava quasi per mezzo l’attuale piazza Paesana. La parte aggiunta dal re Vittorio è quella che forma anche al dì d’oggi il compimento della città da quel lato. A questo ingrandimento lavoravasi nel 1718. Abbattevansi varie case per formare la piazza di porta Susina (piazza Paesana). Nel 1715 erano già formati i due stupendi quartieri all’estremità del nuovo ingrandimento sul disegno del Juvara, e nel 1722 erano totalmente terminati i lavori di quella notevole ampliazione, finita la quale, la porta di Susa, che prima era allo sbocco della via della Doragrossa, fu aperta al finir di quella che passava innanzi alla nuova chiesa del Carmine. Dopo il regno di questo sovrano, il perimetro della città non patì variazione fino al regno di Carlo Felice.
I francesi, che occuparono Torino dal 1801 al 1814, smantellarono le fortificazioni della città e ne distrussero le porte, lasciando solamente in piedi l’alto bastione che sostiene il giardino del re, e il baluardo che circonda la città da levante a mezzodì, convertito ora in giardino pubblico. Nuovi edifizi s’innalzarono sulle rovine delle antiche opere di difesa. I lavori di spianamento vennero continuati ed ultimati sotto il regno di Vittorio Emanuele. I larghi ed ombrosi viali che seguono tutto all'intorno il perimetro della città furono formati nel 1818.
L’abbondanza del popolo facendo rincarire le pigioni, mostrava la necessità di nuovi ingrandimenti. Rotta l’importante cerchia delle fortificazioni, nulla più vietava i novelli aumenti; onde Vittorio Emanuele, con editto del 19 febbraio 1819, concedette vari privilegi a chi pigliasse a fabbricare case attorno ad una gran piazza che doveva congiungere la città al ponte di Po ed al tempio che il Corpo decurionale aveva fatto voto di costrurre al di là del ponte stesso in memoria del fausto ritorno del re.
La soverchia vastità del piano ne difficoltò l’esecuzione; onde ai tempi del re Carlo Felice si vuol riferire il quinto ingrandimento della città. Modificati i progetti, sorsero in breve volger di tempo la maestosa piazza Vittorio Emanuele e al di là del fiume, sull’altissimo suo basamento, la Rotonda dedicata alla Gran Madre di Dio; a mezzodì s’aggiunsero i due ultimi isolati della via di porta Nuova, si formò la piazza Carlo Felice, e si cominciarono gl’isolati che fronteggiano verso mezzodì il viale de’ platani.
La sesta ampliazione di Torino è dovuta al re Carlo Alberto. Quella nuova città che pigliò il nome di Borgo nuovo, movendo da porta Nuova, segue l’andamento de’ pubblici giardini, e allargandosi fino al Po, va a ricongiungersi cogl’isolati della piazza Vittorio Emanuele. Lo spazio ch’era tra il viale de’ platani ed il viale più meridionale del Valentino si andò in quel tempo e sempre più popolando di case2.
I più notevoli ingrandimenti della città di Torino son quelli che si eseguiscono attualmente, e che onorano il regno costituzionale di Vittorio Emanuele II.
Perimetria di Torino. — Torino è divisa presentemente in quattro sezioni: del Po, del Monviso, del Moncenisio e della Dora, e in tre borghi: Borgo Po, Borgo Dora e Borgo Nuovo, il quale non è veramente che una continuazione della città.
Una divisione più naturale distinguerebbe Torino in città dentro la
strada di circonvallazione e in città fuori di essa. Le più recenti misure perimetriche della città di Torino appariscono dalle seguenti note:
Perimetro della città dentro la strada di circonvallazione attuale, compresa la Cittadella, la piazza d’Armi ed il borgo S. Salvario | m. 9,241 |
Id. esclusi la cittadella, la piazza d’armi ed il borgo S. Salvario | » 7,300 |
Id. compresi i borghi di Po, Vanchiglia, Dora, S. Donato e S. Salvario | » 12,000 |
Maggior lunghezza della città misurata dentro la strada di circonvallazione attuale | » 2,560 |
Id. al di là della strada suddetta | » 3,120 |
Larghezza della città misurata dentro la strada di circonvallazione attuale | » 1,500 |
Id. al di là della stessa | » 2,600 |
La circoscrizione di tutto il territorio del comune consiste in un poligono irregolare mistilineo a duecento sessanta lati, che costituiscono quarantanove linee curve e duecento undici rette, la cui lunghezza totale sviluppata è di 70 chilometri e 945 metri. L’area totale racchiusa nel perimetro anzidetto consiste in ettari 12,829 27 50.
Isolati e Case. — Il numero delle isole e delle case ora comprese nella cerchia urbana e nei borghi sa essa dipendenti è il seguente:
Sezioni | Isolati | Case |
Po | N.° 61 | N.° 269 |
Monviso | » 38 | » 328 |
Moncenisio | » 57 | » 283 |
Dora | » 59 | » 341 |
Borgo Po cispadano e transpadano | » 12 | » 108 |
Borgo Nuovo | » 18 | » 164 |
Borgo San Donato | »5 | »41 |
Borgo Dora | » 29 | » 167 |
— — | — — — | |
Totale | 259 | 1701 3 |
— — | — — — |
Vie. — Le vie di Torino in generale ampie, larghe e diritte, dette contrade alla Lombarda, s’incrocicchiano tutte ad angoli retti,
formando ceppi di case quadrati o quadrilunghi. Attraversano la città da ponente a levante le seguenti:
Via di Doragrossa — di Po — della Zecca — di Santa Teresa — di Alfieri (già S. Carlo) — dell’Arcivescovado — del Carmine — delle Figlie militari — de’ Panierai — della Madonnetta — di Santa Maria — del Gambero.
Quelle che intersecano la città nella direzione da mezzodì a settentrione sono:
Via di S. Martiniano — via impropriamente detta d’Italia — del Fieno — degli Stampatori — di S. Dalmazzo — della Consolata — delle Scuole — del Deposito — dei Quartieri — dei Mercanti — dell’Arsenale — della Provvidenza — di Porta Nuova — dei Conciatori — della Madonna degli Angioli — degli Ambasciatori — di S. Francesco di Paola — della Posta — di Santa Pelagia — delle Rosine.
A destra della Piazza Vittorio Emanuele s’aprono le vie dei Ripari — della Rocca — del Corso.
A sinistra quelle dei Macelli — di Vanchiglia — di S. Massimo.
Udiamo che il Municipio Torinese voglia illustrare le nuove vie e piazze che sorgeranno da’ progettati ampliamenti con nomi che ricordino alcune celebrità torinesi o piemontesi, non che vari fatti fra i più notevoli della nostra storia contemporanea. Così, per citare alcuni, si troveranno nella nuova Torino le vie o piazze Sacchi, Beccaria, Saluzzo, Balbo, Berthollet, Lagrangia, Baretti, Ormea, Galliani, Nota, Buniva, Botta, Maria Teresa, e quelle di Guastalla, di Goito, dell'Assietta, di Oporto, le piazze dello Statuto, di Bodoni, di S. Quintino, di Bonelli, di Madama Cristina, ecc.4
La contrada di Dora Grossa è lunga | metri 962 | larga metri | 11 | 30 |
Quella di Po | » 661 | » | 18 | 50 |
Quella d’Italia | » 259 | » | 11 | 50 |
Quella di Porta Nuova | » 339 | » | 10 | 79 |
Quella di Contrada Nuova | » 259 | » | 11 | 30 |
Quella di Madonna degli Angioli e Carlo Alberto | » 1094 | » | 10 | 79 |
Quella dell’Ospedale | » 1017 | » | 10 | 79 |
Quella della Zecca | » 943 | » | 10 | 79 |
Le vie di circonvallazione sono tutte della larghezza di 57 metri e lunghe come segue:
Stradone | di S. Massimo | metri | 493 |
Id. | di Santa Barbara | » | 388 |
Id. | di S. Maurizio | » | 1033 |
Id. | lungo Po sino al circolo | » | 527 |
Id. | del Re | » | 798 |
Id. | di S. Avventore | » | 755 |
Id. | di S. Solutore | » | 900 |
Id. | di Vittorio Amedeo | » | 111 |
Id. | dell’esperienze idrauliche | » | 111 |
Id. | del Principe Eugenio | » | 539 |
A questi stradoni si uniscono i circoli che servono di limite, aventi un diametro come segue: circolo di Valdocco m.96 — del Parco 74 — della Rocca 89 — di S. Ottavio 62.
La lunghezza dei portici della via di Po è di m. 661; quella dei portici di Piazza Castello di m. 634; di Piazza Vittorio Emanuele, 360, di Piazza S. Carlo, 150; di Piazza delle Erbe, 121,80: di Piazza d’Italia, 87; di Piazza Carlo Felice, 76,50: della Piazzetta dei Quartieri, 74,40.
La larghezza è varia: quella dei portici di S. Carlo è di m. 7,50; di Piazza Castello, 6; di Piazza delle Erbe, 4,35. Varia pure l’altezza dai m. 6,50 sino agli 8,50.
Ciascun’isola è intitolata ad un santo; sopra l’angolo d’ogni isola sta scritto il titolo di essa, il nome della sezione cui appartiene, e quello della via o piazza cui guarda. Tutte le porte son contraddistinte da numeri progressivi secondo la via in cui trovansi: i numeri pari stan da una parte, i dispari dall’altra. I quali avvedimenti e la dirittura delle vie e la forma generale della città fanno sì che il forastiere sappia tosto dirigersi da per sè e trovare i luoghi di cui conosce i nomi senza bisogno d’aiuto.
Copiose sono dal finire del secolo XVI a tutto il XVII le piante di Torino. Senonchè in forza del grande sviluppo che da parecchi anni vanno prendendo le nuove fabbriche ed i vari piani d’ingrandimento, che o già sono in corso d’esecuzione, o già ottennero l’approvazione superiore, si venne mutando in molte parti l’antica circoscrizione topografica della capitale.
Una città novella di vede sorgere, quasi per opera d’incanto, presso all’antica; laonde era necessario che questa Nuova Guida venisse pure arricchita di una Nuova Pianta, la quale fondendo per così dire la vecchia e la nuova Torino, la ritraesse fedelmente quale è in oggi e additasse al tempo stesso i progetti in corso per abbellirla e ampliarla sempre più, per cui ad un tempo si vedesse quale sarà tra qualche anno5.
Nella nuova Pianta, che presentiamo qui sulla fine del libro, sono notate le principali vie, piazze e stabilimenti; essa indica altresì qual fosse l’antica circoscrizione di Torino nel 1577, tratta dalla più antica pianta che si conosca, cioè unita alla prima edizione dell'Augusta Taurinorum di Filiberto Pingone (1577), e delineata da Giovanni Caracha pittore fiammingo: riprodotta nel secondo volume della Storia di Torino del cavaliere Cibrario.
Note
- ↑ I latini chiamavano insula un ceppo di case separato per ogni intorno dalle pubbliche vie; e questo nome d'isola si è sempre conservato a Torino. (BERTOLOTTI).
- ↑ V. Cibrario, Storia di Torino
- ↑ La rendita di tutte le case della città e suoi borghi è di ital. L. 12,013,021.04.
- ↑ A questo proposito citeremo, in via di erudizione, alcuni nomi ond’erano intitolate alcune località di Torino sotto la dominazione napoleonica, quali li troviamo nella citata Storia di Torino del cavaliere Cibrario: «La strada che da Piazza S. Carlo mette a Porta Nuova, era chiamata Strada Paolina, dal nome della più bella delle sorelle del gran capitano: la via dell’Arsenale sino a Via Nuova Strada d’Austerlitz, poi Strada di Jena; la via del Teatro D’Angennes Strada Tilsitt; quella che da Piazza Carlina mette al baluardo di levante Strada di Marengo; la via del Carmine fino al suo sbocco nella via d’Italia Strada Campana, dal nome di Federigo Campana, socio del collegio di giurisprudenza dell’università di Torino, il quale accesa la mente d’ardenza repubblicana, gittata la toga, e datosi alle armi, fu generale di brigata negli eserciti francesi, e fu ucciso nella campagna di Polonia del 1806 poco lungi da Ostrolenko. Piazza Castello denominavasi Piazza Imperiale. I viali della Cittadella Corso Borghese.»
- ↑ Il nuovo ingrandimento di Torino comprende tutta quanta la cerchia perimetrale della città, ossia tutte quelle varie zone, nelle diverse parti estreme della medesima, che paiono suscettive di nuove costruzioni. Esso ha luogo dietro i progetti del municipio, nelle quattro regioni di Porta Nuova, Porta Susa, Porta Palazzo e Borgo Vanchiglia. (V. La pianta di Torino).