Capitolo XI

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XI.

Adunque si generò il tempo insieme con il cielo, acciocchè, generati insieme, si sciolgano ancora insieme, se mai scioglimento alcuno a loro avvenisse. E fu generato il cielo secondo l’esempio della natura eterna, acciocchè egli fosse simigliante a lei quanto potesse. L’esempio è ente, tutta la eternità; e il cielo, tutto il tempo, perpetualmente fu ed è e sarà generato. Per questo pensamento e intendimento di Dio inverso al tempo affinchè egli si generasse, fatto è il sole, e la luna, e cinque altri astri che s’addomandano pianeti, per la custodia e distinzione dei numeri del tempo. Formato Iddio i corpi di quelli, sette di numero, poseli nelle orbite, sette anche esse, nelle quali la circulazione dell’altro fa suo movimento. Egli pose la Luna nel primo cerchio che inghirlanda la Terra; il Sole in quello ch’è secondo, attorno alla Terra; e Lucifero, e il pianeta che sacrato è a Mercurio, in quelli cerchi che si rigirano veloci così come il Sole, ma con avviamento contrario, sì che il Sole e il pianeta di Mercurio e Lucifero, ciascuno giugne l’altro, e giunto è da quello. Se uomo fosse mai vago di sapere per dove messi abbia Iddio gli altri pianeti, e con quale intendimento, bene porgerebbe questa sopraggiunta più gravezza, che non esso argomento per cagione del quale si è toccato queste cose. Ma ciò si sporrà forse un’altra volta degnamente, a nostro agio.

Incontanente che tutt’i pianeti, ch’erano di bisogno per [p. 33 modifica]adoperare insieme la comparita del tempo, furono entrati nei cerchi, e legati con animati legamenti i loro corpi, furon divenuti animali; appresi gli ordinamenti, seguitando il moto dell’altro, che è obbliquo e traverso il moto del medesimo dal quale è signoreggiato, quale si fu messa ad andare per maggiore e quale per minore orbita, e quei dall’orbita minore volgersi più veloci, quei dalla maggiore, più lenti; ma a cagione del movimento del medesimo quei di loro che si rivolgono velocissimamente e che giungono i più lenti, parvero a comparazione di questi essere tardi, e da questi essere giunti. La quale cosa però avvenne, che il moto del medesimo rivolge spiralmente tutti i loro cerchi; sicchè per lo andare quelli1 con due indirizzamenti contrarii2, quel pianeta che più tardo si dilunga dal moto del medesimo, il quale è velocissimo, pare tenergli dietro molto da presso.

Ma, acciocchè alcuna misura chiara ci fosse della lentezza e velocità con la quale per li otto cerchi questi pianeti, gli uni in rispetto agli altri, farebbero loro viaggio, Iddio accese un lume nel secondo de’ cerchi che inghirlanda la terra, il quale chiamato è sole, perchè egli illuminasse tutto il cielo molto abbondantemente, e tutti quegli animali partecipassero di numero, ai quali si conveniva, apprendendolo dal volgimento del medesimo e [p. 34 modifica]simile. E fatto è così dì e notte, per questa ragione; e sono essi il giro della circulazione una e sapientissima. Allora il mese si compie, quando la luna, girata attorno per lo suo cerchio, giugne il sole; e allora l’anno, quando il sole eziandio rigirato ha la sua strada. I giri degli altri pianeti, non avendoli intesi gli uomini, eccetto pochi fra molti, nè li addimandano con nomi, nè li commisurano fra loro, facendo le ragioni con numeri; in modo che ignorano, per così dire, che tempo sono altresì i loro errori smisuratamente molti e varii maravigliosamente. Ma però malagevole cosa non è a intendere, che allora il perfetto numero compie il perfetto3 anno, quando compiuto il moto loro tutti gli otto giri, il quale misurato è dal cerchio del medesimo che muovesi d’una medesima forma, al principio sono rivenuti di dove pigliaron le mosse. Così e per questa ragione sono nati tutti quegli astri che viaggiano per lo cielo e fanno loro svolte4, acciocchè questo mondo, quanto più poteva, fosse simigliantissimo al perfetto e intelligibile animale, accostandosi alla natura eterna di quello.

Note

  1. Cinque di essi, propriamente.
  2. Siccome soggetti al moto diurno, e a quello obbliquo dell’eclittica, i quali moti sono contrarii fra loro.
  3. Cioè il così detto grande anno.
  4. Nei tropici.