Timeo/Capitolo XII

Capitolo XII

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XII.

E già in ogni cosa, infino alla generazione del tempo, fatto è il mondo a similitudine del suo esempio: se non [p. 35 modifica]che egli non accoglieva ancora in sè tutti gli animali; e da questo lato era dissimigliante. E Iddio effigia la natura dell’esempio medesimo, e compie il difetto. E siccome contempla la mente sua specie, le quali abitano nell’animale che è veramente; così egli pensa che tante e cotali ne abbia ad avere il mondo, quanti e quali son quelle. E son quattro: l’una è celestiale specie d’Iddii; un’altra, che è alata, va per l’aria; la terza è specie acquatica; la quarta poi ella è pedestre e terrena. Fece la specie degl’Iddii in grandissima parte di fuoco, perchè ella fosse splendentissima e bella molto a vedere; e la fe’ ben ritonda, assimigliandola all’universo, e posela in comunione con l’intelletto di quello che è potentissimo1, ordinandola seguace di lui, e distribuendola attorno attorno per tutto il cielo, acciocchè egli fosse verace mondo, e in tutte le parti sue molto ornato. E due movimenti avvivò in ciascuno di quelli: uno roteante nel medesimo spazio e nella medesima forma, da poi che egli pensano sempre dentro sè medesimamente di ciò che rimane sempre medesimo; l’altro verso avanti, da poi ch’eglino sono donneggiati dalla circulazione del medesimo e simile; e feceli immobili e fermi in rispetto agli altri cinque movimenti, acciocchè quanto si poteva ciascuno di loro fosse sommamente bonissimo. Per tal ragione nati sono gli astri non errabondi, animali [p. 36 modifica]divini eterni, i quali roteando in una medesima forma e in uno medesimo luogo, così si rimangono eternalmente: ma quegli altri, rivolventisi, vagabili, generati sono così come detto è di sopra. La terra, nostra nutrice, arrotolata intorno all’asse che è disteso per l’universo, egli ordinò guardiana e artefice della notte e del giorno; la quale è la più venerabile e antica di quanti Iddii generati fossero in cielo.

A dire poi le danze di cotali astri, gli scontramenti loro, il rotare dei cerchi e il loro muovere innanzi; e nei congiugnimenti quali Iddii siano accosti, quali a dirimpetto; e come e quando e dietro o innanzi a quali si celino a noi e infra loro; e come novamente apparendo annunzino futuri danni, mettendo grande paura, a coloro che sono adatti a far le ragioni; a dire ciò, non essendo alcun simulacro di essi astri avanti agli occhi, sarebbe vana fatica. Ma stiamo contenti alle cose che sono dette, e facciamo qua fine al nostro parlare sovra la natura degl’Iddii visibili e generati.

  1. Cioè del cerchio del medesimo o dell'equatore, il quale nel moto suo rapisce tutto l'universo.