Teatro Historico di Velletri/Libro I/Capitolo IV
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Cap. IV.
Il sommo Monarca Dio, per dare à divedere à pazzi mortali, che tutte le cose create sono manchevoli, e che egli è solamente immutabile, hà fatto provare con chiara esperienza, che le cose più stabili del Mondo habbino havuta repentina mutatione, come s'è veduto nelle Città, Provincie, Regni, Imperij, e Monarchie; e perciò niuno dovrà maravigliarsi quando da buoni Autori si sentono registrare cose, de loro tempi che à nostri giorni non se ne sentono ne pure i nomi; onde perdono quella credenza, che ragionevolmente le si deve. Hà sperimentato il nostro Latio con tutte le genti in esso racchiuse, l'incostanza del proprio Regno, in tanto che Plinio dice, che Cinquantatre Popoli, e per consequenza Cinquantatre trà Città, e Terre, sono restati estinti, Ita ex antiquo Latio quinquaginta tres Populi interiere sine vestigiis, ne pur l'ombra ve n'è restata. E nella Palude Pontina, cominciando dal Monte Circeio alla costiera del mare vi erano vintitre Città Illustri, et apporta l'autorità di Licinio Mutiano, huomo di credito, per esser stato tre volte Console, A Circeiis Palus Pontina est, quem locum vigintitrium Urbium fuisse Mutianus Consul prodidit. Onde è di concludersi, che la Regione del Latio posseduta da Volsci, sia scemata de Colonie, e d'habitatori. perchè come dice Pomponio Mela, questo nostro Regno de Volsci terminava con i Marsi, Capuani, Sedicini, e Aricini. Non doverà dunque il Lettore restar maravigliato, se non haverà quella contezza di ciò, che potrebbe desiderare, perchè parte de' luoghi sono destrutti, parte n'hanno mutato il nome, e tutti hanno dato saggio, che tutte le cose sono deficienti, eccetto Dio. Sappia il Lettore, che nel descrivere le Città di questo Regno, io hò voluto usar brevità, e perciò in compendio hò scritto quanto hò trovato in Livio, Dionisio, Plinio, Strabone, Solino, Frontino e altri antichi Scrittori, quali si citaranno conforme al bisogno.
Cominciando con ordine Alfabetico; prima Città de' Volsci si chiamava Amiela, differenta dalla Patria di Castore, e Polluce, posta vicino à Terracina, habitata già da Laconi; ma perchè seguitavano la Setta Pitagorica, il cui insegnamento era, che non s'uccidessero Animali di qualunque sorte: furono tanto stretti osservatori di così falsa dottrina, che si lasciarono da serpenti, che ve n'erano in grandissima copia moltiplicati, mordere, avvelenare, e uccidere, onde la Città ne restò destrutta, e Plinio disse, Amiela à serpentibus deleta. Altri però dicono altramente, cioè, che il precetto di tacere lo strepito dell'armi nemiche, quale apportava spavento, e timore à Cittadini, fù caggione, che li nemici l'assalissero, e distruggessero: quindi Silio Italico disse, Evertere Silentia Amielæ e ne nacque quel Proverbio, Loqui volo, nam scio Amielas tacendo periisse.
Ansure, per altro nome detta Terracina, e Trachina, per dove scorre il fiume Ufente, dice Vibio Sequestro, Ufens Terracinæ proximus. Questa Città fù presa in giorno di festa da Fabio Ambusto per mancanza di Sentinella, ò Guardia; ma con molto fastidio, per la fortezza del sito: se ben poco doppo, ritrovandosi le Guardie de' Romani più intente à negotij mercantili, che ad esercitij militari, e ricettando liberamente i Mercanti Volsci, che certo à tal fine moltiplicavano, furono le Sentinelle ingannate, e li soldati oppressi. E' stata Città celebre, e come dice il Mazzella, edificata da Ansure figlio di Giove Belo, à cui si facevano sacrificij, anzi fù detta Anxur, dall'istesso, che ivi fanciullo, e sbarbato si adorava.
Anzo, Città già distrutta, fù presa da Tito Quintio Console nel Cons. XXXIX. ma per assedio: perchè havendo li Volsci ricevuta una gran rotta, et essendosi ritirati in Anzo, furono subito assediati, et alla fine si resero à Romani, che la fecero Colonia. Fù presa un'altra volta da Camillo, li furono tolte le Navi, parte de' quali restarono abruggiate, e parte condotte in Roma, e de gli Rostri, ò vogliamo dire Speroni, se n'ardornarono le Loggie Capitoline, onde pigliarono il nome de Rostri. Se ne vedono le rovine lacrimevoli, et il famoso Porto ripieno, delle quali se ne fabricò un Castello, hoggi detto Nettuno, con Fortezza per impedimento à Corsari, e buona parte del sito è posseduto dal nostro Convento di S. Bartolomeo.
Apiola1, quale per parere di Valerio Antiate fù presa da Tarqinio Rè, e delle rovine di essa ne fabricò il superbo Capitolio Seggio de' Trionfanti, della quale, oltre à Messala Corvino, dice Strabone, Apiola Urbs, quam Tarquinius Priscus delevit.
Aquino, fù una Città grande, così chiamata da Strabone, Aquinum Urbs Magna. Fù fatta Colonia dalli Triumviri, così dice Frontino, Aquinum muro ductam, à Triumviris deductam. In questa Città fù come essiliato Dolabella, riferisce Tacito, Sepositus, per tres dies Cornelius Dolabella in Coloniam Aquinatem, dove ancora fu ucciso, Occidi Dolabellam iuissit, quem in Coloniam Aquinatem sepositum ab Othone retulimus; e se bene al presente questa Città è quasi distrutta; nulladimeno è celebre per li natali del Glorioso S. Tomasso Dottor Angelico, di cui disse il Flaminio, In praelcara Patria, in vetusta, et primaria Volscorum Urbem Aquino, ex clarissimis Parentibus, iisque Principibus, è quibus etiam Mater, duorum Regum Sicilia vidilicet, et Aragoniæ Matertera fuerat, magnus hic Doctor natus est. Qui, quantus, etc.
Arce, dalla quale piglia il nome la Villa di Cicerone, chiamata Arcano, e ne scrisse à Quinto suo fratello, dicendo In Arcano fui, ibi Massidiam cum Polixeno, aquamque, quam ii ducebant, non longè à Villa bellè fanè fluentem vidi. Ne habbiamo di ciò il rincontro, perchè nel Martirologio Romano vi stà, Arcani in Latio con la festa di S.Eleuterio Martire per li 14.d'Ottobre; uno de' quali stà non molto distante da Arce, e l'altro dentro la Rocca, onde ragionevolmente si doveva dire, che Arcano sia l'istessa Terra d'Arce.
Arpino, Patria di persone insigni, come di Caio Mario, che fù sette volte Console, e di Cicerone, di cui, come si è registrato di sopra, disse Eusebio, Cicero Arpini nascitur, Matre Helvia, Patre Hequestris Ordinis. E Giovenale Arpinas alius Volscorum in monte solebat. Fù luogo Municipale, riferisce Sesto Pompeo, e vicino vi stava il vico detto Cerreatone, del quale fa mentione Plutarco nella Vita di Mario.
Artena, Città poco lontana da Ferentino, fù presa nel Cons. LXXXIV. essendo Console Gneo Pompeo Cosso, e Lucio Furio Medullino. Restava però intatta la Rocca, e li Romani partivano confusi, e senza vittoria, se un Servo traditore non la dava in mano de nemici, che la combattevano.
Allura, Castello così chiamato dal Fiume, che vi passa vicino, dove furono rotti, e disfatti da Caio Menenio Console gl'Esserciti de gl'Aricini, Lanuvini e Veliterni. Il Castello è distrutto; non vi è altro che una Torre alla costiera del Mare, e nella quale continovamente vi si mantengono Guardie per li Corsari. E loco in vero memorando per la presa, e morte di Cicerone datali dal monstro d'ingratitudine Popilio Lenate, dice Plutarco. E per la prigionia di Corradino figliolo di Henrico, e Nipote di Federico Secondo Imperatori, che vi era fuggito col Duca d'Austria; tanto nota l'Alberti.
Atina Città potente, quest'encomio li è dato da Vergilio,
Atina potens, Tiburque Superbum
E Valerio Martiale disse,
Quo Cive prisco gloriatur Atina
Fù Colonia di Romani fatta da Claudio Nerone, narra Frontino, ma col titolo di Prefettura, disse Cicerone nell'Oratione Pro Cn. Planco, di cui intendeva, quando scrisse, Hic est è Prefectura Atinate.
Aurunca, li cui Popoli assalirono il Contado Romano con subita scorreria, per il che senza dimora fù fatto Dittatore Lucio Furio, e ne restò vincitore; e delle spoglie se ne fabricò per Voto un superbo Tempio à Giunone Moneta: questo fù nel Cons. CVIII. essendo Consoli Marco Fabio Dorsuo, e Servio Sulpitio Camerino. Da questa Città fece partenza Dardano quando, doppo la morte di Iasio suo fratello, andò nella Frigia, come si dirà altrove. E annoverata questa Città tra Latini, ma l'haver havuto i suoi habitatori rifugio, e ricovero in Sessa Città Volsca, e datoli per qualche il Nome, mi fa scrivere, che di sicuro fosse ancor'ella Città Volsca.
Cassino, ò pure Monte Cassino, vicino dove stava la Villa di Marco Terrentio nominata da Varrone, e da Cicerone, come registra il Cluerio, dove hà li suoi principij il Fiume Scatebra. Alla radice di questo Monte hora si trova situata la Città di San Germano in Regno. Varrone è di parere, che Cassino sia stato edificato dà Sabini, & il suo Nome venga derivato da Casco, che significa antico. Fù fatta Colonia nella sconfitta de' Sanniti da Lucio Papirio Cursore, e Caio Giunio Bubulco Consoli.
Cenone, quale fù pigliato da Tito Numitio Prisco, essendo Console nel Cons. XXXVIII. Non ardì egli assalire Anzo Città ben munita, e forte; e perciò isfogò il suo sdegno contro questa Terra vicina, ma non fù ritrovata molto ricca, come li Romani si pensavano.
Circeio Città piccola, posta in un Promontorio, ò vogliamo dire Isola, dell'istesso nome, hora detto Monte Circello, quale, come narra Clitarco, circondava dieci miglia; e v'habitava Circe Maga, reputata figlia del Sole, per la cognitione, c'haveva della virtù delle Piante , & Herbe, che in quel Monte nascevano. Da questa Città Gneo Martio Coriolano discacciò li Romani, che vi stavano condotti da Tarquinio Superbo. Doppo molto tempo sopra le sue rovine fù fabricata una Fortezza, che talvolta fù sicuro ricovero à Sommi Pontefici, particolarmente à Gelasio Secondo. Al presente vi stà un Castello de i Signori Caetani, chiamato Santa Felice.
Clostra fù un Castello, di cui fà mentione Plinio, e stava vicino alla bocca del fiume Ninfeo, cosi dice il Cluerio, Clostra propè Ostium fuere Nimphei fluvÿ.
Cora chiamata Città da Servio, della quale fa mentione Giulio Ossequente, e la chiama Caura, narrando che dal suo seno scaturissero rivi di sangue, Appio Claudio, & Publio Metello Consulibus, Cauræ sanguinis rivi e terra fluxerunt. Plinio la registra edificata da Dardano Troiano: non intendo però per questo Dardano il fratello di Iasio, perchè ( accostandomi per adesso al parer del Poeta) con poca accortezza haverebbe detto Vergilio, che Anchise mostrasse ad Enea suo figlio frà le future Città, che fabricar dovevano i suoi Troiani, e successori, e vi fosse anche Cora, dicendo,
Hi tibi Nomentum, & Gabies, Urbemque Fidenam,
Hi Collatinas imponent montibus arces,
Pometios, Castrumq. Inui, Bolamq. Coramq.
Hac tum nomina erunt, nunc sunt sine nomine terra.
E perciò questo Poeta vuole che Cora sia stata edificata da Corace fratello di Fiburte, e di Catillo figlioli d'un altro Catillo, nipoti d'Amfiarao, pronipoti d'Oicleo descendenti da Giove; ma di questo ne trattaremo altrove con maggior chiarezza. Li Corani assieme con li Popoli di Pometia, benche Colonie de' Romani, s'unirono con gl'Aurunci, e perciò li Romani, essendo Consoli Agrippa Menenio, e Publio Postumio fecero guerra contro detti Aurunci, & al fine si ridusse à Pometia con vittoria de Romani. Da questo Agrippa Menenio, e per l'istessa speditione si fabricò, e chiamò il Ponte Menenio, hoggi detto Ponte Menello nella via Appia, dove il Tenente Francesco Cinelli hà un delitiosa Villa. Un'altra volta, che li Romani s'inasprirono contro Volsci, pigliarono per Ostaggi Trecento teste libere de principali Corani, e Pometini: Hæc ita Consules in Volscum agrum Legiones duxerunt, Volscos consilȳ non metuentes, nec opinata res perculit; armorum immemores obsides dant CCC. Principum à Cora, atque Pometia liberos, tanto narra Livio. Fù poi desolata Cora nel tempo de primi Imperatori, che fù motivo à Propertio di scrivere:
Ultima præda
Nomentum, & capta iugera terna Cora.
E Lucano assomigliò la rovina di Cora à quella de' Gabij, e de' Veij, dicendo,
Tunc omne Latinum
Fabula nomen erit Gabios, Veiosq. Coramque
Pulvere vix tecta poterunt mostrare ruinæ
di presente si ritrova in piedi sotto la giurisditione del Senato Romano, e del Vescovato Veliterno.
Corbione, questa Città, par che si debba annoverare, con Dionisio, piu tosto trà gl'Equi, che trà Volsci, per la quale detti Equi tanto guerreggiarono, onde ne furono mandati sotto il Giogo dal Dittatore Lucio Quinto Cincinnato. Li Popoli di Corbione, se bene s'erano dati à Romani, con tutto ciò nel Consol. L. fù la Guardia Romana assalita di notte da gl'Equi, e facilmente la ricuperarono; ma da Marco Horatio Pulvillo Console fù presa di nuovo, combattendo essa ferocemente in Algido, hora Rocca di Papa; alla fine fù disfatta dà Romani. Io l'hò posta trà le Città de' Volsci, perche fù ricuperata da Gneo Martio Coriolano Capitano de' Volsci.
Coriolo2, Città non solamente buonissima, ma ricchissima; perche dalle parole d'Eutropio, Etiam Coriolos Civitatem, quam habebant Optimam, perdiderunt, altri leggono Opimam. Fù presa nel Cons. XVI. dal suddetto Gneo Martio nobile Cavalier Romano, dalla quale pigliò il nome di Coriolano; ma perche fù fatto esule dalla Patria à voto della Plebe, devenuto Capitano de' Volsci, ripigliò questa, & altre Città; insieme, e se la Pietà Materna non lo raffrenava Roma, che gravemente teneva astretta, pigliava ancora; tornando poi trà Volsci, dicono alcuni, fosse da gli medesimi ucciso; ma il Sabellico per parere di Fabio Pittore dice, che egli morisse vecchio, Eum in exilio consenuisse prodidit Fabius Pictor. L'istesso pure afferma il Zonara. Di questa Città non ve n'è vestiggio alcuno; confinava con Aricia, & Ardea, come si cava per il suo Contado pigliato nelle passate Guerre, e preteso dalle due accennate Città.
Eggetra, ovvero Eccetra, mi persuado fosse dove hora stà posto Monte Fortino de' Signori Borghesi, ò poco lontano, almeno; perche quando li Tribuni mandarono, ò condussero due poderosi Esserciti contro Volsci, dice Livio, che Spurio Furio, e Marco Horatio andarono ad Anzo verso la Marina, e Quinto Servilio, e Lucio Geganio à man sinistra verso Eccetra, e prima nel lib. 4. narrando un fatto d'armi passato trà Romani, e Volsci, dice che, fù inter Ferentinum, & Eccetras, che di già era stata saccheggiata da Fabio Ambusto.
Fabratera, li di cui Popoli fecero ricorso à Romani per particolar ambasciaria, acciò li volessero difendere dall'incursione de' Sanniti. Di presente si chiama Falvatera, ne fece mentione Cicerone con queste parole, Nam & Aquini, Fabrateria consilia sunt inita de me.
Ferentino, se bene da molti è posta trà gl'Hernici, con tutto ciò era della Natione Volsca, come asserisce Livio, che narrando nel Cons. LXXXIV. le caggioni, ch'apportavano gl'Antiati per sollevare tutta la natione Volsca contro Romani, riferisce, che dicevano, la destruttione de Verruggine, e l'haver tolta à loro la Città di Ferentino, e data à gl'Hernici, Sed Ferentinum etiam de se captum Hernicis donasse, l'istesso conferma il Glareano. La presa accennata fù nel Cons. LXXX. essendo Consoli Aulo Cornelio Corso, e L. Furio Medullino, ma doppo tredic'Anni, perche gl'Hernici erano divenuti nemici à Romani, fù presa dà Consoli Lucio Sulpitio, e Caio Licinio Calvo. Si dimostrò Città generosa, che non curando la Cittadinanza Romana, volse star ferma nelle sue antiche Leggi.
Freggelle era Città insigne, e principale de' Volsci, dal Floro chiamata Gesoriaco, Fregellæ, quod Gesoriacum, egli scrive; e da Iornande, Cesarea. Strabone la chiamò Città famosa, dicendo Fregellæ nunc vicus, olim Urbs celebris, multarumquè iam dictarum Caput. Vi s'adorava la Dea Bona, come si cava dalla seguente Memoria ritrovata trà le sue rovine, e registrata dal Grutero.
BONAE DEAE
SANCTAE
SACR.
VOTO SVSC.
MERITO LIBENS.
TERRENTIA
THALLVSA
FECIT
Fù fatta Colonia nel Cons. CXXIV. essendo Console Publio Plautio Proculo, e L.Cornelio Scapula; se bene Giulio Ossequente afferma fosse distrutta, e dice, che il secondo Console fosse Marco Fulvio, Publio Plautio, & Marco Fulvio Consulibus, Fregellæ, quæ adversus Romanos coniuraverant, diruta. Questa è stata una Città sfortunata per li disastri havuti; perchè à Volsci fù dà Sanniti tolta, e disfatta, doppo dà Romani ristaurata; non molto tempo doppo da' medesimi Sanniti con l'aiuto de Satricani ripigliata con inganno. Combattevano valorosamente i Fregellani notte, e giorno, perche si guerreggiava per le cose sagre, e per li Dei; intanto che le donne fatte coraggiose, e martiali, assieme con l'altre persone inutili, combattevano dalle fenestre; quando la falsa voce d'un banditore, che proclamò la depositione dell'armi, à chi voleva esser salvo, fece render la Città soggetta alla crudeltà de' nemici, senza che à pertinaci giovasse la resistenza, & il valore. Era di tanta stima questa Città, che Valerio Massimo narra, che Lucio Opimio, per haverla soggettata à Romani, domandò il Trionfo, Lucius Opimius, Fregellanis ad deditionem compulsis, triumphandi potestatem à Senatu petÿt. Alcuni vogliono fosse dove hora stà Ciprano, tanto accenna il Cluerio; ma il Biondo vuol che fosse dove di presente è Pontecorvo, & il Volaterrano è di pensiero che fosse ivi vicino, Fregellæ nunc, sive ex sive eius ruinis Pontes Curvus Oppidum existimatur. Et il Sigonio il modo del nuovo nome, dicendo, Rodoaldus Gastaldio Aquinas Castrum apud Pontem Curvum construxit, quod ab eo Pontem Curvum, quo in loco Fregellæ quondam inclita Romanorum Colonia fuit. Fu ancora Patria di quel Marco Sestilio, che rispose per le Diecedotto Colone, quali promisero aiuto à Romani, e di Lucio Papirio celebre Oratore.
Frusinone ancora era Città de Volsci, come si trova in Livio, qual riferisce, ch'essendo Consoli Lucio Genutio, e Sergio Cornelio, furono castigati li Frusinati, perche havevano sollevati gl'Hernici contro Romani, Frusinates tertia parte agri damnati, quod Hernicos ab eis sollicitatos contemptum'. Alcuni vogliono, che fosse questa Città espugnata, & il loro Campo venduto; ma Frontino è di parere fosse il Campo assegnato à Soldati veterani, Frusino Oppidum muro ductum, ager eius veteranis est adsignatus. E celebre hora quella Città per esser luogo di Tribunale della Provincia di Campagna, ma più per li due Sommi Pontefici, e Santi Martiri Hormisda, e Silverio.
Fucino, se da Plinio vien posto trà Popoli Marsi, da Livio è computato tra le Città Volsche; perchè essendo stato ceato Dittatore Publio Cornelio, doppo la rotta d'Anzo, riferisce Livio il fatto dicendo, Victor Exercitus depopulatus Volscum agrum Castellum ad Lacum Fucinii vi expugnatum, atque in eo tria millia hominus capta, cateris Volscis intra mœnia compulsis, nec defendentibus agros. Vien confermato dal Glareano con queste parole, intendendo de Fucino, Livius in Volscis ponit.
Gabij Città edificata da Galatio, e Bio fratelli Siculi, scrive Solino; alcuni vogliono che sia dove hora è Zagarolo, altri Galicano; ma Giovanni Gobellino è di parere, che questa Città fosse dove è hora si stà Cave. Fù Città in vero celebre, presa da Tarquinio Superbo, ma per inganno di Sesto Tarquinio suo figlio, che finse esser fugitivo dal Padre. Che questa Città fosse de Volsci, lo asserisce il Godelveio, dicendo, Gabios Volscorum Urbem septuaginta millibus passuum ab Urbe sitam, Vergilio è di pensiero, che sia stata questa Città edificata da' descendenti d'Enea.
Interanna, hoggi chiamata l'Isola di Sora, cosiddetta, perchè stà in mezzo à due fiumi; questa Terra fù nel Consolato CLIV. combattuta da Sanniti, ma non riuscendoli l'impresa, saccheggiarono il Contado; ne fa mentione Cicerone quando dice, Cassino salutatum veniebant, Aquino, Interamna. Vi stava un Castello vicino chiamato Succusano; quindi disse Plinio, Interamnates Succusani, qui et Lirinates vocantur".
Lanuvio, viene annoverato trà le Città Volsche, è però differente da Lavinio, come si deduce da più luoghi di Livio, e d'altri Autori. Era posseduta da Romani, ma fù poi ricuperata da Coriolano nel Cons. XVII. E stata honorata dalli natali di due Imperatori Antonino Pio, e Commodo Antonino. Alcuni pensano, che fosse dove hoggi si vedono le rovinde d'un Castello disfatto chiamato San Genaro.
Lautula era un Castello vicino à Terracina trà il Monte, e il Mare, dove si fermò quella Compagnia de' Soldati, che si licentiarono da Capoa, essendo Console Caio Martio Rutilio: qual Compagnia, ò vogliamo dire Essercito senza Capo, se ne scorse senz'ordine à predare, e saccheggiare il Contado d'Albano.
Longola3, sin dove furono perseguitati gl'Antiati da Postumio Cominio, essendo Console. Volendo li Longolari far fronte à nemici, uscriono fuora coraggiosamente, ma, come scrive Dionisio, furono forzati à ritirarsi dentro le mura: è pensiero fosse trà Anzo e Ardea. La ripigliò Coriolano per li Volsci: di presente non se ne vedono ne anco li vestiggi.
Metio latinamente Ad Metium, non molto distante da Lanuvio, Non procul à Lanuvio Ad Metium is locus dicitur, Castra oppugnave est adorsus, dice Livio. Fù per il fuoco dato dato à ripari presa, e saccheggiata da Furio Camillo Dittatore, poco avanti repigliasse Sutri dalle mani de Toscani. Credeno fosse dove al presente dicono la Castella: luogo prima chiamato Castel Muzzo, come per un Instromento di Feudo fatto da Leone Vescovo Veliterno ad un certo Demetrio Console, e Capitano, sotto Marino Secondo, detto Iuniore Sommo Pontefice. Ma Diodoro Siculo lo chiama Ad Martium dicendo Volsci Bellum ipsis moverunt, Tribuni igitur Consulares delectu Militum, et copiis in apertum deductis, Ad Martium quod vocant. Castra posuere CG. ab Roma Maciis. E Plutarco narrando quell'istesso di Livio, e Diodoro, lo chiama parimente Ad Martium, dicendo, Dictator tertium Camillus dictus Legiones cum Tribunis Militum à Latinis, et Volscis obsideri, delectum habere non iuniorum solum, sed maiorum natu quoque coactus est, ac longo flexu Martium Monte exercitum circumducto, Castra à tergo hostium clam est metatus. Il Cluerio vuole, che il Colle Martio fosse vicino à Velletri, onde mi dò à credere, che sia il Colle dei Magnafichi, detto hoggi Colle di Marmi, distante dal preteso Lanuvio mezzo miglio, nel quale si trovano bellissime Antichità.
Mezze in Latino dette, Ad Medias, era un Castello de' Volsci posto trà il Foro Appio, e Terracina, come si cava dall'Itinerario Gerosolimitano.
Mucamite, dal Sigonio detto Ulcamite, questa Città hebbe la medesima fortuna, et nell'istesso tempo, che Longola, avanti alla presa di Coriolo, non ve n'è minimo vestigio, ne hò potuto trovarne altra memoria.
Norba, di presente Norma chiamata, fù fatta dalle prime Colonie de Romani con Velletri, scrive il Flavio, Dehinc Velitras, et Norbam in Pontino ex primis Coloniis. Fù Fortezza de Volsci, e perche riguardava verso il mare, stando posta in un Monte, li Romani la stimarono come Rocca in difesa della Città di Pontia. Fù nel Cons. CXI. saccheggiata con subita scorreria da' Pipernesi.
Piperno, ò Priverno, per dove scorre il fiume Amaseno, cosi conferma Vibio Sequestro dicendo, Amasenus Privernatium, Città insigne, amica di Velletri, Patria di Camilla Regina, e valorosa Guerriera; la di cui Historia ha scritta il Padre Teodoro Valle Domenicano Privernate, nella quale si contengono cose molto honorevoli per la Patria, estratte da varij Autori, perciò nel far mentione di questa Città io non mi diffondo, anzi lascio sotto silenzio le sue grandezze.
Polustia, cosi chiamata da Dionisio, è posta vicino à Longola, di cui scrisse, Duxit Polustiam non procul à Longula dissitam. Dal Sidonio è detta Polusca, Adduxit autem Exercitum ad alteram Civitatem Volscorum, quæ Polusca vocatur, spatio antem non longè à Longula distat. Non stava molto lontanza da Anzo per Velletri, fù pigliata da Romani, ma poi da Gneo Martio ricuperata con Satrico, Longola, Coriolo, et altre molte.
Pometia Città, che stava poco lontana dal Mare nel tratto di Terracina per la Palude Pontina; che per la fertilità de suoi campi, come per Antonomasia di quelli si disse, Territorium Pometinum. E percio al tempo di Ligurgo Legislatore de' Spartani, passando per queste contrade i Lacedemoni, si fermarono negl'accenati Campi, dalla fertilità de quali s'indussero ad imporgli il bel nome di Feronia, com'anco alla Feronia Dea un superbo Tempio edificarono, tanto narra Dionisio, Cumquè delati essent ad Pometinos Campos Italiæ, quò primum venerunt, appellasse Feroniam, memores, quod eos huc, illuc per mare ferri contigerat: Templo quoque construxisse Divæ Feroniæ, cui vota fecerunt. Con le spoglie di questa Città Tarquinio Superbo pensava edificare il famoso Tempio di Giove.
Pontia era una Città fabricata nell'Isola dell'istesso nome dirimpetto à Terracina, quale fù fatta Colonia de' Romani, e fù nel Cons. di Lucio Papirio Cursete, e Caio Iunio Bruto. Sacriporto Città, o Castello vicino à Segni; forse delle sue rovine se n'è fabricato Gavignano, dove come narra Orosio, Silla, e Mario il giovene figliolo del Console crudelissimi nemici fecero sanguinosa battaglia, e vi morirono de' Mariani 25.mila Soldati, Silla etiam, et Marii adolscentis maximum tunc prælium apud Sacriportum fuit, in quo de Exercitu Marii cæsa sunt viginti quinque milia. E Lucano Poeta disse:
Iam quot apum Sacri eccidere cadavera portum.
Sàtrico fù Piazza d'Armi de gl'Antiati, fù presa da Furio Camillo, essendo la quarta volta Dittatore, fù poi abbruggiata da Latini per sdegno contro detti Antiati, che non volsero esser con loro uniti à far guerra contro Romani, tutta la Città restò disfatta, eccettuato il Tempio della Dea Matuta4. Fù risarcita da Volsci nel Cons. C.V. ma da Romani, essendo Consoli Marco Valerio Corvino, et Gneo Petilio. Fù di nuovo abbruggiata, restandovi pure in piedi il suddetto Tempio; ma perche poco doppo fù presa da Sanniti, Lucio Papirio Cursore l'espugnò, e ricuperò, dice Orosio, Idem deinde Papirius Satricum, expulso inde Samnitico præsidio expugnavit, et cæpit. Tengono alcuni fosse dove al presente stà Conca Ferriera famosa del S.Officio di Roma, e con qualche raggione, perche Livio narrando la partenza delle Leggioni Volsche, dice che si movessero da Anzo, à Satrico, da Satrico à Velletri, da Velletri à Tuscolo, Ab Antio Satricum, ab Satrico Velitras, inde Tusculum Leggiones missas: distanza in vero per le giornate d'Esserciti, che marciano, molto convenienti, se bene altri con giusto compito di miglia, vogliono che sia dove stà Campo morto Castello distrutto, perche da Anzo à questo luogo, d'onde à Velletri, e poi à Tuscolo, non passano otto miglia di strada, ch'appunto fanno una giornata de Militia, et à questo parere più facilmente mi sottoscritto, riportandomi però à maggior chiarezza.
Segni Città situata nel Monte Lepino, dice Columella, Qua Marrucini, qua Signia Monte Lepino. Fù Colonia di Tarquinio Superbo, non già da lui fabricata, come altri pensano, ma ben si (come dice Alicarnasseo) applicata à Tito Tarquinio suo figliolo, in quella guisa, ch'ad Arunte Tarquinio l'altro figliolo assegnò Circeio, come se ne fossero stati fondatori, Has ambas cum duobus filiis, ut conditoribus dicasset, Circeios Arunti, Tito Signiam, securus iam de Regno, etc. Nella sollevatione procurata da Lucio Annio Setino, e Lucio Numidio Circeiense, fù unita Segni con Velletri, à non consentire con l'altre Colonie. Fù Patria di S.Vitaliano Papa, come si legge nel Martirologio Romano. Era de' Signori Sforza; ma di presente è dell'Eminentis. Cardinal Antonio BABERINO Nipote dignissimo di URBANO Ottavo Pontefice vivente Ottimo Massimo.
Sessa, ò Suessa, chiamata ancora Sessa Pometia; non già quella Pometia accennata di sopra, ben sì da Cittadini di quella, che per un tempo v'habitarono, fù così chiamata; com'anco per l'istessa caggione fù detta Arunca; tanto dimostra l'Alberti. Fù saccheggiata da Tarquinio, essendo Rè Servio Tullio. In questa Città dimorarono in Esilio li figlioli di Anco Martio IV. Rè de' Romani. E ben vero, che da moderni Autori molte cose di Pometia s'applicano à Sessa, per la denominatione, che da quella ottenne. Lucio Sacco hà diffusamente con molta eruditione descritta questa sua Patria.
Sezze, se bene il suo moderno Scrittore hà à schivo la natione Volsca, per lo che la mette frà Latini; con tutto ciò molti Autori, e particolarmente il Cluerio la chiama Antichissima, e la pone trà Volsci. Il Perotti, dice, Setia Urbs est Campania, et il Schradero scrive, Setia antiquissimum Volscorum Oppidum, cosi ancora Iodoco Hondio. Titinnio Comico in honor di Sezze compose un Opra intitolata Setina, vien citato da Nonio Marcello in più luoghi nel libro che fà de Proprietate Sermonum. Gioseppe Ciammaricone Setino ha descritta eruditamente questa sua Patria5, à quello rimetto il Lettore.
Sora, rattiene per ancora il nome, che fusse de Volsci, lo dice Livio, Sora agri Volsci fuit, et il Sabellico lo conferma, narrando la sua presa, Consules Dictatoris Exercitu ab Bellum usi Soram de Volscis vi cæperunt, perche fù presa all'improviso da' Romani, ma con l'Essercito del Dittatore Furio Camillo, essendo Consoli Marco Fabio Dorsuo, e Servio Sulpitio Camerino; quindi scrisse Livio, Soram ex hostibus incautis adorti cæperunt. Si diede poi à Sanniti nel Consolato C.XXXV. per lo che ne venne un crudel fatto d'armi vicino à Lautula, col peggio de' Romani; ma poi per tradimento d'un Sorano, fù da' Romani ripresa, ch'altrimente vi voleva un lungo, e penoso assedio. Giovenale la chiama Città bonissima, dicendo Optima Sora. Fù detta ancora Saura. Di questa patria era Caio Attelio, che nel Consolato CC.XXXVI. fù Pontefice Massimo, e Valerio Sorano ancor egli Sacerdote. Fù formidabile à Romani, registra il Floro, Sora (quis credat) et Algidum terrori fureunt. E Ducato de' Signori Buoncompagni. In questa Città hà havuto i suoi natali l'Eminentiss. Cesare Baronio Scrittore celeberrimo d'Annali sacri, che per le sue qualità meritò dal Som. Pontef. Clemente Ottavo la sacrata Porpora Cardinalitia.
Le Spose, era un Castello nella via Appia distante da Cisterna tre miglia in circa, cosi registra il Cluerio, Locus igitur iste Ad Sponsas tria circiter millia passum à tribus Tabernis abfuit Romam cunctibus. Tengo di certo (stante la correspondente lontananza) che questo sia il luogo detto la Civitate6, posseduta dal Cap. Cesare Lucarelli, overo il luogo chiamato Sole Luna del Cap. Cesare Filippi già Sergente Maggiore in Ferrara, perche in questi luoghi ambedue vicini, e posti in detta via, vi si seggono gran rovine d'antichi Edificij, e vi si trovano molte belle memorie.
Sulmone, hoggi detta Sermoneta, differente da Sulmona ne' Peligni Patria d'Ovidio. Di questa ne fa mentione Plinio, e Virgilio ancora, quando dice,
Coniicit: basta volans noctis diverberat umbras,
et venit adversi in tergum Sulmonis, ibiquè,
Frangitur, ac fixo transit præcordia ligno.
Et un'altra volta introducendo la spietata vendetta, che fece Enea per la morte di Pallante, scrive che abbruggiasse vivi otto Gioveni, quattro di Sermoneta, e quattro d'un'altra Città, nelle sponde del Fiune Ufente, dice,
Sulmone creatos
Quattuor hic iuvenes, totidem quos educat Ufens.
Torri Bianche, era un Castello lontano tre miglia da dove sbocca il Fiume Ninfeo, poco distante da Clostra, cosi dice il Cluerio, Alterum igitur istum locum ad Turres Albas tria milliam passuum ab Nimphei Ostio abfuisse crediderim.
Tre Taverne, hora chiamate Cisterna ce' Signori Caetani, e se bene alcuni pensano, che il luogo delle Tre Taverne sia hora Ninfa, con tutto ciò il Cluerio è d'altro senso, e dice, Ipsa Tre Tabernæ apud Asturam Flumen fuisse derpehenduntur, ubi locus nunc vulgo Cisterna. Dove Severo Imperatore fù da Heraclio ucciso, narra Paolo Diacono; e Zosimo, parlando di Severo, dice, Quo ille pergens, cum ad locum cuimdam venisset, quem Tre Tabernas vocant, ab infidiis, quas ibi Maxentius locaverat, comprehensus necatur, inserta laqueo Cervice. Fù doppo da Lodovico Bavaro Imperatore nel M.CCC.XXVIII. abbruggiata, dice il Villani, ma al presente, è populata molto, abbondante, e bella Terra.
Verruggine, di cui disse Livio, Verruginem in Volscis eodem Exercitu receptam. Fù presa da' Romani, e fortificata nel Consolato LX. per il che li nostri Volsci ne fecero strepito grandissimo, fù però ricuperata; ma al Consolato di Gn. Cornelio Cosso, e Lucio Furio Medullino, fù perduta di nuovo. Era una buona Fortezza per li Volsci, mentre ne fecero quel risentimento, che si narra.
Volosca, prima sede dirrei de Volsci, di cui habbiamo detto di sopra, e se ne vedono le rovine, delle quali si crede da molti, che se ne fabbricasse Sonnino Terra ancor ella Volsca. Queste, et altre Città, Terre, e Castelli erano de Volsci, c'hanno per la voracità del tempo perduti i vestiggi, et il nome. E perciò bisognarà, che il Lettore si contenti, e s'appaghi delle accennate; a queste aggiungerò Velletri, del quale principalmente si scrive. S'è fatta mentione in questo Capitolo di molte Colonie, se il curioso vorrà sapere la differenza di esse, e quali havevano Ius Romanum, e quali Ius Latii7, legga Vvolfango Lazio, Biondo Flavio, et altri Autori da me lasciati per brevità, che ne haverà compita contezza.
Note
- ↑ Apiolae fu distrutta secondo la leggenda dal re Tarquinio il Superbo, ed era situata nei pressi del Monte Savello, tra Pavona ed Albano Laziale.
- ↑ La cittadella volsca di Corioli è di incerta ubicazione, anche se si ipotizza che potesse trovarsi nell'attuale frazione di Monte Giove presso Genzano di Roma. Venne conquistata durante una campagna militare contro l'insediamento volsco di Antium, guidata dal console romano Postumio Cominio Aurunco.
- ↑ Longula, insediamento volsco, fu conquistata nel 493 a.C. dal console Postumio Cominio durante la sua spedizione contro i volsci di Antium.
- ↑ La Dea Matuta era un'antica divinità romana, dea dell'aurora e protettrice delle partorienti; in suo onore l'11 giugno si celebravano le Matralie. Il tempio presso Satricum venne frequentato anche dopo la distruzione della città, narrata dal Teoli e prima di lui da Dionigi di Alicarnasso.
- ↑ Nell'opera del 1641 Descrittione della città di Sezza colonia latina di Romani.
- ↑ L'attuale frazione di Le Castella del comune di Cisterna di Latina.
- ↑ Lo ius Latii era uno "status" o condizione giuridica, a metà strada tra la piena cittadinanza romana (ius romanum) e la mancanza di cittadinanza romana (peregrinus). I centri abitati che godevano dello status di ius Latii potevano godere di piena indipendenza in merito all'amministrazione interna con la possibilità di eleggere propri magistrati ma erano tenuti a fornire a Roma un determinato contingente di uomini armati.