Supplemento alla Storia d'Italia/XVI

XVI - Lallement fa conoscere a Bonaparte le mosse del nemico, e la situazione infelice di Mantova

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XVI - Lallement fa conoscere a Bonaparte le mosse del nemico, e la situazione infelice di Mantova
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Venezia, 25 Fiorile anno 4 (14 Maggio 1796)


XVI - A Buonaparte Generalissimo.


Il Ministro della Repubblica a Genova debbe avervi recapitate parecchie mie lettere. Io mi adopero con ogni maniera nel procurarmi tutte le notizie che cooperar possono ai successi dell’esercito che voi conducete; lascio alla vostra saviezza il segregarle da quelle che vi [p. 35 modifica]parranno inutili. Era intenzione dell’inimico di avviar considerabili rinforzi dall’Ungheria a Trieste, d’onde imbarcar si dovevano per il Po. A tal fine erasi vietata l’uscita a tutti i navicelli; ma ve ne abbisognavano più che non ne sono in porto. Queste truppe prendono la via del Tirolo: se ne fa ascendere il numero a 20,000 uomini: le barche debbon solo portar viveri e munizioni per Mantova; avranno elleno a bordo, repartiti tra esse, 40 uomini d’artiglieria e 1000 uomini d’infanteria. Sarebbe forse necessario fare avanzare prontamente alcuni distaccamenti sulla frontiera del Bolognese e del Ferrarese a fine di sorprenderle; ma se il distaccamento avanzato venisse a restar lontano dalla colonna, dovrebbe essere alquanto rinforzato, ed avere due o quattro pezzi d’artiglieria: la stazione esser dovrebbe sulla riva del Po di sotto al luogo dove questo fiume si divide in due rami, l’uno, che conduce a Bologna, e l’altro a Mantova.

Mantova è sprovvista di viveri e di munizioni. Dopo la battaglia da voi data, e per cui Beaulieu dovette ritirarsi precipitosamente a Crema, gli avanzi del suo esercito pare che dirigansi alla volta di quest’ultima piazza della Lombardia per aspettarvi i rinforzi; ma tale risoluzione, ove si effettui, non può che affrettarne il totale sterminio: tutti periranno di fame. Io debbo per altro, cittadino Generale, avvertirvi a non permettere che v’abbiano lunga dimora i nostri prodi fratelli; l’aria vi e pestifera, ragione per cui l’Imperatore non vi teneva presidio. Non tornerebbe forse meglio a seguitare, pel territorio Veneto, la strada di Roveredo, ove incontrerebbonsi gli squadroni che sboccano dal Tirolo, se pur si persiste, ciò che non credo, a fargli arrivare?

Un negoziante Veneziano è venuto ad offrirmi 150 barili di buona polvere, che egli tiene in Ancona: ne ascenderebbe la spesa a circa mille luigi, e, se vi convenisse, sarebbe trasportata a Ferrara in due giorni, e indi per il Po ai primi vostri posti. Io bramo vivamente, che le comunicazioni si rendano libere fra gli Stati Veneti e Milano, onde poter quanto prima corrispondere direttamente con voi e ricevere i vostri ordini; commetto ad un [p. 36 modifica]onesto negoziante Francese di ricapitare questa lettera al primo posto avanzato, ed il messaggiero vi starà ad aspettarne la risposta.

Il Duca di Modena è da tre giorni qui giunto con tesori cospicui; egli è molto parco nello spendere; non ha altri eredi che una Figlia, maritata all’Arciduca di Milano: traete da lui più che potete, che sarà tanto danaro tolto alla Casa d’Austria. Convien che a lui solo s’impongano contribuzioni, perché così miglior partito trarremo dal suo paese; io so indirettamente ch’ei se l’aspetta: date a me le vostre istruzioni, ed ei sborserà forse più abbondanti somme.

Giusta sicure notizie che mi pervengono in questo momento, si è sparso il terrore nella città di Mantova; la maggior parte dei ricchi abitanti si sono dati alla fuga, seco portando il danaro ed i loro più preziosi oggetti; si crede che non siavi rimasto un terzo della popolazione. Vi sono state introdotte le munizioni, che erano a Cremona e a Pavia, le farine, le monture militari, e 600 bovi, che di là erano stati spediti il dì 8 Maggio per Cremona. Sono state raccolte tutte le provvisioni trovate negli altri paesi; a Pavìa altro non è rimasto che dei cannoni, palle ec., che sonosi dovuti lasciare per mancanza di mezzi di trasporto.

Si giudica che in quella città, mercé tali disposizioni, abbiansi in grano, foraggio, legne, vino, ec., provviste per sei mesi, e munizioni da guerra per lunghissimo tempo.

Fassi ascendere a 3,000 uomini il numero dei soldati che stanziano nella piazza, ma la maggior parte sono impotenti.

Sono stati da Pavìa e da Cremona fatti venire gli orfani ed i bastardi: eglino sono vestiti da militare. Un campo erasi formato a Goito composto di circa 9,300 uomini, parte in fanteria e parte in cavalleria, e vi si mandavano i fuggitivi ed un piccol numero che giungevano a Mantova. Ma il dì 12 in sulla sera, divulgossi per Mantova stessa, avere i Francesi disfatto quel campo. Nulladimeno, nella sera del 12 al 13, dovevano recarvisi 3,200 uomini; a tal uopo erano stati dati gli ordini necessarj. [p. 37 modifica]Il soldato è mal pagato e peggio nutrito. Il dì 9 fu guarnita di cannoni la porta Pradella per cui vassi al campo.

Il dì 12 ordinavasi che le porte restassero chiuse, e niuno uscir potesse senza licenza del Comandante.

Gli Archivj di Milano sono partiti per Trieste.

Lallement.