Supplemento alla Storia d'Italia/XVII
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Parigi, 27 Fiorile anno 4 (16 Maggio 1796)
XVII - Il Direttorio esecutivo al Generalissimo dell’esercito italico.
Le fauste novelle dell’esercito delle coste dell’Oceano, la sottomissione del ribelle Scepeaux e dei Chouans, che a lui obbedivano, e la certezza che gli abitanti di quella parte della Vandea, ov’è la guerra, sottomettonsi di buona fede alle leggi della Repubblica, avevano destato nel Direttorio una viva allegrezza, quando ad aumentarla ne pervenne la vostra lettera de’ 20 del corrente coll’annunzio del passaggio del Po, e delle gloriose fazioni di Fombio e Casale.
Il Direttorio non teme di rinnovare le lodi che ha già date al vittorioso esercito d’Italia, e gli gode l’animo del porgersegli occasione di congratularsi di nuovo per mezzo vostro in nome del popolo Francese, della sua valorosa ed intrepida condotta. Non sia lo splendor delle sue vittorie oscurato da un procedere indegno delle chiare sue geste, ed il saccheggio sia represso con quella severità, che il rispetto alle proprietà e la salvezza dell’esercito stesso altamente richiedono. Sieno tutti gli sforzi dei Generali e degli ufficiali rivolti a far cessare questo flagello, e l’Italia non ravvisi ne’ suoi vincitori se non che Repubblicani amici dell’ordine e degni dell’ammirazione di tutti i popoli.
Pare dalle lettere del Commissario Saliceti, che l’esercito di Beaulieu si ritragga verso Mantova, e che voi speriate d’impadronirvi quanto prima di Milano. Il Direttorio tien per sicura questa impresa, e ne anticipa le sue congratulazioni all’esercito d’Italia. Se gli Austriaci si sono rifuggiti nel Mantovano, non perdete un istante ad inseguirli. Beaulieu si ristrigne: la celerità della sua ritirata, l’ampiezza del terreno da lui percorso vi obbligano a spargere le vostre truppe; convien dunque disfare al più presto possibile questo nodo d’esercito austriaco, il quale usar potrebbe tale occasione per volgersi di nuovo con la rapidità del lampo contro l’esercito d’Italia. Beaulieu è vinto, ma non ha forse rinunziato all’offensiva; e siccome egli non può operarla con successo se non contro schiere separate del vostro esercito, perciò fa di mestieri prevenire ogni sua impresa, spiare i suoi movimenti, e non perderlo mai di mira. Differite, se n’è duopo, o cittadino Generale, sino a dopo la disfatta e totale esterminio dell’esercito Austriaco, ogni impresa minore, per cui scemarsi dovesse la forza riunita dell’esercito che voi conducete. Un vasto campo di gloria vi si para ancora dinanzi; il primo passo da farsi, onde percorrerlo, debb’essere quello di distruggere intieramente l’esercito comandato dal successore di Devins. I vostri successi vi metteranno forse ben presto in grado di rompere ogni comunicazione fra lui e Vienna. Conseguito questo importante oggetto, sicura n’è la disfatta. A questo fine, è specialmente necessario tempestar di continuo l’inimico, e ridurre i soldati Austriaci a quello stato di travaglio che scompone gli eserciti i più formidabili, e cagiona la diserzione, l’apatia, e spesso la licenza e la ribellione.
Disfatto che sia Beaulieu, la Casa d’Austria penserà finalmente alla pace, cui finora a rifiutar l’hanno indotta i perfidi consigli dell’Inghilterra, e si troverà costretta ad accettare i patti che alla Repubblica piacerà di dettarle.
Venezia, come il Direttorio vi disse nel suo dispaccio de’ 18 Fiorile, ha da esser trattata non da amica, ma solamente da neutrale. Date opera principalmente, senza variar questa disposizione, ad impedire che le reliquie dell’esercito Austriaco abbiano nelle terre di quella Repubblica un sicuro ricovero; e se vi si introducono col consenso del Governo Veneto, non esitate ad inseguirvele. Nel resto il Direttorio si rimette alla sua lettera de’ 18 del corrente; essa contiene delle dichiarazioni intorno al modo che ha da tenersi verso i Potentati d’Italia, alle quali crede superflua qualunque aggiunta nelle attuali circostanze.
Tutti i Repubblicani spargeranno lagrime pel caso fatale dei Generali Laharpe e Stengel; il Direttorio ne ha deplorato la perdita come doveva, e solo le vittorie dei loro commilitoni possono alleviarne il verace dolore. Ai prodi che sonosi di nuovo distinti nel passaggio del Po, avrà egli cura di dimostrare in breve quanto sia soddisfatto del loro attaccamento, della loro intelligenza, e del valore con che si fanno ad affrontare i pericoli.
Non s’abbia alcuna compassione per quei perfidi amministratori, che divorano le sostanze, e le risorse dilapidano degli eserciti Repubblicani; indicateli, cittadino Generale, al Direttorio, traeteli in giudizio. Voi siete sulla faccia dei luoghi; voi conoscete le loro turpitudini e le loro scandalose ruberìe; puniteli, e sia la punizione di essi esempio che tenga in freno coloro che tentati fossero d’imitarli in avvenire: è questo il solo mezzo, onde estirpare tal furor di rapina, cui l’impunità e la connivenza hanno con tanto disastro esteso sopra quasi tutto il suolo della Repubblica; cada su questi infami vampiri il primo e giusto castigo riservato all’audace delitto.
L’esercito delle Alpi abbisogna di fondi: il Direttorio sì rivolge a voi, adoperatevi a procacciargliene e ravvivare il credito pubblico per mezzo di pagamenti dovuti da gran tempo nei dipartimenti ch’egli occupava; somministrategli qualche carriaggio, ed altri mezzi di trasporto, e ricomponete tutti gli effetti di servizio, che ne hanno grand’uopo. A tale effetto il Direttorio vi esorta a concertarvi col Generale Kellermann. Il Direttorio approva la tregua che conclusa avete col Duca di Parma; egli accetta il presente che piace a questo Principe di farci di alcuni bei quadri per ornare il Museo nazionale. Vi esorta inoltre a ricercare ed accarezzare gli scienziati ed i letterati di codesti paesi, e quando impadronito vi sarete di Milano, onorate e proteggete specialmente l’astronomo Oriani, sì rinomato pei servigj che continuamente rende alle Scienze.
Il Direttorio vi scriverà impreteribilmente al ritorno del cittadino Murat, vostro ajutante di campo.
Carnot.