Supplemento alla Storia d'Italia/CIX
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Il giorno 12 termidoro anno 5 (9 Luglio 1797)
CIX - Lettera Anonima indirizzata al Generalissimo Bonaparte.
Io non conosco i vostri progetti, Generale; ma dal momento che vi ho conosciuto, ho preso interesse per voi, per la vostra gloria, e da che avete acquistato un gran nome, il mio attaccamento è stato accresciuto dalla ammirazione che gli uomini di genio ispirano a coloro che sanno apprezzarli, ed io ardisco trattenermi oggi con Voi intorno a ciò che vi rimane a fare. Voi vi trovate in un’alternava sì grande, che, per quanto intrepido sia il vostro carattere, dovete esser incerto del partito, che vi conviene di prendere, quando siete nella necessità di scegliere tra la stima, e l’odio, tra la gloria, e la vergogna, tra un gran potere, e la nullità, che vi condurrebbe al palco; infine tra l’immortalità di un grand’uomo, e quella di un fazioso punito. Tre partiti si presentano alla vostra scelta: il primo è di ritornare in Francia, e di viverci da cittadino privato; il secondo è di ritornarvi alla testa della vostra armata, e farvi capo di partito; il terzo è quello che io vi proporrò dopo aver discussi questi due. Il primo partito, che riuscì a Silla, non riuscirebbe a voi in mezzo alle turbolenze nelle quali viviamo: le persone invidiose della vostra gloria; gli uomini di tutte le fazioni, i quali non vi perdonerebbero il rifiuto di secondare i loro progetti; quell’altra classe, che avete esasperata con le vostre vittorie, tutti si unirebbero per farvi soccombere, e non si vendicherebbero che con il vostro supplicio. Voi avete intrapresa una carriera così difficile, che vi è necessario percorrerla tutta intiera, o morire vergognosamente, se vi ci arrestate.
Il secondo partito mi sembra troppo odioso per non credere ch’io abbia ad impiegare grandi sforzi per dissuadervene: Bonaparte non andrà ad oscurar la sua gloria dietro il delitto, ad associarsi con uomini tinti del sangue dei loro concittadini, e de’ loro parenti, ad antropofagi, e dividere i loro misfatti passati e futuri: assai lungamente la Francia è stata lacerata dalle loro mani, essa comincia a respirare. Lungi dal turbare questa nascente tranquillità, che in parte è a voi dovuta, dovete al contrario sforzarvi a consolidarla. Dopo di essere stato il flagello de’ nemici della Francia, andrete voi a portarvi la guerra civile e forse a trovarvi la fine delle vostre vittorie, l’onta, e la morte, perche avreste a combattere i Francesi, e Francesi armati dalla disperazione? Voi, Generale, voi non seconderete in questo momento le vedute ambiziose di alcuni generali, ed officiali della vostra armata più gelosi del saccheggio, e del potere, che della libertà e dell’eguaglianza la quale non è per essi che un pretesto, ed i quali, dopo aver saccheggiata l’Italia, ardono di portar egualmente la fiamma, il ferro, e la cupidigia nel loro paese: voi dovete pur troppo conoscerli, e sentirne disprezzo. Un uomo come voi deve fare un fine più degno de’ suoi felici cominciamenti; ecco ciò che io propongo.
Formate dell’Italia un grande impero; che questo nuovo Stato prenda un forte ascendente nella bilancia dell’Europa; che tenga un posto medio tra l’Impero, e la Francia, e stabilisca tra queste potenze un equilibrio perfetto, dichiarandosi contro di quella che vorrebbe opprimer l’altra. Siate il capo di quest’impero; ritenete al vostro soldo una gran parte dell’armata francese per contenere i differenti popoli, ed assicurare l’esecuzione di questo piano. La Francia vi dovrà l’allontanamento di quest’armata, la quale non potrebbe mantenere che a stento, ed il di cui spirito turberebbe la sua tranquillità. Essa vi sarà debitrice della pace, e voi vi sarete reso degno della sua stima e della sua ammirazione. Siate il di lei più fedele alleato: egli è tanto più utile al governo attuale di secondare i vostri progetti, che vi servireste scambievolmente di sostegno. Voi potreste anche divenir formidabile per le vostre forze marittime, e disputare nell’avvenire agl’inglesi l’impero del mare, o almeno scacciarli intieramente dal Mediterraneo.
Quest’impresa, degna di voi, Generale, (ed io non fo il dettaglio di tutti i suoi vantaggi, che vi colpiranno a prima vista) è la sola che possa mettere il sigillo alla vostra gloria, ricondurre una pace durevole in Francia, procurare la stabilità al suo Governo, ed elevandovi all’apice della grandezza vi faccia pure ben meritar della patria. Addio Generale; non vi è persona che vi desideri più di me successi maggiori; non riguardate in me che un uomo, il quale ama il suo paese, e la vostra persona.