Su e giù sulla piazza di Pescia/Alla macelleria Calamandrei

Alla macelleria Calamandrei

../Dalla Beppina detta di Simone ../Alla cappelleria del fu Luigi Malfatti IncludiIntestazione 2 marzo 2021 75% Da definire

Dalla Beppina detta di Simone Alla cappelleria del fu Luigi Malfatti
[p. 20 modifica]

Alla Macelleria Calamandrei

— A credenza si vende?

Ripassi dimani (bel mi’ lancione) passerai come i fantoccini su quell’arsigogoli della Germania. Sicuro! Ora vendo un vitello a melavanzerai: son lumi di luna da dare la mercanzia a crai.

— Dunque, Calamandrei, ti stendi.

Quando vado a letto. Bel mi’ cecino, senza lilleri 1 non si lattera.

— Roberto, due chili di porchetta.

La porchetta l’ho tutta terminata, l’ultimo resto l’ha comprata una società per fare una ribotta.

— Ho capito, alcune delle quali, sono come la sacra scrittura, - tutto finiva in cene e desinari. Allora farò uno stacco di carne di bue.

— Roberto.

A uno alla volta per carità.

— È dalla novella aurora che attendo.

Donnina, che fate dei versi? Ancora io son poeta, raspucchio qualche cosa di falegname, anche il legno ha il suo verso?

— 0 io che sono entrata nella macelleria alla prima campana.

— Dia ascolto alla Teresina: venni qui avanti il Diluvio.

E ve ne andrete il Padre Eterno acqua, ed io accidenti!

— Che uomo bisbetico.

Che rompi zebedei!

— 0 macellaro, se non mi servite, servo io voi. Maledette allampanate, tre sorelle, tre cagnacce! [p. 21 modifica]Hanno voglia di marito... (son troppo brutte!) non ci dice un cane; spendono qui cinquanta centesimi di lesso e fanno il brodo per tre giorni, la grazia di quella bontà!

— Ma chi sono quelle tre Arpie?

Non saprei, le chiamano le porche e dicono che filano la vita unama. Chi regge la rocca, Cloto, quella che fila, Lachesi, e la terza che taglia lo stame, Atropo.

— Roberto, io non vi prego, ma se mi fate aspettare ancora,vi mando a quel paese! Non sapete che’ la mia padrona è un emolo, non si contenta mai!

Eccovi servita, e come benino! Come sotto il bel cielo d’Italia, questi sono due franchi di carne? La padrona dirà che facciamo a mezzo. Quando sbilurcerà il bel taglio, resterà sorpresa della buona spesa e dirà: «che galantuomo è quel macellaro». Figuriamoci! presi tutti insieme, accidenti al meglio!

— Macellaro tocca a me?

Eh! quanta frétta.

— Voi discorrete bene, perchè nessuno vi riguarda le vostre faccende, a me, quella beerina, sorella del padrone, ha un diavol per capello e le dispiace di andare all’altro mondo, col nulla osta matrimonio e canta sempre quell’arietta del Barbiere di Siviglia....

Una smania un pizzicore
poverina anch'io lo sento
.

— Rosina, o tu non dici nulla?

Attendo il comando del Signor Roberto: sto a vedere un altro poco, e se mi sfrulla, vado a fare la spesa alla macelleria Papini, tanto più mi garbucchia quel giovane (non per me) ma per mia figlia, che c’è tanto innamorata. [p. 22 modifica]Ehi! Signor macellaro a che gioco si gioca?

— Son da voi.

Se si desta la padrona e non son tornata da far la spesa, (quella caca rabbia) subissa il mondo! A far toilette ci mette un’eternità e per me son tre ore d’agonia! Se quel muso sudicio di sua figlia si mamaritasse, povero sposo! ha idee grandi e borsa da cappuccini! Quel povero marito inciderebbe sulla scatola del tabacco: Mi pento e mi dolgo del santo matrimonio. G’è quei povero suo padre è sempre pensieroso per quella figlia, ed essa è tutta nastri e trine e poco è propensa per il suo babbo quasi cieco. L’altro giorno lo visitò il dottore e gli disse: Adesso ci vedete meglio?

— 0 vendi ciccia morta?

Donnina, non siate tanto inquieta, a una alla volta vi servo tutte.

— Ma è due ore.

Che brontolate; non avete da rifasciare la creatura.

— Non ci mancherebbe altro! E quel brontolone di mio marito che non intende ragione.

Il santo matrimonio dovrebbe essere a nodo scorsoio e non una cavezza al collo: omini.... omini.... la vostra divisa è la parola canaglia! Lo sapete donnine l’ultimo bollettino sanitario?

(Tutte in coro) No! Calamità a cascare!

Un vecchio cuoco prende la parola: sentiamo quale disgrazia funesta il nostro paese!

Il colera a Livorno! Le mortalità portan sempre disgrazie specialmente per i poveri becchini! e anche i buonomini (come i monatti della peste di Milano) ne vanno al disotto!

Cosa desidera il Signore.

— Una coda di bue. [p. 23 modifica]Ce l'ho, ma è molto stantia, si figuri, è del 27 Aprile del 1859. Coincide colla scappata del granduca Leopoldo II. (Re di Toscana). Capirà, siamo agli sgoccioli.

— Tenti se può raccapezzarle da qualche codino.

E allora un filetto?

— Non la posso servire ; se desidera una dama, (?) la scelga fra queste carcasse di vecchie.

— O cosino, la lingua al posto, o facciamo la comune di Parigi.

Musi di befane!

— Bellino lui!

Note

  1. Senza danari non dò merce.