Su e giù sulla piazza di Pescia/Alla cappelleria del fu Luigi Malfatti
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Alla cappelleria del fu Luigi Malfatti
« Chi desiderasse fare acquisto di un cappello levati, bisogna rivolgersi dagli eredi Malfatti a fare lo stacco di un Borsalino, ma ci vogliono dieci belle lirone. Detta somma non tutti l'hanno lì coccuta. Dice un saggio proverbio. Chi meno spende meno gode. E ancora io pagai il noviziato : ebbi il cattivo genio di comprare un cappello da pochi piccioli che mi durò quanto la stoppa a Lucca.
— Cosa significa quella stoppa a Lucca?
— Nelle funzioni religiose che si sogliono fare nel tempio di San Martino di detta città, vi è inclusa f usanza di bruciare la stoppa ; concessione di un Papa di maniche larghe in un quarto d’ ora di buon umore. Lo spettacolo consiste : viene avvolta della stoppa a una graticola di metallo e a un certo punto delle funzioni religiose s’ incendia quella stoppa, fa un falò, sta a rappresentare la brevità della nostra vita. Ma per gustare il colpo di scena. fa bisogno di stare molto attenti, friggere i pesci e guardare al gatto, altrimenti addio spettacolo ! Presente io a quella scena mi stava d’appresso un fervente cattolico che si raccomandava a Santa Croce perchè facesse piovere, altrimenti addio granturco e fagiuoli coll’occhio ! Io credo che il vegetale in discorso sia ceco, se non è cosi, orbo di sicuro! Ma che il Signore volesse incomodare il Padre Eterno per due rappe di granturco, quell a poi non la crederei ! Continuando ancora il nostro itinerario, ci troviamo in presenza dell’ antica abitazione della famiglia Barba già estinta da qualche secolo. I Barba, narra lo storico Ansaldi, Pompeo e Simone, furono due illustri personaggi. Di detti uomini, ne abbiamo parlato in altra storia artistica, che a suo tempo vedrà la luce.
Quella illustre prosapia era possessore della villa detta di Bicciano, adesso scuola agricola. Non c’ è angolo nel nostro paese ove non figuri lo stemma Barba, infatti, al vertice di quella edicola, una volta via di Ricciano, su in alto v’è lo stemma di detta famiglia, che ha per insegna due facce, due teste, che rappresentano Giano, figura mitologica.
— Saturno, per gratitudine dell’ ospitalità generosa, lo dotò di così raro intelletto e di tanta prudenza, che non dimenticava mai il passato e prevedeva il futuro. Pochi passi ancora sullo spigolo di una casa colonica, un altro stemma Barba, in via dell’ Oreto in una casa pigionale, un altro stemma di quella illustre prosapia, nella chiesa della Madonna di piè di Piazza, vi sono tre pilette con quell’arme, e in San Francesco all’altar di Santa Dorotea nelle basi delle colonne e sul pavimento altre armi di quella famiglia.
— Adesso basta. — In piazza maggiore sulla porta.... Eh ! quanta barba.... ma lei è il figaro della città.