Studi storici sul centro di Firenze/Il centro di Firenze nel 1427/XVII

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Il centro di Firenze nel 1427 - XVI Il centro di Firenze nel 1427 - XVIII

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Questo gruppo è costituito dall’antico fabbricato del Ghetto, nel quale si trovarono compresi palagi antichissimi, torri, loggie e case appartenenti alla più antica nobiltà di Firenze.

Non è il caso d’intrattenersi troppo a lungo sopra a questa località che è stata più e più volte illustrata e che per l’interesse dei suoi ricordi merita una speciale attenzione.

Pur qui le memorie di Firenze Romana si estendono e gli studj fatti ultimamente, han confermato la verità delle antiche affermazioni, in guisa da farci ritrovare il piano d’una strada romana che seguendo la direzione di Via della Nave si dirigeva verso il Campidoglio. E le stesse ricerche han confermato pure l’asserzione di antichi eruditi e dell’Abate Lami specialmente, che cioè le antiche torri mediovali fossero edificate sopra le rovine di quelle romane o che fossero le stesse torri romane riadattate e in parte decorate secondo il carattere architettonico del tempo. Ne abbiamo avuto le prove ricercando le fondamenta del palagione dei Della Tosa, posto all’antico Frascato, e nuova prova ce l’ha porta ora l’esame della torre di Caponsacchi.1

Tra le memorie importanti di questo storico luogo c'è anche il ricordo quasi fantastico e forse esagerato di quel Palagio dei Tosinghi, che doveva essere una delle meraviglie di Firenze medioevale e che fu distrutto nel 1248 dai Ghibellini, i quali, mercè l’aiuto dell’Imperatore Federigo II, s’erano impadroniti di Firenze.2 Ma di questo non si sono trovate finora tracce di sorta e se non ce ne offrirà il sottosuolo, ben difficilmente potremo farci un’idea di quella grandezza tanto decantata.

La potente consorteria dei Della Tosa e Tosinghi possedette gran parte di questi fabbricati con palagi, torri e loggia. Della loggia sono i resti sul canto di faccia a S. Maria in Campidoglio,3 dei palagi e delle torri si veggono tuttora gli avanzi imponentissimi più e più volte trasformati e deturpati. Ve n’erano tanto sulla piazza del Mercato Vecchio, come in Via dell’Arcivescovado e perfino sul lato che corrisponde dalla [p. 65 modifica]Piazza dell’Olio. Nell’interno poi, è un andirivieni di vicoli dove furono casupole, osterie e postriboli ricordati sulle più vecchie memorie di questi luoghi. Erano celebri per i deliziosi manicaretti che sapevano offrire alla folla de’ frequentatori, le osterie del Frascato e della Malacucina che per diversi secoli furon gradito luogo di ritrovo di buongustai e di oziosi.

Accanto a quei palagi grandiosi, pieni delle memorie di una nobiltà altera e forte, è strano vedere casupole e catapecchie che erano centro di vizio e di disordine, e che fino dal XV secolo formavano come una nota triste e disgustosa in quella storica e celebre località.4

Eppure, nel secolo successivo, quasi ogni ricordo dell’antica nobiltà era scomparso. Non c’erano più nè i Tosinghi, nè i Brunelleschi, nè gli Arrigucci, nè i Medici ad abitare le loro vecchie magioni, abbandonate e neglette. Gli abitatori delle interne casupole erano saliti fin nei palagi ed in quel laberinto di fabbricati avevano posto stanza albergatori d’infimo grado, meretrici, osti della specie più modesta, maestri di ballare, mercantucci, mezzani d’ogni genere ed aveva trovato comodo e quieto asilo perfino il maestro di giustizia.

Eppure, in tanto succedersi di abitatori, fra le tante vicende subite, le trasformazioni operatevi, un anno fà restavano ancora imponenti, sfidando la rabbia degli uomini e del tempo, gli avanzi delle antiche fabbriche. Lungo la via de’ Naccaioli, allora de’ Rigattieri si veggono sempre i forti palagi, le torri, la loggia di quei Brunelleschi che ebbero potenza ed autorità somma e che dalle mura del loro castello della Petraia sconfissero i Pisani condotti dall’Aguto.5 E accanto, erano alcune case degli Arrigucci, poi altre degli stessi Brunelleschi, divenute quindi dei Boni, in mezzo alle quali era il sito dell'Osteria della Vacca6. Dal lato della Via de’ Boni, allora del Fornaio della Vacca, ricominciavano le case dei Della Tosa, con un’antica torre scapezzata, poi succedevano le case dei Pecori, diverse per numero ed importanza, che davano nome di Canto dei Pecori a quel tratto di via e che confinavano con quelle dei Medici e coll’altro gruppo delle case dei Della Tosa. I Medici, che in parte occuparono le antiche case dei Della Pressa, venivano fino sul canto di Mercato Vecchio, ossia al canto dei Dadajoli, dov’era una piazzuola che appunto da’ Medici aveva nome7.

Nell’interno poi, era una fitta rete di chiassuoli e di piazzuole. Piazza dei Figli della Tosa, Piazzuola dei Medici, Piazzuola del Frascato, del Postribolo, dei Brunelleschi; poi, Via del Frascato, Chiasso Grande, Chiasso di Malacucina, Chiasso della Lombarda, dell’osteria della Vacca, della Malacarne, della Volta dei Brunelleschi, della Volta Della Tosa ecc., [p. 66 modifica]erano i nomi di quelli oscuri e stretti passaggi che formavano quasi d’ogni edifizio un corpo isolato a guisa di torre.

Nel 1571 tutto questo gruppo di caseggiati fu col disegno di Bernardo Buontalenti ridotto a forma diversa per servire di dimora agli Israeliti che Cosimo I volle isolare affatto dal rimanente de’ cittadini, obbedendo specialmente alle sollecitudini insistenti di Papa Paolo IV. Fu allora che si operarono le maggiori trasformazioni degli edifizi e che si alterò completamente la topografia di quel quartiere, chiudendo le vecchie strade ed aprendone delle nuove in guisa da rendere oggi straordinariamente difficoltosa la ricerca dell’antica struttura di quei luoghi.

Tolte col sorgere della libertà le leggi restrittive a danno degl’Israeliti, quel caseggiato fu in gran parte abbandonato dalla maggior parte delle famiglie che lo avevano per tre secoli abitato e quei locali vastissimi, suddivisi in tanti piccoli quartieri, furono nuovamente occupati dalla povera gente.

A parte tutte le esagerazioni romanzesche che hanno ispirato la fantasia degli scrittori, il quartiere del Ghetto, una diecina d’anni addietro somigliava a meraviglia alle descrizioni che di quei luoghi si leggono nelle carte del XV e XVI secolo e specialmente nei libri della Decima, dove i proprietarii denunziavano senza complimenti e senza riguardi, le condizioni vere in cui trovavansi loro e i loro possedimenti.


Note

  1. [p. 72 modifica]Le muraglie di queste torri appaiono in gran parte opera reticolata romana. Mentre poi presentano all’aspetto esterno porte e finestre sormontate da arco a sesto acuto, hanno invece finestre e porte più antiche nascoste o rinnovate con archi semicircolari alla foggia delle costruzioni romane. Delle torri comprese nel gruppo oggi in gran parte demolito, presso S. Andrea, il Signor Ing. Landi della Commissione Archeologica Comunale ha fatto importanti rilievi e misurazioni eseguendo pure vari disegni di particolari interessanti.
  2. [p. 72 modifica]Tutti gli storici, dal Villani in poi, parlano di questo palagio e in varie opere di eruditi successivi lo si vede anche disegnato. Naturalmente cotesto disegno deve ritenersi in gran parte lavoro di fantasia, non conoscendosi nessuna opera d’arte che ci possa dare anche una lontana idea di cotesta costruzione.
  3. [p. 72 modifica]Consistono in diverse volte e in un mezzo pilastro ottagono. Cotesti pilastri dovevano essere adorni di stemmi delle famiglie consorti o parenti dei Tosinghi ed in quello che esiste e che era chiuso da moderna muratura, vedesi l’arme dei Giamberti, cioè tre stelle in banda, accostate da due fregi.
  4. [p. 72 modifica]Bernardo d’Alamanno de’ Medici nella sua portata del 1498 denunzia di possedere: «un albergho ad uso di meretrici e tre botteghe ad uso di meretrice. Le quali [p. 73 modifica]chase si potevano appigionare tutte chon detto albergho e al presente poche: non vi si trova senone ladri e ribaldi che le vogliono torre a pigione e quando le togliessino se ne andrebbono chon Dio e cholle masserizie e cholla pigione... ecc.». Seguitando a spigolare, troviamo che nel 1427 gli eredi di Simone Brunelleschi denunziano di possedere «una chasa atta a taverna nel chiasso di Malacucina» ed una casa «atta ad albergo a tenere femmine». Luca di Francesco Pecori nella sua denunzia nello stesso anno dice di avere nel chiasso Malacucina «una chasetta chon chorte chon due usci duso delle donne cortesi (?)».
  5. [p. 73 modifica]Fu nel 1360 in occasione della guerra tra i Pisani e Fiorentini. Il castello della Petraja è oggi Villa Reale.
  6. [p. 73 modifica]L’osteria della Vacca, era presso l’angolo fra Via de’Naccaioli e Via de’Boni, ma nell’interno, dove corrispondeva un chiassolo.
  7. [p. 73 modifica]L’attuale via dell’Arcivescovado fra Piazza del Mercato Vecchio e la Volta de’Pecori ebbe diversi nomi. Generalmente variavano a seconda dei mestieri che si esercitavano nelle botteghe poste nelle case situate ai due lati di essa. Così la troviamo ricordata col nome di Via dei Dadaioli nel tratto presso Piazza di Mercato, Via tra i Bicchierai, tra i Chiavajoli, tra’ Succhiellinai ecc. In antico si chiamò Via degli Agolanti nel tratto detto dipoi de’ Dadaioli e il punto dove sbocca Via della Nave si disse prima Canto del Parentado dal nome della loggia degli Agolanti, poi Piazza dei Succhiellinai.