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erano i nomi di quelli oscuri e stretti passaggi che formavano quasi d’ogni edifizio un corpo isolato a guisa di torre.

Nel 1571 tutto questo gruppo di caseggiati fu col disegno di Bernardo Buontalenti ridotto a forma diversa per servire di dimora agli Israeliti che Cosimo I volle isolare affatto dal rimanente de’ cittadini, obbedendo specialmente alle sollecitudini insistenti di Papa Paolo IV. Fu allora che si operarono le maggiori trasformazioni degli edifizi e che si alterò completamente la topografia di quel quartiere, chiudendo le vecchie strade ed aprendone delle nuove in guisa da rendere oggi straordinariamente difficoltosa la ricerca dell’antica struttura di quei luoghi.

Tolte col sorgere della libertà le leggi restrittive a danno degl’Israeliti, quel caseggiato fu in gran parte abbandonato dalla maggior parte delle famiglie che lo avevano per tre secoli abitato e quei locali vastissimi, suddivisi in tanti piccoli quartieri, furono nuovamente occupati dalla povera gente.

A parte tutte le esagerazioni romanzesche che hanno ispirato la fantasia degli scrittori, il quartiere del Ghetto, una diecina d’anni addietro somigliava a meraviglia alle descrizioni che di quei luoghi si leggono nelle carte del XV e XVI secolo e specialmente nei libri della Decima, dove i proprietarii denunziavano senza complimenti e senza riguardi, le condizioni vere in cui trovavansi loro e i loro possedimenti.



(1) Le muraglie di queste torri appaiono in gran parte opera reticolata romana. Mentre poi presentano all’aspetto esterno porte e finestre sormontate da arco a sesto acuto, hanno invece finestre e porte più antiche nascoste o rinnovate con archi semicircolari alla foggia delle costruzioni romane.

Delle torri comprese nel gruppo oggi in gran parte demolito, presso S. Andrea, il Signor Ing. Landi della Commissione Archeologica Comunale ha fatto importanti rilievi e misurazioni eseguendo pure vari disegni di particolari interessanti.

(2) Tutti gli storici, dal Villani in poi, parlano di questo palagio e in varie opere di eruditi successivi lo si vede anche disegnato. Naturalmente cotesto disegno deve ritenersi in gran parte lavoro di fantasia, non conoscendosi nessuna opera d’arte che ci possa dare anche una lontana idea di cotesta costruzione.

(3) Consistono in diverse volte e in un mezzo pilastro ottagono. Cotesti pilastri dovevano essere adorni di stemmi delle famiglie consorti o parenti dei Tosinghi ed in quello che esiste e che era chiuso da moderna muratura, vedesi l’arme dei Giamberti, cioè tre stelle in banda, accostate da due fregi.

(3) Bernardo d’Alamanno de’ Medici nella sua portata del 1498 denunzia di possedere: «un albergho ad uso di meretrici e tre botteghe ad uso di meretrice. Le quali