Stratagemmi/Premessa
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DEGLI
STRATAGEMMI
DI POLIENO
Gli Dei, o santissimi imperatori, Antonino e Vero, e la vostra virtù, e la fortezza de’ Romani, con le quali cose sempre felicemente avete finito e le guerre passate e le presenti ancora, vi daranno la vittoria contro i Persi e i Parti. Ma io, che di nazione son macedone, i quali hanno avuto quasi di mano in mano da’ lor maggiori il potere guerreggiando vincere i Persi, ho deliberato di non volere starmi affatto, e di non esservi disutile a questo tempo. Che se io fossi gagliardo del corpo, vi servirei ancora per obbediente e valoroso soldato, e valereimi della fortezza macedonica. Ma poichè voi mi vedete già vecchio e stanco, io non sopporterò però di essere libero in tutto dalla milizia. E però vi presento questi ajuti delle imprese di guerra, che sono stratagemmi usati dagli antichi; i quali non pure a voi daranno copiosa scienza delle cose fatte ai tempi antichi, ma a quegli ancora che saranno mandati da voi, principi, o capitani della guerra, o caporali, o colonnelli, o capi di seicento uomini, e a tutti quanti gli altri uffici di guerra, quando essi vedranno le virtù, e gli artificj degli antichi consigli e successi. Perciocchè fortezza si chiama, quando alcuno vince con forza i nemici che combattono: e il consiglio è, quando altri senza battaglia acquista la vittoria con arte e con inganno. Perchè la prima sapienza degli onorati capitani è l’acquistare la vittoria senza pericolo. Ma assai molto meglio è, il macchinare ancora un certo che nella battaglia istessa, acciocchè s’acquisti la vittoria col consiglio che previene il fin della giornata. E questo consiglio mi pare che anco Omero lo dia. Perchè dicendo egli spesse volte, o per forza o per inganno, egli non comanda niente altro, se non che si debbano usare le arti e gli stratagemmi contra i nemici: e quando pure queste cose non riescano, che allora si faccia prova della forza e gagliardia de’ corpi.
Quai furono coloro che usarono l’inganno.
Dicesi adunque che il primo che usò fallacie ed inganni fra Greci, fu Sisifo figliuolo d’Eolo. Testimonio’ n’è Omero.
Già fu Sisifo astuto e molto accorto.
Il secondo, che si dilettò d’ingannare, fu Autolico figliuol di Mercurio, prode nelle ruberie. E di ciò ancora fa testimonianza Omero.
Autolico ingannò gli uomini un tempo
Con giuramenti e manifesti furti;
E ciò fu di Mercurio illustre dono.
Ma io stimo ancora che Proteo, il quale soleva mutarsi in ogni sorte d’animali e d’alberi, non pigliasse: mai forma d’animale nè d’albero; ma Omero fu quel che ridusse in favola la mutazione delle sue astuzie; perciocchè egli era sufficiente a vincere con inganni ognuno ch’ei voleva. Sappiamo ancora che Ulisse si vantava dell’accortezza degli inganni suoi.
Io sono Ulisse, che ciascuno inganno,
E il nome mio sopra le stelle vola.
Ed i capitani ebbero a dire, ch’egli era stato cagione che si fosse avuto vittoria,
Fu presa Troja col tuo pazzo consiglio.
E similmente affermano altrove alcuni altri, che la città d’Ilio fu presa per lo consiglio, per l’industria, e per lo fallace artificio d’Ulisse. E spesse volte Omero celebra gli stratagemmi, ch’egli usò contra i nemici,
Doma sempre costui con aspre busse.
Dicendo ch’egli finse d’essere rifuggito a nemici. Il cavallo di legno ancora, il quale Epeo fabbricò con Pallade, fu stratagemma d’Ulisse. E giustamente ancora il Nessuno, il vino, il tizzone, ed il montone, si possono chiamare stratagemmi usati contro il Ciclope. Ed oltre ciò la cera, ch’egli pose alle orecchie dei compagni, ed egli che si legò diritto all’albero della nave. Perchè ciò s’immaginò egli contra la Musica pericolosa. Ma che diremo noi della tasca del mendico, e ciò ch’egli finse verso Eumeo, o Penelope?
Ingannò col narrar molte menzogne
Simili al vero.
E che dirò io ancora de’ giuochi della lotta, e del lavar dal fumo l’arme de’ giovani ebbri, e tirare un dardo alle porte? Or non furono tutte queste cose stratagemmi contra a nemici? Ma queste, ed altre cose tali, basti ad impararle da Omero. I Tragici non descrivono anch’eglino uno stratagemma d’Ulisse? Il quale vinse Palamede nel giudizio de’ Greci, avendogli ascoso nel padiglione l’oro barbaresco, e quell’uomo savissimo fra Greci fu condannato di tradimento per inganno e per stratagemma. Ma ciò abbastanza c’insegna la scena de’ Tragici. Ora io son per raccontare le cose, ch’io ho raccolte dall’istoria, fatte per perizia di guerra contro i nemici pubblici o privati, brevemente facendo menzione di ciascuna. E tutta questa opera contiene otto libri di novecento stratagemmi, i quali incominciano da Bacco.