Ermocrate

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Polieno - Stratagemmi (II secolo)
Traduzione dal greco di Lelio Carani (1821)
Ermocrate
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Ermocrate


Ermocrate, sollevandosi i Siracusani, ed unitasi loro una gran moltitudine di servi, mandò Daimaco capitano della cavalleria per ambasciatore a Sosistrate loro capitano, col quale esso aveva gran famigliarità, ed amicizia, che gli venisse dicendo, che i capitani magnificando sommamente il suo valore, avevano fatto pensiero di lasciare liberi tutti i suoi partigiani, ed a tutti le armi, e il passo egualmente concedere; e che Sosistrate altresì era stato posto nel numero de’ capitani; onde subito venire dovesse a prendere con essi consiglio delle cose comuni. Sosistrate confidandosi nell’amicizia che aveva con Daimaco, scegliendo venti servi di singolar [p. 48 modifica]golar valore, a quegli ne andò. I quali presi, e messi in prigione, Ermocrate esci fuori con trecento armati, ed avendo fatti prigioni gli altri servi, giurò loro nella sua fede, che punto di pericolo non avrebbono, se ciascuno ritornasse al suo padrone. Essi in tal guisa persuasi vi tornarono; perciocchè quasi trecento se ne erano agli Ateniesi fuggiti. Gli Ateniesi alla perline in una pugna navale nella Sicilia furono vinti, e di notte deliberarono di fuggirsi. I Siracusani facendo per cagione dell’acquistata vittoria i sagrifizj, che epinicj sono detti, e divenuti ubbriachi pel vino, a dormire si diedero. Onde Ermocrate per non gli condurre ebbri e sonnacchiosi nella battaglia, mandò per un fuggitivo a dire a Nicia, che tutti ancora erano in anni. Gli fu quindi dagli amici, che si teneva per consiglieri, predetto, che s’ei si movesse di notte, cadrebbe in insidie. Credendo Nicia l‘inganno, aspettò il giorno, in guisa che la notte gli alloggiamenti non mosse. Laonde Ermocrate, già essendo digerito il vino col sonno, risvegliò i Siracusani, che più forti e valorosi erano, i quali avendo primieramente occupati i guadi dei fiumi, ed i ponti, gli Ateniesi con molto loro scempio uccisero.