Storia di Torino (vol 1)/Libro V/Capo VIII
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Capo Ottavo
Condizioni dell’industria.
Imperocché a ciascun’arte, e massime alle fabbriche di drappi e di tele, avea dettato savi capitoli, perchè s’adoperasse, e buona materia e diligenza di lavoro. Ogni pezza di drappo doveva esser visitata ed approvata, e per segno dell’approvazione le si apponeva un suggello di piombo col segno del toro. Niuno poi poteva lavorar di sua arte, che non avesse prima giurato di bene e fedelmente esercitarla.1 Nel 1430 i fratelli Cornaglia eransi proferti di fon dar nuova fabbrica di panni a Torino, ed aveano dalla liberalità del comune ricevuto un sussidio di dugento fiorini. Invece d’adempiere la promessa, fuggirono; ma furono raggiunti e puniti.
Fin dal 1422 le cure de’ principi di Savoia si volsero ad introdurre in Piemonte fabbriche di panni di bontà sufficiente da soddisfare all’ambizione ed ai bisogni degli abitanti. Ne scrisse Arrigo di Colombier, capitano del Piemonte, ai sindaci di Torino, affinchè destinassero persone pratiche onde divisare su tal progetto nell’adunanza che dovea tenersi nella loro città. Che frutto abbia recato quel congresso d’industria, l’ignoro.
Nel 1451, Amedeo, figliuol primogenito del duca Ludovico di Savoia, e suo luogotenente generale al di qua dai monti, il primo che pigliasse titolo di principe di Piemonte, chiamava a Pinerolo i deputati di Torino, Moncalieri, Chieri, Avigliana, Susa, Lanzo, Ciriè, Ivrea, Biella e Vercelli, onde consultare intorno ai mezzi di propagar in Piemonte l’arte della lana.2 Ma la morte immatura di quel principe impedì gli effetti di quella generosa risoluzione. In gennaio del 1447 maestro Bigniaco otteneva la cittadinanza, col patto che sua moglie insegnasse l’arte del tessere alle fanciulle.
Nel 1449 Giovanni di Serravalle s’era proferto al duca d’introdurre ne’ suoi Stati italiani l’arte di far drappi di seta; parecchie terre desideravano quel benefizio, ma il duca ne volle compiacere la sua città di Torino, a cui però scrisse di concedere a maestro Giovanni l’uso gratuito d’una casa per anni dieci.3
Nel 1458 il nobile Antonio de Strata, cittadino torinese, aveva inventato un meccanismo, mosso dall’acqua, pel pulimento e la forbitura del ferro.4
Nel 1590 ebbero i savi del comune laudevole desiderio che in Torino si fabbricassero i panni necessarii all’uso degli abitanti, dier commissione ad alcuni principali cittadini d’avvisar ai mezzi opportuni. Ma per allora si rimasero, a quel che pare, col desiderio. Le guerre continue, le civili discordie, le fami, le pestilenze troppo male s’accordavano co’ progressi dell’industria.
Nel 1518 s’allettò con privilegi maestro Ambrogio da Milano a stabilir in Torino una fabbrica di panni di seta. E poco dopo il comune chiamava altresì da Racconigi Bartolommeo Gallo maestro di lavorar velluti. Così preludeva la città di Torino a que’ più poderosi miglioramenti che, cinquant’anni dopo, procurava con effetto corrispondente ai maggiori mezzi di cui disponeva il grande Emmanuele Filiberto.
La carta di stracci, che fin dalla metà del secolo xiii era stata surrogata a quella di cotone più morbida, ma di fibra assai più debole, e perciò di minor durazione, lavoravasi in Torino fin dal principio del secolo xv, e probabilmente poco dopo lo stabilimento dell’Università. Giacomo Berrà di Caselle nel 1440 otteneva una derivazione d’acqua ne’ colli torinesi, onde costruire una cartiera. L’anno seguente Abbondio Parvopassu di Como era fatto cittadino. Ventinove anni dopo si permetteva al’ medesimo di valersi dell’acqua delle fontane della città, sotto Vanchiglia, per là sua cartiera, e di bollar la carta che vi si fabbricava col segno del toro.
Nel 1471 si concedeva a Giacomo di Pisa un sedime in cui potesse esercitare l’arte sua della tintura.
Note
- ↑ [p. 422 modifica]Lib. consul. passim.
- ↑ [p. 422 modifica]Nostra quidem pietas prò suorum assidue vigilans commodis subditorum. — Artem lane tamquam reipublice admodum profuturam in hiis partibus Pedemontium suis institutionibus salubriter propagare disposuit, quocirca vobis precipimus et mandamus expresse quatenus duos ambaxiatores prò qualibet comunitate quos in ea arte noueritis magis expertos statim eligatis, etc. Fossani, die v februarii, anno Dom. mccccxxx.
- ↑ [p. 422 modifica]1449, 3 novembre da Moncal., Il duca alla città: Fideles dilecti: intima salutatione premissa. Quamvis aliunde multipliciter fuissemus requisiti, ut cum privilegiis opportunis dilectum nostrum magistrum Johannem de Seravalle prò factura pannorum siriciorum in cerlis locis nostre dicionis citramontes residere faceremus tamen nostrum in vos affectum sinsere tenentes residenciam su am vobis potius in civitate nostra Thaurini potius duximus quam ceteris concedendum, super quo vos nobis inde gratias agentes, tam scriptis quam nuncii relatione pridie cerliorastis providere velie ipsi magistro Johanni de domo congrua ad ipsorum pannorum siriciorum composicionem decennio durante absque salarii cujusvis solucione. Li esorta dunque a farlo subito. — Lib. consil.
- ↑ [p. 422 modifica]Protocolli del notaio de Clauso.