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libro quinto, capo ottavo 411

dugento fiorini. Invece d’adempiere la promessa, fug­girono; ma furono raggiunti e puniti.

Fin dal 1422 le cure de’ principi di Savoia si volsero ad introdurre in Piemonte fabbriche di panni di bontà sufficiente da soddisfare all’ambizione ed ai bisogni degli abitanti. Ne scrisse Arrigo di Colombier, capitano del Piemonte, ai sindaci di Torino, affinchè destinassero persone pratiche onde divisare su tal progetto nell’adunanza che dovea tenersi nella loro città. Che frutto abbia recato quel congresso d’industria, l’ignoro.

Nel 1451, Amedeo, figliuol primogenito del duca Ludovico di Savoia, e suo luogotenente generale al di qua dai monti, il primo che pigliasse titolo di principe di Piemonte, chiamava a Pinerolo i de­putati di Torino, Moncalieri, Chieri, Avigliana, Susa, Lanzo, Ciriè, Ivrea, Biella e Vercelli, onde consul­tare intorno ai mezzi di propagar in Piemonte l’arte della lana.2 Ma la morte immatura di quel prin­cipe impedì gli effetti di quella generosa risoluzione. In gennaio del 1447 maestro Bigniaco otteneva la cittadinanza, col patto che sua moglie insegnasse l’arte del tessere alle fanciulle.

Nel 1449 Giovanni di Serravalle s’era proferto al duca d’introdurre ne’ suoi Stati italiani l’arte di far drappi di seta; parecchie terre desideravano quel benefizio, ma il duca ne volle compiacere la sua città di Torino, a cui però scrisse di concedere a