Storia della letteratura italiana (Tiraboschi, 1822-1826)/Tomo III/Libro III
Questo testo è incompleto. |
◄ | Libro II - Capo VI | Libro III - Capo I | ► |
LIBRO TERZO Storia della Letteratura Italiana da’ tempi di Carlo Magno fino alla morte di Ottone 111. TCran già corsi oltre a (due secoli, dacché 1 Italia non avea avuto sovrano che si pren desse pensiero alcuno delle lettere e delle belle arti j c una tal noncuranza, congiunta alle funeste sciagure da cui essa fu travagliata, avea condotti gli studj tutti a quell’universale dicadimento che nel precedente libro abbiamo osservato. Ma finalmente ella vide rinascere un nuovo ordin di cose, e cominciò a sperare di risorgere un giorno al suo antico splendore. A’ principi longobardi, alcuni de’ quali erano stati per equità, per senno e per pietà ragguardevoli , ma niuno* che onorasse generalmente le scienze della sua protezione, succedette un possente monarca che parve dal ciel mandato a ristorare una gran parte d’Europa da’ gravi danni ch’ella avea sostenuti, e che nell’onorare le scienze e i loro coltivatori rinnovò, per quanto era possibile, i lieti tempi d’Augusto. Io parlo, come ognuno già intende, di Carlo Magno, principe per le gloriose sue imprese di guerra al par che di pace degno d’immortale memoria. Egli si vide signore non solo della sua Francia, ma di una gran parte dell’Italia, della Germania e della Spagna, e ornato LIBRO TERZO aa5 inoltre dell’imperiai diadema che dopo l’invasione de’ Barbari sembrava tolto interamente dall’Occidente. L’ampiezza degli Stati, il valore delle sue truppe, e più d’ogni altra cosa il suo senno e la sua prudenza , lo renderono uno de’ più possenti sovrani che fossero al mondo. Ma del suo potere ei non si valse che a vantaggio de’ popoli. Propagare in ogni parte la religione , abbattere le nascenti eresie, togliere gl’inveterati abusi, e pubblicare secondo il bisogno nuove utilissime leggi, furono i pensieri di cui egli più occupossi. Le lodi con cui il veggiam celebrato non solo dagli scrittori contemporanei, i quali pur ne conoscevano anche i difetti, ma da tutti quegli ancora che venner dopo, ci fan conoscere la fama a cui era per ciò salito; e formano un sì favorevole pregiudizio per la memoria di questo monarca, che il livore di qualche moderno scrittore ha cercato invan di combatterlo. Ma in Carlo Magno io non debbo osservare che il ristorator delle scienze , e per ciò solo ancora ei sarebbe degno di eterna memoria. L’impegno con cui egli prese a coltivarle, i mezzi con cui adoperossi a farle risorgere, e il frutto che ei ne raccolse, sono un oggetto su cui mi conviene arrestarmi per qualche tempo , affine di esaminare qual parte vi avesse l’Italia. Nè io intendo di qui favellare distesamente di Carlo Magno. Ei nè fu italiano di nascita, nè ebbe stabil soggiorno fra noi. Gli autori della Storia letteraria di Francia hanno di ciò trattato ampiamente non meno che eruditamente (Hist. littér. de la France, t. 5). Io mi ristringo a ciò Tiraboschi, Voi. III. i5 solamente che di giusta ragion ci appartiene, e non invidio agli altri le loro glorie. Queste ricerche formeran l’argomento del primo capo di (questo libro; e io mi lusingo che agli amatori della gloria d’Italia non mi sapranno mal grado che con qualche particolar diligenza io abbia preso a trattarne.