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LIBRO TERZO aa5 inoltre dell’imperiai diadema che dopo l’invasione de’ Barbari sembrava tolto interamente dall’Occidente. L’ampiezza degli Stati, il valore delle sue truppe, e più d’ogni altra cosa il suo senno e la sua prudenza , lo renderono uno de’ più possenti sovrani che fossero al mondo. Ma del suo potere ei non si valse che a vantaggio de’ popoli. Propagare in ogni parte la religione , abbattere le nascenti eresie, togliere gl’inveterati abusi, e pubblicare secondo il bisogno nuove utilissime leggi, furono i pensieri di cui egli più occupossi. Le lodi con cui il veggiam celebrato non solo dagli scrittori contemporanei, i quali pur ne conoscevano anche i difetti, ma da tutti quegli ancora che venner dopo, ci fan conoscere la fama a cui era per ciò salito; e formano un sì favorevole pregiudizio per la memoria di questo monarca, che il livore di qualche moderno scrittore ha cercato invan di combatterlo. Ma in Carlo Magno io non debbo osservare che il ristorator delle scienze , e per ciò solo ancora ei sarebbe degno di eterna memoria. L’impegno con cui egli prese a coltivarle, i mezzi con cui adoperossi a farle risorgere, e il frutto che ei ne raccolse, sono un oggetto su cui mi conviene arrestarmi per qualche tempo , affine di esaminare qual parte vi avesse l’Italia. Nè io intendo di qui favellare distesamente di Carlo Magno. Ei nè fu italiano di nascita, nè ebbe stabil soggiorno fra noi. Gli autori della Storia letteraria di Francia hanno di ciò trattato ampiamente non meno che eruditamente (Hist. littér. de la France, t. 5). Io mi ristringo a ciò Tiraboschi, Voi. III. i5