Storia della geografia e delle scoperte geografiche (parte seconda)/Capitolo XII/Altre carte quadrilatere
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72. Altre carte quadrilatere. — Alla medesima categoria del Mappamondo di Cosma Indopleuste appartengono la carta merovingia di Alby, probabilmente dell’anno 730, che accompagna un manoscritto dell’Hormesta di Paolo Orosio. La Terra abitabile ha, in questo disegno, la forma di un quadrilatero arrotondato verso oriente, e circondato dal mare che vi forma, come nel mappamondo precedentemente descritto, quattro golfi, l’Arabico, il Persico, il Caspio e il Mediterraneo. Tra le dipendenze di quest’ultimo si notano l’Adriatico, il Ponto e il mare Ionio. Lungo le rive settentrionali del Mediterraneo si succedono, da occidente ad oriente, la Spagna, la Gallia, l’Italia (colla città di Ravenna), l’Acaia (colla città di Atene): lungo le rive meridionali, pure da occidente ad oriente, la Mauritania, la Numidia, l’Africa (col territorio di Cartagine), la Libia, l’Egitto (colla città di Alessandria), la Giudea (colla città di Gerusalemme). Nella parte orientale si presentano, dal sud al nord, la Persia, la Babilonia, la Media, l’India e l’Armenia. A settentrione dell’Acaia sono la Tracia e la Macedonia: al nord di queste, la Gozia bagnata dall’Oceano esterno, alla quale succede verso oriente, e sino alle rive del Caspio, il paese dei Barbari. Il lembo meridionale del disegno è occupato dalla Etiopia, dal mare Rubrum, dall’Arabia deserta e dal golfo Persico. Al nord-ovest è notata la Britannia: nel Mediterraneo si succedono, da occidente ad oriente, la Corsica e la Sardegna (la prima a mezzodì, la seconda a settentrione), la Sicilia dirimpetto alla imboccatura dell’Adrias (Adriatico), Cipro e Creta. Tutte queste isole hanno forma ellittica, a meno della Sicilia che ha forma romboidale. Gli unici fiumi sono il Reno che sbocca dirimpetto alla Britannia, il Rodano, il Nilo, il Tigri ed il Fison.
Altra carta quadrilatera è il famoso mappamondo anglosassone appartenente alla biblioteca cottoniana del Museo britannico di Londra. Questo mappamondo è unito ad un manoscritto di Prisciano il grammatico, intitolato: «Liber Periegesis, id est de situ Terrae», quantunque non abbia alcuna relazione con questo poema. L’autore del mappamondo circonda le terre conosciute con un Oceano senza confini, e non ammette il fiume Oceano circolare che, nelle carte del medesimo tempo, inviluppa da ogni parte la Terra abitabile. Una parte molto considerabile del quadro è occupata dal Mediterraneo, nel quale sono facilmente discernibili, malgrado la loro forma straordinariamente errata, il golfo del Leone, il mar Tirreno, il mar Ionio, l’Adriatico, il mare Egeo, il Bosforo colla città di Costantinopoli, il Ponto e la Palude Meotide. In tutte queste parti del mare Interno si innalzano isole numerosissime: ma, all’infuori delle Cicladi, tutte le altre non si possono riconoscere in alcune delle isole attuali.
Il lembo occidentale del continente europeo è occupato dalla Spagna, la quale si sviluppa da mezzodì a settentrione ed è limitata ad oriente dai Pirenei pure diretti nel medesimo senso. A breve distanza dalla estremità settentrionale della Spagna è un’isola (arcipelago delle Scilly?), e ad oriente di questa si allunga notabilmente da occidente ad oriente la penisola della Cornovaglia, parte della Britannia. Quest’ultima si allunga dal sud al nord, e porta nella sua parte settentrionale il nome di Camri che è quello degli abitanti del paese di Galles, designato, a sua volta, col nome strano di Morenpergas. Ad occidente della Britannia è rappresentata l’Hibernia (Irlanda) col suo asse maggiore diretto da oriente ad occidente: vi si nota la città di Arthunmorns (Armagh, una delle più antiche città irlandesi). L’isola di Thylen (Thule) è al nord dell’Irlnda, e a non molta distanza da questa: probabilmente l’autore della carta ba voluto con essa accennare ad una delle Ebridi. Le Orcadi, numerosissime ed occupanti uno spazio enormemente maggiore del vero, si innalzano ad oriente dì Thylan e a settentrione del paese dei Camri.
Il golfo di Guascogna si sviluppa da settentrione a mezzodì, e comunica immediatamente colla Manica. La Gallia, limitata a settentrione da questo braccio di mare, lo è ad occidente dai Pirenei, a mezzogiorno dalle Alpi, che si sviluppano, in vasto arco, dal golfo di Genova all’Adriatico settentrionale. In queste montagne sorgono la Garonna e la Loire tributari del golfo di Guascogna, e il Reno affluente del mare che limita ad oriente la Britannia.
La penisola italiana si sviluppa bensì da nord-ovest a sud-est, ma si allarga da occidente ad oriente assai più del vero. Nella celebre penisola sono notate Roma, Ravenna, Salerno (Salonna), Lucca, Pavia, Verona. L’Apennino percorre in vasto arco concavo ad occidente, tutta la regione italica, ed è affatto indipendente dalle Alpi.
Tutta la Grecia si compendia in Atene, nell’Attica, e nella Macedonia, e si avanza, sotto la forma di una sinuosa penisola, dirimpetto alle innumerabili isole dell’Arcipelago, seminate qua e là a capriccio. Vi si riconosce anche l’istmo di Corinto. Ma l’Attica è situata al sud di questo istmo, nel Peloponneso; la Macedonia occupa il luogo della Laconia, e, per colmo di inesattezza, Atene è assai lontana dall’Attica, lungo la costa orientale dell’Adriatico meridionale.
Nel centro dell’Europa si succedono, dall’ovest all’est, l’Histria, la Dardania, la Pannonia e la Dalmatia, l’Ungheria (Hunorum gens) e la Tracia. Il lembo orientale dell’Europa centrale è occupato dalla Mesina (Mesia) e da Costanlinopolim.
Dal tronco continentale europeo si avanza verso il nord una penisola, nella quale si sarebbe tentati a riconoscere il Jütland: essa è designata col nome di Neronorroen (Norvegia?). Lungo il mare settentrionale sono notati, da occidente ad oriente, il paese di Slespie (Schleswig?), gli Sclavi (Slavi); la Dania e la Gothia; il paese di Bolgam (Bulgaria). Più lungi si mostrano la Scithia coi Montes Ripam (Ripei o Rifei), e tre fiumi che scorrono dal nord al sud e si gettano in un gran bacino marittimo allungato da occidente ad oriente e sparso di gruppi insulari numerosi, nel quale il cartografo intende sicuramente del Ponto Eussino. I tre fiumi portano, l’occidentale il nome di Naperfida (Dnjepr), il centrale quello di Ypanis (Bug?), l’orientale quello di Tanae (Tanais, Don), e quest’ultimo ha le sue sorgenti nei monti Ripei. Al nord della sezione orientale del Ponto appare il nome di Meotides paludes, ma la costa è quivi assai regolare, e non dà alcun indizio di addentramento marittimo.
Il Naperfida, ITpanis e il Tanae sono, col Danubius i soli fiumi d’Europa accennati con nomi particolari: ma sono abbastanza riconoscibili altri fiumi, quali l’Elba, il Reno, la Loire, la Garonne, l’Ebro.
Nell’Asia trovo specialmente a notare la Palestina, che vi occupa uno spazio immensamente maggiore del vero. Le tribù di Ruben e di Gad e la mezza tribù di Manasse (dimidia tribu Manase) sono segnate esattamente all’est del Giordano (o, meglio, del mar Morto), ma vi si trova pure erroneamente la Philestea (paese dei Filistei). Ad occidente sono le altre tribù, a meno delle tre di Giuda, di Beniamino e di Simeone. La città di Hierusalem è posta erroneamente sulle rive stesse del Mediterraneo: anco più erronea la situazione di Betleem e di una seconda tribù di Neptalim (Naphtali) sulle rive del Nilo.
Dai monti dell’Armenia, coronati dall’Arca di Noè, scaturiscono due grandi fiumi (sicuramente l’Eufrate ed il Tigri), i quali scorrono da settentrione a mezzodì, confluiscono al disotto della città di Babilonia circondata da mura e da torri merlate, e si gettano uniti, non già nel golfo Persico, sibbene in un lago interno del paese degli Ammoniti. Ma un terzo fiume, ad oriente e parallelo ai precedenti, bagna la Mesopotamia ed i Chaldei, e sbocca nella estremità occidentale di un golfo aperto liberamente nella direzione opposta, e nel quale si scorge il golfo Persico.
A mezzogiorno di questo golfo, e parallelamente ad esso, si estende il Mar Rosso, diviso in due parti da un istmo solido, con cui pare che l’autore della carta abbia voluto alludere al miracoloso passaggio degli Israeliti.
L’Arabia si mostra divisa in due parti dal golfo Persico: l’una, detta Arabia deserta, è tra questo golfo ed il mar Bosso; l’altra, che porta il nome di Arabia Eodemon, si estende ad oriente del golfo Persico, e tocca alla Persia ed alla Caldea.
Alle estremità orientali della Terra sono segnate l’India colle sue 44 nazioni: «India, in qua sunt gentes XLIIII»; l’isola Taprobanen (Ceylon), la quale ha 10 città e abbonda di ogni sorta di prodotti. Il Tison (Phison del Genesi) si getta direttamente nell’Oceano, e probabilmente corrisponde al Gange.
Alla estremità nord-est dell’Asia si vede disegnato un leone maestoso colla nota: «hic abundant leones»; al nord di questa figura si legge: «Gentes XLIII (ad) Boream».
Nell’Oceano settentrionale una grande isola, allungata da occidente ad oriente, porta dall’una parte il nome di Islano, dall’altra quello di Sensefimius: col primo di questi nomi il cartografo volle forse accennare all’Islanda, da poco tempo scoperta.
Poco estesa da settentrione a mezzodì, l’Africa si allunga straordinariamente dall’ovest all’est, sino alla longitudine assegnata nella carta a Taprobane; e termina ad oriente con una montagna, a lato della quale si legge: «hic dicitur esse mons semper ardens» (forse il Theon Ochema del cartaginese Annone).
Il Nilo è rappresentato da due fiumi assolutamente distinti e diretti in senso contrario. Il meridionale, detto Nilu, scorre da occidente ad oriente, uscendo dal paese che l’autore chiama Libia Aethiopum; percorre dei paesi popolati da Etiopi nomadi (hic oberrant Ethiopes); attraversa una seconda Libia Aethiopum, popolata da nazioni barbare, quindi i deserti della Etiopia «Ethiopica deserta» e termina in un lago che si trova nell’Egitto superiore (Egiptus superior).
Il secondo Nilo incomincia poco lungi da questo lago, scorre da oriente ad occidente, forma l’isola Meroe, bagna l’Egitto inferiore (Egiptus inferior), e la città di Alessandria, e gettasi, per tre rami, nel Mediterraneo.
E molte altre cose singolarissime e geograficamente assurde si potrebbero avvertire in questa e nelle altre parti della carta anglo-sassone; ma basti il sin qui detto per far vedere in quali meschine condizioni si trovassero, in quei tempi, la geografia e la cartografia presso i popoli dell’Occidente europeo.