Spirto d'un solo vento

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Spirto d’un solo vento Intestazione 28 luglio 2023 75% Da definire

Pitti, albergo de' Regi Sopra alcune vittorie delle galere di Toscana
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


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LXVI

ALLA SERENISSIMA

MADDALENA

ARCIDUCHESSA D’AUSTRIA, E GRAN DUCHESSA
DI TOSCANA.

Spirto d’un solo vento
     L’alma d’ogni nocchier non riconsola,
     Nè mai suol far contento
     Il cor d’ogni uomo una vaghezza sola.
     5Chi verso l’ôr, che rapido sen vola,
     Insidïoso tesse ingorda rete;
     Chi varca monti peregrino, e prati;
     E chi de’ fonti di Ciprigna ha sete.
     I Re grandi e scettrati
     10Lungi fuggir da Lete,
     Abbominevol rio,
     Hanno acceso nel cor sempre il desio.
Verace suon rimbomba
     Del Macedone fier, che sul Sigeo
     15Bramò l’inclita tromba
     Del germe invitto del real Peleo.
     Dall’altra parte il buon cantor Febeo
     De’ più sublimi le ginocchia abbraccia,
     E quindi alle procelle, onde sovente
     20Quasi l’assorbe il mar, scampo procaccia.
     Degno è, che sia dolente
     Chi per viltate agghiaccia,
     E per giusto gioire
     Non arma di gran fiamme il suo desire.
25A me per certo addita
     Euterpe d’Austria la maggiore altezza;
     Ma l’arena infinita
     Porsi a contar sul lido è gran sciocchezza;
     Per te, nuova d’Italia alta chiarezza,
     30E dell’Etrusco regno alma Reina,
     Tessendo inno di gloria a tua corona,
     Rassembrerà mia cetra onda marina,
     Che pria cheta risuona
     Sulla piaggia vicina,
     35Poi rimbomba, poi scote
     Le salde navi, e i monti aspra percote.
Odio l’ignobil detto,
     Ch’ombra cosparge al femminil splendore,
     Quasi non chiuda in petto,
     40Per opre eccelse anch’ei sommo valore,
     Già non imprime l’orma in quest’errore
     Della nobil Polonia il grand’Impero,
     Nè ce l’imprime il fortunato Mondo
     Sotto lo scettro del Monarca Ibero:
     45L’uno e l’altro giocondo
     Per lo splendore altero
     Di due regie sorelle
     Nel cielo d’Austria a rimirar due stelle.
Ma chi legno veloce
     50Oggi mi spalma, e veleggiar m’insegna,
     Sicchè a tua cara foce
     In brevissimo tempo, Arno, men vegna?
     Qui splende Cosmo in bella sede, e regna
     Volgendo di Saturno aurea stagione,
     55Ed a lui di dolcezze alme infinite
     Porge alta Donna singolar cagione.

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     Di quest’onda Anfitrite,
     Di quest’aria Giunone,
     È cotal genitrice,
     60Che quasi Berecintia è men felice.
Ecco a terra, e mal viva
     L’iniqua fama, che per modi indegni
     Impoverire ardiva
     Del più bel pregio i femminili ingegni.
     65Non san costor, che se ne’ Frigii regni
     Era da que’ guerrier Cassandra intesa,
     Non piangeva Asia in grave duol sommersa,
     Nè cadea Troja nelle fiamme accesa?
     Ma la ria turba avversa
     70In sì gentil contesa
     Vo’ saettar con strali,
     Che di forza in ferir non hanno eguali.
Chi mosse in campo forte,
     Unica speme di Betulia afflitta,
     75E chi difesa e scampo
     Fu del Popolo Ebreo, salvo Juditta?
     Ella col senno e colla destra invitta,
     Che ’l fosco obblío da saettar non hanno
     Disprezzando l’acciar d’empia falange,
     80Troncò la testa al Persïan tiranno:
     Allor di là dal Gange
     Corser voci d’affanno;
     E flebili dolori,
     Ma fioriro in Sïon palme ed allori.
85O bella Clio, se intendi
     D’antico tuo fedel voce dimessa,
     Di nuovo l’arco tendi,
     E sia il quadrel della faretra istessa,
     Nel tempo rio che al fiero Aman concessa
     90Fu per troncarsi ad Israel la vita.
Manca il resto.