Spirto che troppo di sua gloria altero
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Giuseppe Ercolani
XI1
Spirto che troppo di sua gloria altero
Minacciò l’Austro, e l’Aquilone invano,
Trasse tutto in catena il germe umano
Per vendicarsi del perduto impero;
5Ma la gran Donna a cui l’onor primiero
Serbò l’eterna onnipotente mano,
Libera nacque, e in se medesma vano
Fè il nostro fallo e l’empio altrui pensiero.
Non già che avvinta non dovesse anch’ella
10Scender tra noi, ma nol sofferse il Verbo,
Perch’ei fora men chiaro, essa men bella;
E l’Avversario nel suo esiglio acerbo
Rammentando a Maria che l’ebbe ancella,
Avrìa giusta cagion d’esser superbo.
Note
- ↑ Sopra l’Immacolata Concezione della stessa.