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Ch’al bel desìo de’ Secoli si inchina,
E ’l santo Frutto del tuo sen destina
Riparator delle terrene squadre.
5Ma tu, che offerte insolite e leggiadre
Di tua già festi alla onestà divina,
Nulla ti muovi alla comune ruina,
O al tanto sospirato onor di Madre.
Indarno Amore, e ’l gran pubblico danno
10Ti fanno guerra dispietata, e fera,
Che contra la tua fè non vale affanno:
E quale armata insuperabil schiera,
Tutti i pensieri tuoi gridando vanno:
Verginità si serbi, e il Mondo pera.
X1
Non anco avea le pene e i premi nostri
Il sommo Padre in adamante fissi,
Nè gli Empi destinava a’ ciechi abissi,
Nè i Giusti a’ luminosi empirei chiostri;
5Quaudo, o gran Donna, i bei natali vostri
Furon nell’alta eterna idea prefissi;
E fremer d’ira in lontananza udissi
Il Re superbo de’ tartarei mostri.
Che grazia ad altri non concessa poi
10Fin d’allor vi sottrasse al frutto rio
Dell’arbor tanto ingiurioso a noi;
E qual non cape in intelletto mio,
Nel gran principio de’ decreti suoi
Vi destinò sua Genitrice Iddio.
XI2
Spirto che troppo di sua gloria altero
Minacciò l’Austro, e l’Aquilone invano,
Trasse tutto in catena il germe umano
Per vendicarsi del perduto impero;