Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. III, 1920 – BEIC 1824364.djvu/149: differenze tra le versioni
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E immediatamente pigliai possesso della mia stanza da letto: feci gran vampa di fuoco: chiesi da cena, e ringraziai la provvidenza che non mi avesse fatto capitar peggio, allorché soprarrivò la carrozza d’una signora con la sua cameriera. |
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feci gran vampa di fuoco : chiesi da cena, e ringraziai la provvidenza che non mi avesse fatto capitar peggio, allorché soprarrivò la carrozza d’una signora con la sua cameriera. |
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L’ostessa, senza star molto sui convenevoli, le condusse nella mia camera, ch’era, a dir vero, la sola di tutto quell’alberghetto nella quale si potesse dormire. Ed entrando diceva loro, che non v’era nessuno, fuorché un gentiluomo inglese: ma che v’erano due buoni letti ed un altro nell’attiguo stanzino; e l’accento, con che raccomandava il letto dello stanzino, non pareva di buon augurio. Comunque fosse, l’ostessa diceva che v’erano tre persone e tre letti, e si riprometteva che il signore non avrebbe guastate le cose. Per non dar tempo a’ disegni della signora, dichiarai ch’io dal mio canto avrei fatto quel piú ch’io poteva. |
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L’ostessa, senza star molto sui convenevoli, le condusse |
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nella mia camera, ch’era, a dir vero, la sola di lutto quell’alberghetto nella quale si potesse dormire. Ed entrando diceva loro, |
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che non v’era nessuno, fuorché un gentiluomo inglese: ma che |
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v’erano due buoni letti ed un altro nell’attiguo stanzino; e l’accento, con che raccomandava il letto dello stanzino, non pareva |
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di buon augurio. Comunque fosse, l’ostessa diceva che v’erano |
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Il che non importava l’assoluta rinunzia della mia camera; anzi volli adempiere a’ doveri dell’ospitalità, e pregai la signora che s’accomodasse, e la ripregai finché accettò la sedia prossima al fuoco; ordinai doppia legna, e mi raccomandai per cena piú larga alla ostessa, e perché ci favorisse una bottiglia del suo miglior vino. |
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Il che non importava l’assoluta rinunzia della mia camera; |
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anzi volli adempiere a’ doveri dell’ospitalitá, e pregai la signora |
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piú larga alla ostessa, e perché ci favorisse una bottiglia del |
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suo miglior vino. |
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La signora, rifocillatasi appena per cinque minuti, cominciò a torcere il collo, e riguardava i due letti; e di volta in volta i suoi sguardi tornavano piú perplessi; ed io era travagliato per essa e per me, poiché in pochissimo tempo quelle sue occhiate, e il caso in sé, mi mettevano in grande pensiero. |
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La signora, rifocillatasi appena per cinque minuti, cominciò |
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a torcere il collo, e riguardava i due letti ; e di volta in volta |
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i suoi sguardi tornavano piú perplessi; ed io era travagliato per |
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essa e per me, poiché in pochissimo tempo quelle sue occhiate, |
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E l’avere a dormire in due letti d’una medesima stanza bastava ad angustiare l’anime nostre; ma la loro situazione (perché erano paralleli e divisi da sí angusto intervallo che al piú ci capiva una scranna di paglia) ci angustiava assai peggio. Inoltre, que’ letti non erano discosti dal fuoco, e lo sporto del camminetto da un lato, e dall’altro una trave massiccia, che attraversava la camera, gli appartavano in una specie di alcova assai dissonante da’ nostri pensieri. A tanti inconvenienti s’aggiungeva, purtroppo! la picciolezza de’ letti, insormontabile impedimento; talché fin anche il compenso che le due donne si |
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E l’avere a dormire in due Ietti d’una medesima stanza |
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bastava ad angustiare l’anime nostre; ma la loro situazione |
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(perché erano paralleli e divisi da si angusto intervallo che al |
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piú ci capiva una scranna di paglia) ci angustiava assai peggio. |
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Inoltre, que’ letti non erano discosti dal fuoco, e lo sporto elei |
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camminetto da un lato, e dall’altro una trave massiccia, che |
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attraversava la camera, gli appartavano in una specie di alcova |
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assai dissonante da’ nostri pensieri. A tanti inconvenienti s’aggiungeva, purtroppo! la picciolezza de’ letti, insormontabile impedimento; talché fin anche il compenso che le due donne si |