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si dovrà dire per <math>\varrho</math> e quindi anche per ''w''. Potremo dunque dire che al diminuire della lunghezza d'onda diminuisce l'energia dell'oscillatore corrispondente. Se invece di λ consideriamo ν legato a λ dalla relazione
si dovrà dire per <math>\varrho</math> e quindi anche per ''w''. Potremo dunque dire che al diminuire della lunghezza d’onda diminuisce l’energia dell’oscillatore corrispondente. Se invece di <math>\lambda</math> consideriamo <math>\nu</math> legato a <math>\lambda</math> dalla relazione


{|class="formula"
{|class="formula"
|{{§|f191|191)}}
|{{§|f191|191)}}
|<math>\lambda\, =\, \frac{q}{\nu}</math> ,
|<math>\lambda\, =\, \frac{q}{\nu}</math>,
|}
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{{No rientro}}in cui ''q'' è la velocità di propagazione dell’energia e <math>\nu</math> la ''frequenza'', o numero di vibrazioni per un secondo, possiamo dire che col crescere della frequenza diminuisce l’energia dell’oscillatore corrispondente<ref>Si preferisce in generale di ter conto della frequenza <math>\nu</math> piuttosto che della lunghezza d’onda <math>\lambda</math>, perchè quella non cambia da un mezzo ad un altro, mentre <math>\lambda</math> dipende dalle costanti del mezzo.</ref>.


Questa diminuzione avverrebbe con continuità. Ma poichè non possiamo seguirla con continuità il {{Wl|Q9021|{{Sc|Planck}}}} sostituisce una distribuzione in zone elementari in ciascuna delle quali l’energia resta costante. Queste zone elementari sono di grandezza finita e corrispondono ai campi G di cui abbiamo parlato.
in cui ''q'' è la velocità di propagazione dell'energia e ''ν'' la ''frequenza'', o numero di vibrazioni per un secondo, possiamo dure che col crescere della frequenza diminuisce l'energia dell'oscillatore corrispondente<ref>Si preferisce in generale di ter conto della frequenza ν piuttosto che della lunghezza d'onda λ, perchè quella non cambia da un mazzo ad un altro, mentre λ dipende dalle costanti del mezzo.</ref>.


Gli oscillatori contenuti in questi campi di eguale probabilità possono assorbire energia con continuità<ref>Nella prima forma della teoria il {{sc|Planck}} aveva posto che anche l’assorbimento dovesse compiersi per quanti di energia, ma nella nuova forma ha potuto introdurre l’assorbimento continuo.</ref>, ma non possono emetterla se non quando ne posseggano un numero intero di ''quanti'' elementari, e nell’emissione l’energia dell’oscillatore si riduce allo zero. Questi quanti elementari dipendono dall’ampiezza dei campi G che per gli oscillatori è data da ''h'', come s’è visto, e dalla frequenza <math>\nu</math> propria dell’oscillatore. E precisamente il ''quanto di energia'' del {{sc|Planck}} è
Questa diminuzione avverrebbe con continuità. Ma poiché non possiamo seguirla con continuità il {{Sc|Planck}} sostituisce una distribuzione in zone elementari in ciascuna delle quali l'energia resta costante. Queste zone elementari sono di grandezza finita e corrispondono ai campi G di cui abbiamo parlato.

Gli oscillatori contenuti in questi campi di eguale probabilità possono assorbire energia con continuità<ref>Nella prima forma della teoria il {{sc|Planck}} aveva posto che anche l'assorbimento dovesse compiersi per quanti di energia, ma nella nuova forma ha potuto introdurre l'assorbimento continuo.</ref>, ma non possono emetterla se non quando ne posseggano un numero intero di ''quanti'' elementari, e nell'emissione l'energia dell'oscillatore si riduce allo zero. Questi quanti elementari dipendono dall'ampiezza dei campi G che per gli oscillatori è data da ''h'', come s'è visto, e dalla frequenza ''ν'' propria dell'oscillatore. E precisamente il ''quanto di energia'' del {{sc|Planck}} è


{|class="formula"
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|{{§|f192|192)}}
|{{§|f192|192)}}
|<math>\epsilon\, =\, h\, \nu</math> .
|<math>\varepsilon\, =\, h\, \nu</math> .
|}
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