Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1915 – BEIC 1777758.djvu/61: differenze tra le versioni
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amiamo le altre cose, perché amiamo noi stessi. Queste voglie di diffondersi in altro sono, perché muoiamo in noi e cerchiamo vivere in figli o in fama, o perché cerchiamo a far bene ad altrui. E Dio si diffonde solo per bene nostro in noi, ché non può ricever bene, ma darne solo. Però dall’amor essenziale nasce Cupido in cielo, di abbondanza, che dona ad altrui bene; ed uno in terra, d’inopia, che cerca ricever beneficio ed immortalitá, onde per questo ci dá gioia. E, perché tutte le cose son buone ad altri, ad altri male, benché a sé ed a Dio ed al mondo tutte son buone, Dio, per farci conoscer qual cosa ci è buona, ci pose il segnale, ch’è la bellezza; e, per conoscere il male, puose per segnale la bruttezza.</div> |
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amiamo le altre cose, perché amiamo noi stessi. Queste voglie |
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di diffondersi in altro sono, perché muoiamo in noi e cerchiamo |
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vivere in figli o in fama, o perché cerchiamo a far bene ad altrui. |
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E Dio si diffonde solo per bene nostro in noi, ché non può rice- |
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ver bene, ma darne solo. Però dall’amor essenziale nasce Cupido |
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in cielo, di abbondanza, che dona ad altrui bene; ed uno in terra, |
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d’inopia, che cerca ricever beneficio ed immortalitá, onde per |
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questo ci dá gioia. E, perché tutte le cose son buone ad altri, ad |
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altri male, benché a sé ed a Dio ed al mondo tutte son buone, |
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Dio, per farci conoscer qual cosa ci è buona, ci pose il segnale, |
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gli rendon brutti, e tra lor belli e santi. |
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L’umiltá di cavalli e di elefanti, |
L’umiltá di cavalli e di elefanti, |
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segnal di servitú e di poco ardire, |
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fa brutta a loro, ma a noi bella vista |
fa brutta a loro, ma a noi bella vista |
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del poter nostro e ben di lor servire. |
del poter nostro e ben di lor servire. |
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L’altrui virtú al tiranno è brutta e trista. |
L’altrui virtú al tiranno è brutta e trista. |
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Che bellezza sia segno del bene che sta dentro il bello, o del |
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bene ch’ad altri può recare, o di tutta e due, come quella della |
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luce; o del bene strano, come la ferita è segno del valor del feritore. |
Che bellezza sia segno del bene che sta dentro il bello, o del bene ch’ad altri può recare, o di tutta e due, come quella della luce; o del bene strano, come la ferita è segno del valor del feritore. E però questa bellezza non è se non rispettiva, come le serpi sono belle alle serpi, a noi brutte; e gli cavalli mansueti a sé fanno |
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E però questa bellezza non è se non rispettiva, come le serpi sono |
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