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Trattato della superbia - Capitolo settimo

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Trattato della superbia - Capitolo settimo
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CAPITOLO SETTIMO.


Dove si dimostra come la superbia si possa correggere; e come è cosa malagevole.


La settima cosa che séguita ora a dire della superbia, si è della sua correzione. Dove è da sapere che questo vizio, nel quale molto agevolmente s’offende e pecca, molto malagevolmente si corregge: e ciò si dimostra per più ragioni. In [p. 225 modifica]prima, però che non si conosce agevolmente; chè quantunque l’uomo sia superbo, non gli pare essere, e però non s’ingegna di curarla: come la ’nfermità che l’uomo non conosce e nolla si crede avere, e però non cerca d’averne consiglio dal medico, né degli altri rimedi da curarla.1 Onde dice santo Agostino: Niuno è più insanabile che colui a cui pare essere sano. E Seneca dice: Imperò malagevolmente vegnamo alla salute della sanità,2 perché non conosciamo essere infermi. Onde, con ciò sia cosa che la superbia, come dice san Gregorio, sia una cechità della mente; e come dice santo Agostino: La faccia della mia mente è enfiata e non mi lascia vedere; séguita che la superbia non si possa agevolmente sanare. La seconda ragione per che la superbia si può malagevolmente curare, si è perch’ella rende l’uomo insensibile. Onde dice Seneca: In quelle infermitadi nelle quali l’uomo3 è afflitto e passionato, quanto peggio sta l’uomo, tanto meno il sente.4 E san Bernardo dice che ’l membro stupido e che non si sente, è più di lungi alla salute. La insensibilità che fa la superbia, mostra5 san Gregorio, esponendo el vangelo della conversione della Maddalena: dove dice di quel fariseo superbo che giudicava l’umiliata Maddalena,6 ch’egli avea perduto il sentimento; e però, non sentendo la sua infermità, più era di lungi alla salute. L’altra cagione per che la superbia si cura malagevolmente, si è che avvegna che l’uomo superbo alcuna volta conosca la ’nfermità della sua superbia, sì si vergogna di confessarla e di discoprirla al medico; la quale confessione è cagione e principio di salute, come dice quello savio Boezio: Se tu [p. 226 modifica]aspetti l’opera7 del medico, e’ bisogna che tu gli mostri e squopra la ’nfermità. E Seneca dice: Confessare l’uomo e’ vizi suoi, è principio di salute. È un’altra ragione per che la superbia è malagevole a curare; imperò che ’l rimedio l’è nocimento, e la medicina l’è tôsco. Onde, quanto l’uomo ha più bontà e più senno, tanto spesse volte più ne sale in superbia; come mostra la Chiosa sopra quella parola8 che Cristo disse a’ Farisei: Si caeci essetis, non haberetis peccatum. E san Gregorio dice, che ’l celestiale medico non ragguarda con l’occhio della sua piatà coloro che sono infermi, e peggiorano della medicina per la quale doverrebbono megliorare.

Note

  1. Ediz. 95 e 85 (salvo le varietà ortografiche): come l'huomo che ha la infirmità e non si crede haverla, non cerca d'havere i consiglio del medico et gli altri rimedii per curarla.
  2. Più semplicemente il nostro: alla sanità.
  3. Nel Manoscritto: Mentre che l'uomo.
  4. Ivi: si sente.
  5. Ediz. 95 e 85: la superbia nostra, il mostra.
  6. Nel Testo a penna: l'umiltà della Maddalena.
  7. Le stampe del primo secolo e de Salviati: il riparo; e alla fine del periodo: la ferita. Varità non precedenti, come gli esperti veggono, dal senno degli autori, ma dall'occhio de' copisti.
  8. Tra le molte divergente del Testo dalle più lodate edizioni, questa, che non accettammo, e più particolarmente da avvertirsi: tanto più spesso è tentato di superbia, come si dimostra in quella parola ec.