Signorine/Dove avete trovato, mio caro, vostra moglie?
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DOVE AVETE TROVATO, MIO CARO,
VOSTRA MOGLIE?
La signora Maria disse due volte al bimbo:
– Voglio che tu stia con noi.
Ma Mr. Walter disse: – Lasciatelo andare.
La signora Maria disse a Mr. Walter:
– Perchè? Voi potete parlare liberamente. Il bimbo non intende che quelle parole d’inglese che voi gli avete insegnato. Soltanto rimanete calmo. Vi prego.
Ma il bimbo si allontanò. Mr. Walter lo rincorse con grida festose, lo prese, ma il bimbo si divincolò: – Lulù, Lulù – disse Mr. Walter con quel poco d’italiano che sapeva, – eravamo così grandi amici prima, e adesso ami me non più?
Lulù non rispose e si allontanò da lui.
— Perchè sei sgarbato col signor Walter, Lulù? – disse la mamma.
Lulù non rispose e si allontanò.
La signora chinò la testa.
Mr. Walter attese che il bimbo fosse lontano e disse: – Volete me uccidere mio buon amico, vostro inutile, piccolo marito?
Così disse Mr. Walter a Maria.
Essi camminavano per un sentiero di campagna, lungo, dritto, chiuso da due alte siepi.
⁂
Ricordate il tempo della guerra, quando la bandiera stellata dell’America sventolò sull’Italia? Molte cose sono successe d’allora in poi: e quel tempo vicino sembra così lontano! Eppure il fatto avvenne! Dove sventolò la Red Cross americana, apparve una casa pulita, con pavimenti lucidi, con gente pulita, solerte, gente dell’altro mondo; e questa meraviglia si manifestò anche nelle nostre città, più inguaribilmente sudicie. In una delle quali città, sperduta giù in fondo all’Italia, viveva felice il dottor X. Egli era molto giovane per la sua grande dottrina, in virtù della quale era stato mandato in quella città a dirigere gli scavi archeologici, essendo quella una delle nostre regioni più ricche di cocci. Ci venne con la sua signora, signora Maria, che meravigliò tutta la città. E poco dopo nacque Lulù, soltanto Lulù come fanno le signore; e non tanti marmocchi come fanno le pacchiane laggiù. La casa che il dottore abitava, era forse la sola coi vetri lucidi, il pavimento cerato, le confortevoli poltrone dove si prendeva il tè, servito da una cameriera pulita. Questo era merito della signora Maria. Attorno alla casetta c’era un grande giardino pulito, con le api che facevano il miele rosato per Lulù e per il tè. E questo era anche merito del dottor X. Per queste ragioni, non soltanto egli era chiamato l’uomo felice, ma era veramente felice.
La guerra aveva sorpreso il dottor X in mezzo alla sua felicità. E quando Mr. Walter sbarcò dall’America in quella città col suo automobile lucente, con la sua Red Cross, con le pieghe intatte alla sua lucente montura, il dottor X – che non andava alla guerra – credette di giovare alla patria offrendo a Mr. Walter il tè nella sua casa pulita, affinchè l’ospite straniero meno sentisse, meno vedesse, meno schernisse lo squallore di quella povera città.
Chè se il dottor X conosceva a perfezione il greco, la signora Maria parlava correntemente l’inglese, e perciò era la sola persona che in quella città avesse potuto aiutare Mr. Walter nell’organizzazione della Croce Rossa. Vi era bensì il professore di lingua inglese nel R. Istituto tecnico, ma questo signore parlava soltanto il puro scozzese, e perciò non s’intese con Mr. Walter, che parlava l’inglese d’America.
Ma Mr. Walter non ischernì affatto: trovò, anzi tutto piacevole, tutto interessante; le capre, i maialetti, i ciucciarielli, che vanno a spasso per le vie, le donne che si pettinano a vicenda per le vie; e avendo viaggiato molto, paragonò queste cose con un villaggio dei Chirghissi, o con un paese del sud Africa. Era un allegro compagno Mr. Walter, e in breve divennero tutti amici e quasi felici. Felice certo era lui. Mr. Walter era quasi gigantesco, e con gran terrore del dottor X, sollevava Lulù sul palmo della mano sino a toccare il soffitto.
Molto piacevano a Mr. Walter i cocci del dottore, molto gli piaceva il dottore, un uomo così inutile che faceva scavi in una miniera di cocci. Lui, in America, aveva una miniera di carbone. Molto gli piacque un arco romano con tutti quei romani in pijamas, cioè in toga. E siccome tutti i romani erano senza naso, in quanto servivano da immemorabile tempo di bersaglio alli guaglioncelli, così Mr. Walter trovò naturale la proposta di far comperare quell’arco dal signor Wilson, e spedirlo in America.
Molte furono le cose sorprendenti che quei superbi isolani d’America subirono al nostro contatto; molte le cose sorprendenti che noi subimmo al loro contatto. Ma a Mr. Walter era successa la cosa più sorprendente di tutte: quella di innamorarsi di Maria.
Mr. Walter non ebbe percezione esatta di questo amore se non un giorno, che forse non è stato segnato nelle storie. Perchè Mr. Walter assicurava che il presidente, dottor Wilson, avrebbe in pochi anni messo in valore tutta l’Italia come un piccolo farmer. Invece improvvisamente un cablogramma del presidente, dottor Wilson, ordinò di ammainare tutte le bandiere stellate.
L’Italia era abbandonata dal dottor Wilson al suo destino. E perciò Mr. Walter che era sicuro di rimanere in Italia, ebbe ordine di partire immediatamente. Allora soltanto egli si accorse che non poteva lasciare l’Italia, cioè Maria. E perciò domandò a Maria la facoltà di parlare liberamente.
⁂
E così in quel giorno parlò: – Io, povero Walter, credevo, nei primi tempi che ero ospite in casa vostra, che potevo facilmente possedere vostro amore, come ho posseduto così molti amori. Voi alta, io alto, voi bella, io bello, oh, molto bello amore! Oh, Mary! Se quando vostro piccolo marito stava scavando suoi cocci nella campagna, voi avevate fatto a Walter un regalo di vostro amore, adesso tutto finito come in una piacevole commedia. Io vorrei dire a voi: «Adieu, Mary!» Voi vorreste dire a me: «farewell, Walter, buon viaggio. Au revoir.» Quando? Non importa! Io vorrei mandare saluti da America a voi, a vostro piccolo marito; regali a Lulù. Voi, vostro piccolo marito, vorreste mandare saluti a Walter. Ah, molto bella cosa! Invece non è stato come questo. Niente finito! Ogni cosa a cominciare. Perchè ho io non rubato vostro amore da voi? Voi avete amato me, Mary, dal primo giorno che avete veduto me. Ma voi allora avete detto a me: «Io ho non bisogno vostro amore perchè mio marito è bruciante.» Questo era non vero! Voi dicevate così per orgoglio, mia cara Mary! Voi avete invece bisogno mio amore; ma voi avete detto a voi stessa: «Se io faccio questo piccolo regalo di mio amore a mio buon amico Walter, dopo suo amore va tutto via!» Oh, vorrei che era stato così! Ma io, che sono così coraggioso, perchè non ho avuto il coraggio portare via per forza il regalo di vostro amore? Oggi io dovrei essere guarito e invece sono ammalato; perchè io adesso dico a voi pure: questo regalo non è più bastante! Oggi io desidero non più vostro amore, ma desidero avere tutta voi. E non per un giorno, ma per tutta eternità! Sempre! Perchè posso io non vivere lontano da voi? Senza voi io posso non ritornare America. Ma con voi io posso andare America, a Paris, a London, dove voi volete. Voi dite: «Oh, se questo fosse vero, io vorrei abbandonare mio stupido marito». Non dite no con vostra testa! Sì, sì, sì! Voi dite: «Io amo mio marito; ma io amo Walter molto più». Ma voi dite anche: «Sì, questo è vero oggi, questo sarà vero domani, questo sarà vero prossimo mese. Ma prossimo anno questo sarà vero non più! L’amore di Walter diventa allora più piccolo, e più piccolo. Io resto una povera donna, senza casa, senza nessuno. Invece mio marito, mia casa, sempre uguale!» Voi dite anche: «Walter ama me adesso perchè in questa stupida città vede la sola bella donna! Ma in New-York, in Paris, in London, Walter vede più eleganti, più belle donne, e allora ama me non più.» Voi dite anche: «Walter è più giovane che io. A trentacinque – voi dite – non si gioca il pazzo.» Vostre mani, vostra pelle, vostri denti, vostri capelli, vostra tinta sono non più così belli domani, e allora Walter ama non più. «Per mio marito invece – voi dite – io sono sempre bella.» E allora voi dite: «Io voglio dunque restare onesta moglie.» Voi ragionate così freddamente come noi americani, e fate bene. «Ah, se Walter poteva garantire eterno amore, allora sì – voi dite – io vorrei abbandonare mio marito, diventare moglie di Walter! Io vorrei buttare via mondo dietro spalle, abbandonare mio stupido marito!» Oh, povero Walter! Come posso io garantire? Se io offro voi garanzia con americano denaro (oh, no con argento italiano!) voi dite: «Se io accetto americano denaro, io divento come una cocotte, e amore di Walter va via per altra strada.» Dunque volete, Maria, me uccidere mio buon amico, vostro inutile piccolo marito? Voi dite: «Io devo parlar piano non fare Lulù sospettare, ma voi piangete! Oh, Mary!» Voi dite: «Oh, mio marito, così buono! Lui vorrebbe morire di dolore, se io lo abbandonavo.» Ma vostro marito è un farabutto. Vostro marito ha tradito vostra più bella giovinezza! Ha tenuto voi in prigione in questa miserabile città per dieci anni. Voi dite: No, no! Ma vostra bellezza dice: Sì sì! Vostro marito è stupido. Vostro marito non vuol morire di dolore! Lui piange un poco e poi comincia a scavare suoi cocci. Ma voi dite: «Io voglio essere una onesta donna per mia religione.» Ma ognuno ha veduto che io amo voi e voi amate me. Tutta la città vede! Tutti vedono eccetto uno: vostro marito.
Disse allora Maria:
– C’è però un altro che ha visto!
– Chi?
– Lulù! Non vi siete accorto, Walter, che Lulù, che prima vi amava, non vi può più vedere?
E dopo aver dette queste parole, la donna s’incantò. Guardò avanti a sè e domandò: – Lulù? – Poi diede in un grido disperato: – Lulù! Lulù! dov’è Lulù?
Il sentiero correva diritto, ma il bimbo non si vedeva più.
Il sentiero era vuoto.
La donna allora alzò le mani, si staccò da Mr. Walter, e poi si diede a correre, e ogni tanto gridava: – Lulù!
Mr. Walter rimase lì molto sorpreso con le sue ultime parole per aria.
La donna fuggiva.
Ora Mr. Walter la guardava correre per il sentiero, e vide che lei non sapeva affatto correre. Balzava, incespicava. Ogni tanto si fermava, alzava le mani e mandava quel grido: Lulù! Poi riprendeva ancora la corsa. Ma realmente non sapeva correre. Forse era la gonna troppo stretta quella che le impediva di correre, ma comunque non sapeva correre. E nel tempo stesso una di quelle sopravesti che le donne chiamano chimono, lieve, color granata, che prima le si posava così dolcemente su la grande persona, ora svolazzava e dava alla donna un aspetto bizzarro e quasi deforme. Anche il grido disperato: «Lulù» sorprese Mr. Walter. La donna non sapeva gridare. Ora quella donna faceva pietà. Non sapeva gridare e non sapeva correre.
E allora a Mr. Walter parve di vedere quale fosse il segreto di Maria: ella era una creatura di dolcezza! Dava gioie alla vita. Ora la ricordava nella sua casa: la sua inalterabile voce d’oro! le sue movenze sempre composte! Ella non era intelligente più che le altre donne, ma aveva questa magìa, che tutte le asperità della vita, quando giungevano al contatto di lei, si placavano. Era bella? Era bella di quel suo incantesimo di dolcezza. Forse per questo Mr. Walter non aveva mai fatto ciò che aveva fatto tante volte: non aveva mai assalito Maria. Ella non diffondeva da sè eccitamento, ma come un lenimento. Ora Mr. Walter capiva perchè l’avrebbe voluta sempre con sè, non per la voluttà, ma come un cold cream profumato che dà dolcezza all’epidermide. Forse ella non amava suo marito più che non avesse amato un altro uomo. Ma suo marito l’aveva lui scoperta, l’aveva lui comperata! Era cosa sua! Fra i suoi cocci, egli aveva per caso scoperto questa pietra preziosa di donna soave che rende dolce la vita; e perciò era chiamato l’uomo felice.
⁂
Così, stranamente, ora, agli occhi di Mr. Walter si rivelava la natura del suo amore per Maria; mentre lui stava lì fermo e vedeva lei così disperatamente correre per il sentiero, e mandare quel grido che per la lontananza si faceva sempre più fievole.
Quando ella fu là dove il sentiero, salendo alquanto, sbocca nella via, egli la vide abbattersi, cadere. Il chimono svolazzante era caduto per terra sopra la gonna bianca.
Allora Mr. Walter si scosse: velocissimo, in breve saettò il sentiero e fu presso la donna. Ella gemea. Grandi lacrime le cadevano sul volto; i capelli scomposti le erano rappresi sul volto. Mr. Walter si chinò, la baciò, le baciò le lacrime, la sollevò, la sostenne come se essa non si reggesse più. Ed ella ciecamente rispondeva ai suoi baci.
– Che cosa è, che cosa è, Maria?
– Lulù, Lulù, non c’è più! Era qui un momento fa, quando voi, Walter, parlavate: qui vicino a noi. Vi ricordate che io ho detto: «Lulù, non ti allontanare!» Era a pochi passi davanti a noi. Poi è scomparso. Sono giunta qui in fondo: guardate la strada a destra, e a sinistra: non c’è. La strada è deserta. Un bambino piccino si deve vedere. Nessuno! Nei campi, nessuno. Ho chiamato, nessuno! Gli zingari, Walter!
Aveva gli occhi smarriti.
– Ma dove sono gli zingari?
– Non so.
Avete voi veduti gli zingari?
– Non so.
– Siate calma. Maria – disse Walter, – Lulù deve essere poco lontano.
Anche Walter chiamò con la sua gran voce: – Lulù, Lulù!
Stette a sentire, finchè l’eco della sua voce si spense, se alcuna voce rispondesse. Rispose il silenzio dolce della sera. Come uno scroscio di lacrime cadde dagli occhi di Maria.
Walter le prese la mano, che essa gli abbandonò. Era madida e fredda. La baciò a lungo; la baciò su la fronte. – Sedete giù qui, Maria, – disse, – ora io sono andando.
Walter percorse, di corsa, ancora indietro tutto il sentiero; saltò le siepi, giunse a un casolare, trovò una vecchia e domandò se avesse visto un bimbo. Non aveva visto niente. Ritornò da Maria. Non potè fare a meno di dire anche lui:
– È curioso!
Lei ripeteva come smemorata, sotto una fatalità, quella parola: – Gli zingari!
– Ma ci sono nessuni zingari!
Allora Walter fu sorpreso dal sole che col suo disco affondava dietro la linea della pianura.
Era alto il sole poco fa.
– Maria – disse – siate sicura: Lulù ha tornato casa. Andiamo via.
– No, no, – esclamò Maria con terrore – a casa non torno.
Voi siete pazza. Maria!
– Sto qui.
– Venite lungo! – E le fece dolce violenza.
La condusse al casolare.
– Attendete qui. Io sono andando. Aspettate.
⁂
La città non era lontana. La villetta del dottore era appena entro le mura. Walter vi penetrò. Nello studio a pianterreno c’era il dottore al suo tavolo; e presso di lui Lulù, tranquillissimo.
– E tu, e tu? – disse Walter.
– Ma voi che avete, Walter? – disse il dottore.
Il cuore gli scoppiava. Ansimava.
– Voi avete corso, Walter!
– Un poco.
– Permettete, Walter.
E il dottore tolse da uno scaffaletto un bicchierino, e versò un poco di rosolio.
– E perchè avete corso tanto, Walter?
– Ma questo bimbo, come è che esso è qui? – disse Mr. Walter appena potè parlare.
È da una mezz’oretta che è qui. Me lo sono visto arrivare; anzi sono rimasto sorpreso. «E la mamma? e il signor Walter?» Crede lei che io sia riuscito a cavargli una parola di bocca? «Io non vado più a spasso con la mamma.» «Ma perchè?»» «Perchè non vado più a spasso con la mamma.» «Perchè?» «Perchè voglio, voglio stare sempre con te»; e mi si è messo qui come lei vede, e non lo posso levare da qui. Un bel tipo, sa! E Maria?
– Un piccolo storcimento a un piede.
– Oh!
– Niente serio.
– Quei benedetti tacchi. Eppure è così alta che ne potrebbe farne a meno.
⁂
Il dì seguente Walter partiva con tutte le sue valigie americane, con la sua grande automobile americana; e, pur troppo, con tutte le nostre speranze americane. Il dottore e Walter ne ragionavano nello studio a pianterreno.
– Questo nostro povero paese – diceva il dottore – spera nella Germania, spera nella Francia, spera nell’America... spera nel diavolo che lo porti! Ah, un povero paese, caro Walter!
– Il più grande paese nel mondo – disse Mr. Walter. – Io voglio andare dire questo al presidente Wilson, che non conosce bene vostro grande paese.
– Sì lo so, grande paese; ma non conta niente.
– Dove avete trovato, mio caro, vostra moglie? – domandò a un tratto Mr. Walter.
– In Italia, – rispose il dottore molto sorpreso.
– Ah!... il più grande paese nel mondo!
⁂
Walter volle baciare tutti: baciò il dottore, e domandò il permesso di baciare Maria. Baciò in ultimo Lulù. Ma Lulù non volle.
– Perchè?
– Perchè sei cattivo.
– Io cattivo?
– Oh, Lulù! Ma perchè? – disse il babbo.
Lulù non mutava quelle parole: «perchè sei cattivo».
– Lulù – disse Walter – appena arrivo a America, ti manderò il pappagallo.
– Il pappagallo sei tu...
⁂
— Mrs. Mrs. Mary, non avete voi una sorella come voi? – E queste furono le ultime parole di Mr. Walter.