Parte terza - Moscio

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Parte terza - Bione Parte terza - Apollonio da Rodi
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MOSCIO


IL RITORNO

Come sorge ridente
     Ogni alba della state,
     Così ridenti sorgono
     4De’ Numi tutt’i dì.

Non così all’uom che vive
     In questa terra, dove,
     Negra serpe, sta sempre
     8Il duolo appo ’l piacer.

L’un dell’altro lontani,
     Ora ne giugne un Nume:
     Diamo alla gioja, amici,
     12Sì fortunato dì!


IL GUERRIERO ED IL POETA

Il Guerriero

Marita all’arpa molle
     La tua femminea voce,
     E cattiva le turbe,
     4Che d’intorno ti stan.

Ed io coll’arco in mano
     Scalerò l’alto monte,
     E fra balze e dirupi
     8La capra seguirò.

Cosi m’appresto all’armi
     Ed alle fere zuffe,
     Se un dì coprir col petto
     12Fia d’uopo il patrio suol:

Se di salvar fia d’uopo
     Il Re, la sposa, i figli,
     I tempj degli Dei
     16Degli avi miei l’avel.

Il Poeta

In suol, di sangue intriso,
     Nasce ’l caduco lauro;
     L’onde sacre del Vate
     20Lo rendono immortal:
     Onde del pari ei cinge
     Ambo le regie fronti
     Del nobile Guerriero,
     Del nobile Cantor.

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LA DONZELLA ALLA ROSA

Simile alle pudiche
     Guancie tu di Ciprigna,
     Quando prima al consesso
     4De’ Numi comparì;

Tu, che in te sola unisci
     Il suo splendore e il pianto,
     Tu, che all’immagin sua
     8La bell’Alba creò!

Dopo sì lunga assenza
     Qui ritorna, mio bene:
     Lungo duol, d’ogni rosa
     12Le mie guancie spogliò.

Qui, sott’all’ombra tua,
     Ricever io lo voglio:
     Me presso a te veggendo,
     16Forse egli gemerà.

La beltade perduta
     Non ad altrui vergogna
     Io chiedo no, la bramo
     20Per bella a lui parer.

Ma, se non è qual era?...
     Tremo al pensarlo!... Rosa,
     O moriam, pria che giunga
     24Così crudel dolor!


LE VILLANELLE A DIANA

Te salutiamo, o Dea,
     Che con rapido passo
     Or varchi il colle alpestre,
     4Ora l’ombroso pian.

Alle spalle ti suona
     Il turcasso ripieno;
     Sceltovi strale acuto,
     8Tu stendi l’arco d’or.

Ora atterri il cinghiale
     Dalle tremende zanne,
     Ora l’ingordo lupo,
     12Ebbro di sangue ognor.

Dalla caduta loro
     Tutto il piano rintrona,
     E fan cogli urli estremi
     16La selva rimbombar.

Trepidante frattanto
     Vien timida cervetta:
     Tu l’accarezzi, ed ella
     20Lambe tua bianca man.

E accanto al fido cane
     Sin a Delfi ti segue.
     Là tu l’arco sospendi
     24Del tempio al limitar.

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Tu colle Muse lieta
     Vaga danza incominci,
     Della lira fraterna
     28All’armonioso suon.

Dalle cime celesti
     Te vagheggia Latona,
     E gli occhi dalla prole
     32Rimuovere non può.

Si festeggia il tuo nome
     Oggi di là del bosco,
     O siaci tu propizia
     36Nel lungo traversar!


L’USIGNUOLO ALLA ROSA

Mentre fiammeggia l’astro,
     Sonno pietoso i lumi
     Chiudemi, acciò non vegga
     4Dell’uom l’atrocità.

Ma se splendido sorge
     L’almo Sole notturno,
     Svegliomi ed abbellisco
     8Tuoi sogni col cantar.

Al cantar mio schiudesti
     I tuoi tesori, o rosa,
     E nel dischiuso calice
     12Svelasti tua beltà.

Sin che tu vivi, o rosa,
     I miei canti, cui meta
     Sola tu sei, idol mio,
     16Risuonano per te.

Ma, qual alato serpe,
     Veggio lo struggitore
     Tempo con ratto passo
     20Che viene da lontan.

Per difenderti, è vano
     Ogni mio sforzo, e fuggo
     Ad altro suol, piangendo
     24Mio ben, che più non è.

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INVITO ALLA GIOJA

L’ora che’l ciel propizio
     Ne dà, godiamla, o amici
     Or che quelle fuggiro,
     44Chi sa s’altre verran?

Qual lor avo Saturno
     Esse hanno tutte l’ali,
     Alla preghiera sorde,
     88Indomite al poter.

Tengonsi esse per mano,
     E più pronte del lampo
     Fuggon dietro alle nostre
     1212Spalle, bizzarro stuol!

L’una fa cenno a vecchio
     Già di vivere sazio,
     L’altra a lieta, briosa,
     1616Giovinetta beltà.

Sol il presente è nostro:
     È l’avvenir avvolto
     In veli, che finora
     2020Nul vate sollevò.

In fiorita vallea
     Allo spuntar del sole
     Sollazzavasi torma
     2424Di vivaci fanciul:

Quando sorse di terra
     Spettro, che ’l sol velava,
     Ed, afferratone uno,
     2828Sotterra rïentrò.


LE COMPAGNE AD EUDORA

Fin che purpurea rosa
     Fiorìa ne’ campi lieti,
     E fin che in seno al bosco
     4Cantava l’usignuol,

Anche tu, o dolce Eudora,
     Della rosa rivale,
     Rival dell’usignuolo,
     8Rimanevi quaggiù.

Ma appassita la rosa
     E l’usignuol fuggito,
     Di più felice vita
     12Tu pur volasti in sen.

Come le pastorelle,
     Arido il suol veggendo,
     Si dicono gemendo:
     16«Spariro i nostri fior!»

Così le tue compagne,
     La tomba tua veggendo,
     Diran fra lor piangendo:
     20«Eudora non è più!»

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LAMENTO D’UNA MADRE

M’abbandonasti, o figlia,
     Sola per te son io,
     Da che moristi, io sono
     4In suol straniero a me!

Fa che la Parca tronchi
     Di mia vita lo stame,
     Fa che ’l destin mi chiami
     8Senz’indugiar a te!

A me nojoso è il sole,
     Che ’l mio dolor rischiara;
     Mi soffoca quell’aura,
     12Che rinfrescar mi vuol.

Non avrò mai riposo,
     Cor mio, da te lontana:
     Ah, che non posso io teco
     16Me viva sotterrar!