Saggi poetici (Kulmann)/Parte terza/Moscio
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MOSCIO
IL RITORNO
Come sorge ridente
Ogni alba della state,
Così ridenti sorgono
4De’ Numi tutt’i dì.
Non così all’uom che vive
In questa terra, dove,
Negra serpe, sta sempre
8Il duolo appo ’l piacer.
L’un dell’altro lontani,
Ora ne giugne un Nume:
Diamo alla gioja, amici,
12Sì fortunato dì!
IL GUERRIERO ED IL POETA
Il Guerriero
Marita all’arpa molle
La tua femminea voce,
E cattiva le turbe,
4Che d’intorno ti stan.
Ed io coll’arco in mano
Scalerò l’alto monte,
E fra balze e dirupi
8La capra seguirò.
Cosi m’appresto all’armi
Ed alle fere zuffe,
Se un dì coprir col petto
12Fia d’uopo il patrio suol:
Se di salvar fia d’uopo
Il Re, la sposa, i figli,
I tempj degli Dei
16Degli avi miei l’avel.
Il Poeta
In suol, di sangue intriso,
Nasce ’l caduco lauro;
L’onde sacre del Vate
20Lo rendono immortal:
Onde del pari ei cinge
Ambo le regie fronti
Del nobile Guerriero,
Del nobile Cantor.
LA DONZELLA ALLA ROSA
Simile alle pudiche
Guancie tu di Ciprigna,
Quando prima al consesso
4De’ Numi comparì;
Tu, che in te sola unisci
Il suo splendore e il pianto,
Tu, che all’immagin sua
8La bell’Alba creò!
Dopo sì lunga assenza
Qui ritorna, mio bene:
Lungo duol, d’ogni rosa
12Le mie guancie spogliò.
Qui, sott’all’ombra tua,
Ricever io lo voglio:
Me presso a te veggendo,
16Forse egli gemerà.
La beltade perduta
Non ad altrui vergogna
Io chiedo no, la bramo
20Per bella a lui parer.
Ma, se non è qual era?...
Tremo al pensarlo!... Rosa,
O moriam, pria che giunga
24Così crudel dolor!
LE VILLANELLE A DIANA
Te salutiamo, o Dea,
Che con rapido passo
Or varchi il colle alpestre,
4Ora l’ombroso pian.
Alle spalle ti suona
Il turcasso ripieno;
Sceltovi strale acuto,
8Tu stendi l’arco d’or.
Ora atterri il cinghiale
Dalle tremende zanne,
Ora l’ingordo lupo,
12Ebbro di sangue ognor.
Dalla caduta loro
Tutto il piano rintrona,
E fan cogli urli estremi
16La selva rimbombar.
Trepidante frattanto
Vien timida cervetta:
Tu l’accarezzi, ed ella
20Lambe tua bianca man.
E accanto al fido cane
Sin a Delfi ti segue.
Là tu l’arco sospendi
24Del tempio al limitar.
Tu colle Muse lieta
Vaga danza incominci,
Della lira fraterna
28All’armonioso suon.
Dalle cime celesti
Te vagheggia Latona,
E gli occhi dalla prole
32Rimuovere non può.
Si festeggia il tuo nome
Oggi di là del bosco,
O siaci tu propizia
36Nel lungo traversar!
L’USIGNUOLO ALLA ROSA
Mentre fiammeggia l’astro,
Sonno pietoso i lumi
Chiudemi, acciò non vegga
4Dell’uom l’atrocità.
Ma se splendido sorge
L’almo Sole notturno,
Svegliomi ed abbellisco
8Tuoi sogni col cantar.
Al cantar mio schiudesti
I tuoi tesori, o rosa,
E nel dischiuso calice
12Svelasti tua beltà.
Sin che tu vivi, o rosa,
I miei canti, cui meta
Sola tu sei, idol mio,
16Risuonano per te.
Ma, qual alato serpe,
Veggio lo struggitore
Tempo con ratto passo
20Che viene da lontan.
Per difenderti, è vano
Ogni mio sforzo, e fuggo
Ad altro suol, piangendo
24Mio ben, che più non è.
INVITO ALLA GIOJA
L’ora che’l ciel propizio
Ne dà, godiamla, o amici
Or che quelle fuggiro,
44Chi sa s’altre verran?
Qual lor avo Saturno
Esse hanno tutte l’ali,
Alla preghiera sorde,
88Indomite al poter.
Tengonsi esse per mano,
E più pronte del lampo
Fuggon dietro alle nostre
1212Spalle, bizzarro stuol!
L’una fa cenno a vecchio
Già di vivere sazio,
L’altra a lieta, briosa,
1616Giovinetta beltà.
Sol il presente è nostro:
È l’avvenir avvolto
In veli, che finora
2020Nul vate sollevò.
In fiorita vallea
Allo spuntar del sole
Sollazzavasi torma
2424Di vivaci fanciul:
Quando sorse di terra
Spettro, che ’l sol velava,
Ed, afferratone uno,
2828Sotterra rïentrò.
LE COMPAGNE AD EUDORA
Fin che purpurea rosa
Fiorìa ne’ campi lieti,
E fin che in seno al bosco
4Cantava l’usignuol,
Anche tu, o dolce Eudora,
Della rosa rivale,
Rival dell’usignuolo,
8Rimanevi quaggiù.
Ma appassita la rosa
E l’usignuol fuggito,
Di più felice vita
12Tu pur volasti in sen.
Come le pastorelle,
Arido il suol veggendo,
Si dicono gemendo:
16«Spariro i nostri fior!»
Così le tue compagne,
La tomba tua veggendo,
Diran fra lor piangendo:
20«Eudora non è più!»
LAMENTO D’UNA MADRE
M’abbandonasti, o figlia,
Sola per te son io,
Da che moristi, io sono
4In suol straniero a me!
Fa che la Parca tronchi
Di mia vita lo stame,
Fa che ’l destin mi chiami
8Senz’indugiar a te!
A me nojoso è il sole,
Che ’l mio dolor rischiara;
Mi soffoca quell’aura,
12Che rinfrescar mi vuol.
Non avrò mai riposo,
Cor mio, da te lontana:
Ah, che non posso io teco
16Me viva sotterrar!